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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Persone



Ermanno Olmi

Treviglio (Bergamo), 24 Luglio 1931
Regista.
Trasferitosi dalla Provincia di Bergamo a Milano insieme alla famiglia, già da giovanissimo desidera studiare arte drammatica e per mantenersi ai corsi trova lavoro alla Edison, dove già lavora la madre. Qui ha il compito di organizzare le attività ricreative dei dipendenti e di documentare le produzioni industriali: fonda la Sezione cinema della EdisonVolta e realizza una trentina di documentari tecnico-industriali. Nel 1959 gira il suo primo lungometraggio Il tempo si è fermato, delicato racconto del rapporto tra uno studente e il guardiano di una diga. Dopo aver fondato con alcuni amici (tra cui Tullio Kezich) la Società di produzione 22 dicembre, scrive e dirige Il posto (1961), accolto molto bene dalla critica. Due anni dopo dirige I fidanzati, seguita da E venne un uomo, biografia di Papa Giovanni XXIII. Tra il 1968 e il 1974 realizza opere come Un certo giorno, I recuperanti, Durante l'estate, La circostanza, ma è il 1977 a segnare l'anno della sua consacrazione internazionale con L'albero degli zoccoli, film recitato da attori non professionisti e in dialetto bergamasco, che vince la Palma d'Oro al Festival di Cannes. Fondatore di Ipotesi Cinema,  la scuola di cinema in cui si formano giovani autori come Francesca Archibugi, Mario Brenta, Giacomo Campiotti, Piergiorgio Gay, Maurizio Zaccaro, negli anni Ottanta torna a girare documentari per la Rai e qualche spot televisivo e firma il cortometraggio Milano (1983),  per il quale gli viene assegnato il Nastro d'Argento. Nel 1987 vince un Leone d'Argento alla Mostra del Cinema di Venezia con Lunga vita alla signora, l'anno successivo conquista il Leone d’Oro con La leggenda del santo bevitore. Torna al documentario con Lungo il fiume (1992), seguendo il Po nel suo percorso attraverso la Pianura padana, ritrova la passione per la scrittura e firma la sceneggiatura de La valle di pietra (1992), portata poi sullo schermo da Maurizio Zaccaro. Dopo Il segreto del bosco vecchio (1993) e il film televisivo  Genesi. La creazione e il diluvio (1994), Olmi incontra ancora un notevole favore di pubblico e critica con Il mestiere delle armi, Cantando dietro i paraventi, Centochiodi e Terra madre; quest’ultimo è un documentario girato nell’ambito dell’omonima manifestazione torinese.





Per me l'ideale sarebbe ritornare alla creatività della commedia dell'arte, all'uso del canovaccio che cambiava a seconda delle circostanze e delle situazioni che si determinavano sul palcoscenico, anche in rapporto all'umore degli attori e del pubblico. Le battute da recitare si trovano e provano solo qualche istante prima di girare una scena. Le volte che dico stop mi spiace di aver fermato definitivamente e immobilizzato un istante di vita in un fotogramma. Il film tradisce sempre la vita che come l'acqua è sempre in movimento.
(www.ilcorto.it/iCorti_INT/SulSetDiOlmi.htm)
 
Anche Tolstoj smise di scrivere romanzi, ed io voglio smettere di raccontare storie di finzione, anche perché il cinema è questione economica, tra l’altro. Ed in questo momento, per uscire dai meccanismi di finanziamenti – che comunque non mi sono mai mancati – che ho voglia di realtà, del sentimento della realtà, di strada e mondo. (www.cinefile.biz/?p=317)
 
Tutti gli operatori che lavorano al cinema sono pesantemente condizionati dall’aspetto economico. Nelle altre discipline artistiche è più facile esprimersi senza bisogno di tutto questo denaro. Il pittore inglese Turner aveva una bottega con le opere romantiche leccate, metteva in vetrina i paesaggi campestri più alla moda, ma nel retrobottega nascondeva le opere che ora andiamo a vedere nei musei. Noi registi il retrobottega non ce l’abbiamo, non possiamo mettere da parte i film che non vendiamo. […] Rossellini mi ha aperto gli occhi come una levatrice. Il cinema statunitense dopo la fine della guerra era il nostro vero sogno, nelle nostre condizioni di vita povere c’era il bisogno di felicità. L’America per noi era l’odore del disinfettante che sentivamo sui soldati statunitensi. Purtroppo, il cinema americano era solo un sogno, anche se meraviglioso. Con Paisà e Roma città aperta ho scoperto che non c’era frattura tra il film e la realtà della strada. Capii che quello era il cinema della vita, quei film mi rivelavano aspetti del mio vivere che non ero riuscito a cogliere così a fondo. Va bene anche l’evasione ma quello di Rossellini era un cinema poetico e civile, ci aiuta a capire. “Guarda la realtà e scoprila”, mi diceva Rossellini. Rossellini faceva il cinema per i cittadini, e voleva farci conoscere la storia. Io ho prodotto il suo L’età del ferro. La sua lezione ho cercato di seguirla nei miei film e nel lavoro didattico a Ipotesi Cinema, dove abbiamo istituito alcune postazioni della memoria: gli alunni devono riprendere quella realtà che per loro ha un significato da mandare a memoria. La nostra vita ha significato se abbiamo tante cose che hanno valore, mentre ci capita spesso di seguire inutili orpelli.






Film
titoloregiadatanote
La Pattuglia di Passo San GiacomoErmanno Olmi1954Italia, 35mm, 13', Colore
2° Raduno sciistico sociale all’Alpe DeveroErmanno Olmi1954Italia, 35mm, 15', B/N
Lungo il fiumeErmanno Olmi1992Italia, 35mm, 81', Colore
Terra madreErmanno Olmi2009Italia, HD-TV, 78', Colore




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