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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

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Enciclopedia del cinema in Piemonte è un sito web consultabile gratuitamente dedicato alla catalogazione di tutta l'attività cinematografica e televisiva realizzata a Torino e in Piemonte dal 1900 ad oggi

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Il cinema, l'immigrazione e la fabbrica

In Che cosa sono le nuvole, Pier Paolo Pasolini immagina i suoi personaggi sottoproletari ingenui e sognatori di fronte alla prospettiva di andare a lavorare nella lontana Torino. E in effetti Torino, che tra il 1950 e il 1960 raddoppia la sua popolazione proprio per il grande afflusso di immigrati dalle campagne e dal Sud Italia, è stata per quasi mezzo secolo la città industriale per eccellenza, il luogo dove si emigrava dal Meridione e dalle campagne per trovare lavoro nelle grandi fabbriche; e, contemporaneamente, il luogo in cui si sono maggiormente avvertite le tensioni sociali, dove scioperi e manifestazioni hanno spesso preso il via per influenzare profondamente la vita politica, sociale e culturale italiana. Il cinema ha colto in più occasioni questo momento, dimostrando approcci e attitudini diverse: in Esterina di Carlo Lizzani, uno dei primi film sull’argomento, vediamo gli enormi cantieri che trasformano il volto della città; in Scioperi a Torino di Paolo Gobetti si seguono - lontano dalle forme stereotipate del documentario tradizionale - i primi passi di una nuova stagione di lotte operaie; in Trevico-Torino Viaggio nel Fiat-Nam (1972) di Ettore Scola si racconta la presa di coscienza di un giovanissimo meridionale venuto a lavorare in FIAT; dell’organizzazione operaia clandestina in epoca fascista parla Il sospetto di Francesco Maselli (1975), che mostra le divisioni interne alla sinistra e nell’ambito dello stesso Partito comunista; molti anni dopo, in Così ridevano di Gianni Amelio (1998) assistiamo a un dramma familiare sullo sfondo dell’immigrazione di massa. Ma la città operaia e industriale è un soggetto che si presta anche alla satira: quella amara di I compagni di Mario Monicelli, quella surreale di Omicron di Ugo Gregoretti (1963), qualche anno più tardi quella più corriva di Mimì metallurgico di Lina Wertmüller.
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