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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



I vestiti nuovi dell'Imperatore
Gran Bretagna /Germania / Italia, 2001, 35mm, 105', Colore

Altri titoli: Emperor’s New Clothes USA, UK), Kejsarens nya kläder (Svezia), Mi Napoleón (Spagna), Las nuevas ropas del emperador (Argentina)

Regia
Alan Taylor

Soggetto
dal romanzo The Death Of Napoleon di Simon Leys

Sceneggiatura
Kevin Molony, Alan Taylor, Herbie Wave

Fotografia
Alessio Gelsini Torresi

Musica originale
Rachel Portman

Suono
Clive Winter

Montaggio
Masahiro Hirakubo

Scenografia
Andrea Crisanti

Costumi
Sergio Ballo

Aiuto regia
Sergio Ercolessi

Interpreti
Ian Holm (Napoleone Bonaparte/Eugene Lenormand), Iben Hjejle (Nicole “Pumpkin” Truchaut), Tim McInnerny (dott. Lambert), Tom Watson (Gerard), Hugh Bonneville (Bertrand), Nigel Terry (Montholon), Murray Melvin (Antommarchi), Eddie Marsan (Marchand), Ashley Artus (giovane attendente), Clive Russell (sergente Justin Bommel), Bob Mason (capitano Nicholls), Trevor Cooper (Leaud), Chris Langham (Maurice), Russell Dixon (Dr. Quinton), George Harris (Nicholas)

Produttore esecutivo
Roberto Cicutto, Hanno Huth, Paul Webster

Produzione
Uberto Pasolini Per Filmfour, Redwave, Mikado, Rai Cinema, Senator Film

Distribuzione
Mikado

Note

2810 metri.
Titolo di lavorazione: My Napoleon.
Montaggio del suono: Jupiter Sen; assistente scenografo: Barbel Elizabet Krisel; parrucchiere: Elda Magnanti; assistenti alla regia: Luca Brignone, Emanuela Minoli, Laura Storoni; altri interpreti: Niall O'Brien (Bosun), Hayley Carmichael (Adele Raffin), Philip McGough (turista inglese), Tim Barlow (Bargee), Tony Vogel (sergente inglese), John McGlynn (gendarme), John McGlynn (attendente anziano), Caterina Venturini, Russell Tovey, Roger Frost, Tom Hunsinger, Matthew Sim; stunt: Riccardo Mioni; co-produttori: Poly Leys, Marco Valerio Pugini, James Wilson; produttore associato: Kevin Molony
Locations: Torino, Roma, Lazio, Cinecittà, Malta.





Sinossi
Napoleone, non sopportando più la monotona vita a S. Elena, grazie a un complotto lascia sull'isola un sosia, il marinaio Eugène Lenormand, e torna a Parigi vestendo i panni di questo. Il piano prevede che il sosia venga smascherato come impostore e che l'imperatore una volta a Parigi possa reclamare il trono. Ma le cose non andranno così e il destino serba a Napoleone un'ennesima sfida.



Dichiarazioni
Lavorare in Italia con una troupe italiana è stata un’esperienza piena di sorprese. Sono stati la troupe più affettuosa, calda, leale ed appassionata con la quale abbia mai lavorato. Grazie al loro aiuto spero di essere riuscito a raccontarvi una storia comica e divertente che vi farà versare anche qualche lacrima. [...] mi ha contattato Uberto [Pasolini] che mi ha proposto questa storia così particolare: non potevo assolutamente rifiutare anche se all’inizio ho avuto qualche incertezza prima di imbarcarmi in un progetto così poco familiare sia geograficamente che storicamente» (A. Taylor, www.cineclick.it/recensioni).
 
«La storia nasce dal libro di Herbie Wave La morte di Napoleone che mi fu mandato da un amico. È una storia buffa e affascinante, che immagina Bonaparte sostituito da un impostore a Sant'Elena mentre lui tenta di riconquistare Parigi e la gloria. A me piaceva l'idea di fare un film dove ci fosse ancora una volta un ruolo di forte sognatore maschile e un personaggio femminile con i piedi per terra. Il sogno e la realtà» (U. Pasolini, www.cineclick.it/recensioni).





Grazie al lavoro della Film Commission Torino Piemonte, Torino e dintorni ritornano dal 2000 sulla mappa delle grandi produzioni industriali. E Torino, grazie alle sue architetture variegate, si presta a interpretare città diverse: Parigi, in questo caso, in un film più riuscito delle solite “coproduzioni europee di qualità” in cui si può riconoscere. Lo segnala la critica, sostanzialmente concorde sui meriti:

«Diretto con mano lieve ed esatta da Alan Taylor, il regista che anni fa esordì con il delizioso Palookaville, prodotto dall'Uberto Pasolini di Full Monty, questo godibilissimo I vestiti nuovi dell'imperatore smentisce con forza il logoro luogo comune secondo cui non si fanno più le commedie di una volta» (F. Ferzetti, "Il Messaggero", 7.12.2001).

«Non sono tutte sviluppate le potenzialità, ma Ian Holm, piccolo, arcigno, energetico comandante di chiunque, e la storia d'amore con una vedovella valgono il biglietto. Tra il capolavoro di Abel Gance Napoleon (1927), e l'ingombrante kolossal di Bondarciuk Waterloo (1970). Divertente. Utile. Alimenta il diritto di dubitare» (S. Danese, "Il Giornale", 7.12.2001).

«Attori anglosassoni, troupe italiana, ambientazioni europee più o meno truccate (Torino fa da "controfigura" a Parigi; Malta lo è per l'isola di Sant'Elena): I vestiti nuovi dell'imperatore è un prodotto cosmopolita, ma con una sua unità di fondo. Allo stesso modo, riesce a conservare un'omogeneità drammaturgica pur coniugando una quantità di generi diversi sotto lo stesso titolo, dal film storico alla commedia, non tralasciando il congruo spazio per un'imprevista love-story» (R. Nepoti, "la Repubblica", 9.12.2001).

«Il grottesco e la follia sono a un passo; e vengono anche sfiorati in certi momenti, senza che però mai riescano a impossessarsi veramente di una storia che resta in superficie, opaco omaggio ai sentimenti che contano e ai piccoli piaceri della vita borghese. La cosa migliore del film è l'interpretazione di Ian Holm; ma la regia e la sceneggiatura non sono alla tua altezza» (E. Martini, "Film Tv", 16.12.2001).

«II film presenta un mix di elementi vincenti. Non è puramente film di regia, ma quel che c'è, è da ricordare: le ambientazioni che ricreano Parigi e l'idea del proiettore che apre il film come un occhio, che vede solo quello che ha davanti e che magari cela la verità che vi sta dietro. E appena termina la storia non ufficiale di Napoleone, ecco che si chiude l'occhio sull'ultima diapositiva e si spegne la candela con un soffio! È film di sceneggiatura: ci sono tanti spunti geniali, a cominciare dall'ipotesi fantastorica. Ma non si tratta di film puramente storico, diventa anche commedia dalle sfumature sentimentali e favola, poiché si svolge quasi tutto dentro l'incorniciatura del racconto che il protagonista fa al suo figlioccio una notte, la stessa notte che, terapeuticamente, gli ha fatto riprendere contatto con la vita delle persone "normali". È film di recitazione: onorato dalla grandiosa interpretazione di lan Holm, attore anglosassone (e si vede!), che riesce a dare vita a un doppio ruolo antitetico, alternando il carisma con il rimpianto, !'ironia con l'avidità e la disperazione» (S. Plazzi, “Film” n. 56, marzo-aprile 2002).

«Come si fa l’imperatore? Il fare sta per mettere in scena, simulare. Il rozzo Eugene Lenormand (Ian Holm) a questo è chiamato: a simulare il piccolo ufficiale emigrato dalla Corsica a Parigi e da lì, dopo decenni di guerre e di morti, di potere e di cortigiani, di odi e di trionfi, finito in quel di Sant’Elena. [...] Potrà mai fare l’imperatore, il rozzo Eugene? In queste domande, e nella risposta fulminea escogitata dalla sceneggiatura, sta già un buon motivo per considerare un piccolo capolavoro di caustico scetticismo libertario questo intelligente, divertente, sarcastico I vestiti nuovi dell’imperatore [...]. Fare l’imperatore, infatti, non richiede più di qualche secondo di studio e applicazione. Basta che, dal gruppo dei cortigiani preoccupati, si distacchi un servo - nient’altro che un servo - pronto a "rifare" i movimenti spocchiosi e l’aria dominatrice di Napoleone, perché il mozzo Eugene afferri il succo della questione. Imparato il gioco, ora può fare l’imperatore. [...] Gli altri - ecco la scoperta sorprendente - ci credono, e anche con un entusiasmo pieno di gratitudine, come se avessero trovato finalmente un punto d’orientamento, un simbolo in cui rifugiarsi. [...] Al Napoleone di Taylor il caso offre un’opportunità unica: tornare sul luogo del delitto, là dove per decenni s’è sviluppata la sua propria messa in scena, e riconsiderarne i meccanismi e il valore. I vestiti nuovi dell’imperatore inizia appunto con una sorta di film già visto - dalla luce fioca d’una lanterna magica si proiettano le immagini del mito napoleonico -, che però all’improvviso devia dall’agiografia e diventa quel che si dice tutto un altro film. In questo, dunque, Napoleone e la sua messa in scena vanno ognuno per la propria strada: la seconda resta a Sant’Elena, il primo torna a Parigi. Inutilmente l’ometto corso passa in rassegna la guardia reale (ossia: passeggia nervosamente davanti alla reggia), inutilmente incrocia le mani dietro la schiena o ne infila una nel panciotto. Resta quel che è, un ometto, come ogni altro ometto. Anzi, un ometto che soffre perché non sopporta d’esserlo. Ed è qui che, per paradosso, il suo destino (di seconda scelta) ci conquista. Ne comprendiamo la sofferenza. Non è adatto alla vita d’ogni giorno, pover’uomo. Per questo s’è dovuto infilare a forza i suoi "vestiti nuovi" da imperatore: per riuscire ad avere di sé una qualche passabile immagine e coscienza» (R. Escobar, “Il Sole 24 Ore”, 23.12.2001).

«E se il 5 maggio 1821 a Sant'Elena fosse morto non Napoleone, ma un ex marinaio suo sosia? Se Napoleone fosse evaso dall'isola per tornare clandestinamente a Parigi con l'idea di riprendersi il trono di Francia, in realtà diventando un borghese come tanti, ma capace di usare il suo talento strategico per la vendita dei meloni? Dalle due ipotesi parte il romanzo di Simon Levy da cui è liberamente tratto il film diretto dal canadese Alan Taylor e prodotto da Uberto Pasolini dall'Onda, l'italiano di Full Monty: ma soprattutto interpretato con straordinaria bravura da Ian Holm nelle due parti (Napoleone e il suo sosia)» (L. Tornabuoni, “La Stampa”, 28.12.2001).

«Ei fu? Forse no, perlomeno non il fatidico 5 maggio 1821. Napoleone non sarebbe morto il giorno che tutti sappiamo, nella desolata e sperduta isola di Sant’Elena, nel brutto mezzo dell’Atlantico. Almeno così ci dice Alan Taylor, regista di I vestiti nuovi dell’imperatore: il povero ex sovrano, infatti, sarebbe riuscito a fuggire, raggiungendo in modo avventuroso l’amata Francia. [...] Ma come? Ma perché? Tutto abbastanza facile, almeno sul grande schermo. C’è di mezzo un sosia, un pover’uomo che accetta di sostituire l’"aquila prigioniera": quando questa sarà di nuovo a Parigi, l’inganno verrà svelato e l’Impero risorgerà. Tali i piani, ma si sa che il diavolo... [...] Triste e disperato, l’uomo che un giorno si credette quasi Dio: in mezzo agli umili, umile come loro, schiacciato dal peso delle stupide, e insuperabili, cose quotidiane. E quando, il 5 maggio, l’angelo della morte colpisce a Sant’Elena, non gli resta che sciogliersi tra la folla, finalmente uomo tra gli uomini» (L. Paini, “Il Sole 24 Ore”, 23.12.2001).

«In delicato equilibrio tra molti generi, da commedia degli equivoci ad apologo, il film si regge su un registro drammaturgico in bilico tra parodia e dramma, venato prevalentemente di affettuosa, divertita ironia: irresistibile la visita al campo di Waterloo, già meta di turismo storico. Non dissacratorio né nostalgico, non è per niente banale; con levità e sorriso induce alcune salutari considerazioni sul potere, la caducità della fama paragonata al valore autentico dei sentimenti. La narrazione procede compatta, con ritmo pacato, armonioso, che lascia il tempo di gustare il nitore da miniatura delle immagini, il rigore stilistico e filologico nella riproduzione degli arredi e degli oggetti, e, non ultimo, lo scavo psicologico nell'ansia di Napoleone e della sua donna. Su una figura tanto frequentata dal cinema, […] Alan Taylor (Palookaville, 1995) e Uberto Pasolini (l'uomo di Full Monty) costruiscono una parabola morale, che è anche il viaggio interiore di ripensamento, nelle pieghe della storia, di un personaggio rivisitato nei suoi aspetti più umani, lasciando giustamente molta libertà alle straordinarie capacità di Sir Ian Holm, un gigante del cinema inglese (già Napoleone ne I banditi del tempo di Terry Gilliam e per Napoleone prescelto da Kubrick) nell'esibire, nel doppio ruolo dell'imperatore altezzoso e del furbo contadino, una vasta gamma di sentimenti e sfumature, senza cadere nella caricatura. Prodotto cosmopolita, storia francese, attori prevalentemente britannici, troupe italiana, ambientazione europea, tra Torino, Malta e Tarquinia: non sarà un capolavoro, ma sicuramente un raffinato divertissement» (C. Del miglio, “Segnocinema” n. 114, marzo-aprile 2002).

«Liberamente tratto dal romanzo The Death of Napoleon di Simon Leys adattato da Kevin Molony col regista, l'originale spunto ucronico è svolto con ironico brio su uno scambio di ruoli: sull'isola il rozzo sosia impara presto a fare (recitare) l'imperatore (alla Kagemusha...) e, morendo il 5 maggio, scompiglia il piano del nuovo volo dell'aquila, mentre a Parigi, grazie alle cure amorose di una giovane vedova, il vero imperatore scopre, pur soffrendo, i piaceri di una quieta vita borghese. Buon esempio di un cinema multinazionale: argomento francese, attori in gran parte britannici, spigliato regista canadese (Palookaville), simpatica protagonista danese, tecnici italiani [...], montatore giapponese. Produce l'anglo-italiano Uberto Pasolini (Full Monty). I. Holm da premio Oscar con la voce italiana di Rodolfo Bianchi» (M. Morandini, Il Morandini, Zanichelli, Bologna, 2008).





Persone / Istituzioni
Alan Taylor
Ian Holm
Iben Hjejle
Andrea Crisanti

Luoghi
NomeCittàIndirizzo
castello del ValentinoTorino-
Castello, piazzaTorinopiazza Castello
Certosa di Collegno (ex-manicomio)Collegno (To)-
delle tre Galline, viaTorinovia delle tre Galline
lungo PoTorino-
Maria Teresa, piazzaTorinopiazza Maria Teresa
Palazzo di Città, piazzaTorinopiazza Palazzo di Città
Po, viaTorinovia Po
vicolo Santa MariaTorino-



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