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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Persone



CINEGRAF

1.1.  Anno di costituzione. 1920.
1.2.  Forma organizzativa. 1920: società di fatto. 1921: società in nome collettivo
1.2.1 Capitale. 1920: 100.000 lire. 1921: 1.000.000.
1.3.1 Soci. Oreste Dova, 333.000 lire; Romolo Galliano, 333.000; Alberto “Salvi” Salvini, 333.000.
1.4.1 Sede amministrativa. Galleria Subalpina; via San Francesco da Paola 14.
1.4.2 Sede operativa. Via Romani 17.
1.5 Anno di chiusura. 1921.
 
2.1.1 Personale direttivo. Gestore: Alberto Salvini.
2.1.2 Personale artistico. Regia: Alberto Francis Bertone, Giuseppe Guarino, Alberto Salvini, Paolo Trinchera,  Carlo Zangarini.
Soggetti: Alberto Francis Bertone, Alberto Salvini, Carlo Zangarini.
Sceneggiature: Alberto Francis Bertone, Camillo Bruto Bonzi
2.1.3 Personale tecnico. Fotografia: Matteo Barale, Silvio Cavazzoni, Eduardo Piermattei, Giuseppe Sesia.  
2.2.1 Produzione a soggetto. 7 film.
 
3.1 Vicende storiche. Il caso della Cinegraf costituisce un drammatico esempio delle condizioni del cinema italiano nei primi anni del dopoguerra su cui è bene soffermarsi. Le cronache della stampa professionale, intonate a lodi fuori di misura fino al crollo della società e poi incapaci sia di autocritica per la mancanza di informazioni precedenti che di analisi dei retroscena, dimostrano il mediocre livello dei giornali e dei loro redattori, incapaci – o riluttanti –  a comprendere ciò che stava dietro all’agire dei dirigenti della Cinegraf: per conoscere la storia della società conviene attenersi ai dati del procedimento fallimentare, che comunque non riuscirà a fare piena luce.
La Cinegraf viene fondata il 2 maggio 1920 come società di fatto con capitale di 100.000 lire e sede in Galleria Subalpina, ma nonostante che i lavori siano accompagnati da una notevole campagna pubblicitaria e portino alla commercializzazione di un film, Il mostro, viene posta in liquidazione già l’8 agosto. L’anno successivo, il 10 maggio 1921, la Cinegraf viene trasformata in società in nome collettivo, con un capitale di 1.000.000, ufficialmente sottoscritto in parti uguali da tre soci, Oreste Dova, Romolo Galliano, Alberto Salvini, ma una notizia del genere avrebbe dovuto indurre a qualche dubbio: la cifra è assolutamente anomala per una snc e, in effetti, come ammetterà più tardi uno dei fondatori, Dova, al curatore fallimentare, “si trattò di un atto fasullo”. La società, guidata da Salvini, continua la propria campagna pubblicitaria distribuendo ai giornali notizie assurde, acriticamente accettate – si scrive, ad esempio, che è stata costituita a Napoli la Cinegraf Film e Cinematografi, con un capitale di due milioni! – annunciando in continuazione nuovi film in preparazione e dichiarando di assumere la rappresentanza di diverse case editrici minori: tuttavia, se all’esterno nessuno ha dubbi, è all’interno della Cinegraf che nascono sospetti e il 9 luglio  Dova abbandona la società  “dichiarando di aver già ritirato la quota parte di cose sociali a lui spettante a titolo di assegno divisionale”.
Successivamente si forma una Commissione creditori – per quanto sui giornali non compaia alcun accenno in merito alla situazione debitoria – e la situazione della Cinegraf precipita: il 24 novembre 1921, Salvini e Galliano decidono di sciogliere la società non potendo sostenere il peso crescente dei debiti e l’incalzare delle scadenze, ma il liquidatore, non potendo redigere l’inventario, stante l’irreperibilità dei titolari, sollecitato dai numerosi impegni finanziari, chiede il fallimento dell’azienda: il Tribunale accetta la richiesta il 27 dicembre e nomina curatore Paolo Alberini, che, non avendo trovato alcun bilancio, il 3 gennaio 1922 è costretto a chiedere tempo al giudice incaricato, e a sollecitare l’aiuto di un ragioniere professionista per tentare di decifrare l’intricatissimo giro di effetti. Albertini dopo l’esame dei pochi documenti contabili rintracciati – sia Salvini che Galliano sono fuggiti all’estero – trova  un attivo di 298.555,95 lire, contro passività oltre 4.000.000 di lire, ma afferma anche che la produzione cinematografica è stata solo un paravento e che i due titolari sono responsabile di un giro pauroso di acquisti non pagati, di compravendite di tutti i generi, e di giri di strozzinaggio, con numerose cambiali scontate per la metà del valore: il curatore non può entrare in merito ad affari che non riguardino direttamente i debiti della Cinegraf, ma lascia chiaramente intendere che sotto la copertura produzione e commercio cinematografico si celava molto altro. Ci si può chiedere come la Cinegraf sia riuscita a realizzare alcune pellicole, dato che durante l’inventario viene trovata solo una macchina da presa Legnani e una macchina da proiezione Parvus oltre ad alcuni pacchi di manifesti; quanto allo stabilimento di lavoro,  la società aveva acquistato dalla Milano Film il piccolo impianto di via Romani 17, che però, in mancanza del pagamento pattuito, è tornato alla vecchia proprietà il 16 febbraio 1922.
Mentre procede il lavoro del curatore per districare il viluppo degli affari della Cinegraf, si ha un primo processo in contumacia contro Salvini, latitante all’estero, concluso con una condanna a “18 mesi di reclusione per cambiali scontate e non corrisposte”. Un anno dopo Salvini e Galliano verranno arrestati ed estradati in Italia.
Albertini stende la relazione finale il 13 ottobre 1925, secondo cui non è possibile alcun riparto per i creditori e il fallimento deve essere chiuso per mancanza di attivo: il Tribunale non può che concordare.
Le drammatiche vicende della Cinegraf, dimostrano l’assoluta mancanza di scrupoli di Salvini e Galliano, ma portano anche a riflettere sull’ambiente cinematografico, e non solo: è già stata sottolineata l’assoluta mancanza di credibilità delle riviste, ma l’incapacità professionale non è stata prerogativa solo dei giornalisti: come è stato possibile che i due titolari abbiano accumulato in meno di un anno un deficit così alto? se il fallimento della Cinegraf ha portato alla liquidazione forzata diverse imprese a causa della mole degli impegni non onorati, a cosa pensavano i titolari di queste società partecipando al vorticoso giro di impegni postdatati, di acquisti e vendite, scontando cambiali a metà del valore nominale?  
 
4.1 Documentazione legale. AST-PF: 1921 / 1666. ANDT: Rogito notaio Luigi Goggia, 10 maggio 1921; Rogito notaio Luigi Goggia, 9 luglio 1921, Rogito notaio Camillo Teppati, 24 novembre 1921, 
4.3.2 Marchio. Una Mole antonelliana con una stella luminosa in cima, attraversata in diagonale dal nome della ditta costituisce il banale marchio della Cinegraf.                                                                                                                             
 
5.1 Film distribuiti. 1920 (3): Il mostro, m 1.117. La sconfitta dell’idolo, m 1.435. La 63-7157, m 1.096.
1921 (4): Il quadrifoglio d’oro, m 1.446. Il segreto della Diamond & C., m 1.423. Una signorina in lotteria, m 1.758. Tra fumi di champagne, m 1.286.
5.2 Interpreti. Carlo Aldini, Luigi Almirante, Ginetta Aymarelli, Alberto Francis Bertone, Henriette Bonard, Lucina Boni, Celio Bucchi, Angelo Buonanno, Lea Cavallotti, Guido De Rege, Franca Di Leo, Erina Galliano, Ovidio Gaveglio, Emilio Gneme, Bianca Maria Hübner, contessa Loschi, Antonio Monti, Emma Musso, Eugenio Musso, Mario Navone, Lisetta Paltrinieri, Roberto Pappalardo, Antonietta Pilotto-Terra, Alberto Salvini, Riccardo Sereno, Bianca Maria Hübner, Andrea Uccellini.




Scheda a cura di
Alberto Friedemann







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