Torino città del cinema
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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Persone



Marcella Gilardoni

Torino, 1964
Regista, sceneggiatrice
Leggere e scrivere sono le sue principali attività, fino a quando i suoi interessi la portano a frequentare corsi di recitazione, di canto e di danza. Nel 1986 realizza un cortometraggio in vhs tratto da un suo racconto, che presenta al Festival Cinema Giovani. In seguito, abbandonati gli studi di Giurisprudenza, si trasferisce a Bologna per continuare i suoi studi universitari al DAMS. Viene inoltre ammessa alla Scuola di Teatro di Bologna, allora sotto la direzione di Alessandra Galante Garrone. Dopo il conseguimento della Laurea con una Tesi di Organizzazione ed Economia dello Spettacolo, rientra a Torino, dove, con alcuni amici, fonda l’Associazione culturale Colorblind, nata con lo scopo di diffondere in Italia la conoscenza delle manifestazioni culturali degli immigrati stranieri. Cura la progettazione di diverse attività interculturali dedicate alle scuole e, in mancanza di operatori stranieri già formati, anche della formazione degli stessi. Collabora anche con altre associazioni interculturali sviluppando diversi laboratori. Inoltre partecipa alla realizzazione di vari cortometraggi con diversi ruoli, dal casting all’aiuto regia. Entra in contatto con l’associazione FERT con cui collabora per circa un anno, nel corso del quale si impegna nella segreteria organizzativa del seminario europeo EAVE/Regions Les Entrepreneurs de l’AudioVisuel Européen presso il centro di formazione di Villa Gualino. Frequenta i corsi di Programmazione neuro linguistica dell’Istituto Fedro di Roma e consegue il Master Practitioner di PNL. Nel 2004 viene ammessa al Corso di Perfezionamento Cinema della Scuola Civica di Cinema e Nuovi Media che conclude con la realizzazione di un cortometraggio, Permesso di Soggiorno di cui scrive anche il soggetto e la sceneggiatura. Nel marzo 2005 collabora con Documentary in Europe per l’organizzazione dell’evento a Bardonecchia. Nel 2007 riprende la collaborazione con la FERT. Nel 2009 partecipa con il cortometraggio Un sasso nell’acqua al film collettivo Walls and Borders.





Il punto di partenza è una frase di Frantz Fanon, lo psichiatra e filosofo martinicano a cui a Torino è stato intitolato il primo centro di etno-psichiatria italiano. Nel suo libro Peau noire, masques blancs il linguaggio assume un ruolo importante nella formazione di una coscienza e di una consapevolezza individuale, quindi esprimersi in una lingua vuole significare l’accettazione, volontaria o coercitiva, della cultura ai cui quella lingua appartiene, ivi compresi la diffidenza e il disprezzo per l’ “altro”. Mathias l’ha tradotta in fiammingo dopo essersi reso conto che era applicabile alla situazione dei Valloni con i Fiamminghi in Belgio. Kholeho l’ha tradotta in Ncosa e Serigne in Giola. Simona l’ha tradotta in inglese per raccontare quello che lei ha vissuto in Gran Bretagna; Claudia, con la mamma francese e il papà italiano, spesso ha provato la sensazione di non appartenere a nessuna cultura. Cheick è subito stato d’accordo. Mi ha detto: “Lo dico sempre ai senegalesi, un sasso nell’acqua, passassero anche cento anni, non diventa una rana”. Ben Salam l’ha trovata molto “forte” e l’ha prudentemente tradotta in arabo. Vito sa che tanti baresi arrivati a Torino hanno avuto lo stesso problema. Dario ci ricorda che gli italiani in Francia non hanno avuto sorte migliore. Così stando le cose sembra inevitabile rendersi conto che proprio i meccanismi che marcano le differenze tra di noi sono quelli che ci rivelano come profondamente e fondamentalmente tutti appartenenti ad una unica famiglia, quella umana.









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