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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Amina
Italia, 2005, HDV, 42', Colore


Regia
Sepid Nour Kalantari

Soggetto
Sepid Nour Kalantari

Sceneggiatura
Sara Meloni

Fotografia
Claudio Meloni

Operatore
Alberto Airola, Stefano Augusto Meloni

Musica originale
Adriano De Micco

Suono
Gigi Miniotti

Montaggio
Paolo Favaro

Aiuto regia
Sara Meloni

Direttore di produzione
Adriano Bassi

Produzione
Maurizio Perrone per Route 1

Note
Suono in presa diretta, testimonianze di: M.El Mbimbey, V. Ghignone, A. De Micco, M. Diop, M. Samba Fali, A. Ayassot, A. Crosetto, A. Toppazzini, F. Gotta, Dott. M. Aden, E. Bonino, G. Sacchetti, M. Livio, M. Ismail, Ahmed, A. Migliasso.
 
Locations: Torino (Quartiere San Salvario, Ospedale Sant’Anna, Bar Bu.net in via S. Quintino, Hiroshima Mon Amour).
 
Documentario realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, Regione Piemonte e Provincia di Milano.




Sinossi
Il documentario è un viaggio nella condizione femminile delle donne africane, sia nel luogo d’origine, sia nel luogo in cui alcune di loro sono emigrate, il Piemonte. In particolare molte testimonianze sull’infibulazione raccolte in Nigeria danno un panorama del fenomeno tribale che sopravvive nonostante il divieto imposto dalla legge. Con questo fardello sulle spalle le donne africane giunte in Italia si trovano a vivere una sessualità “separata”, drammatica. A questa complessa problematicità come devono rispondere le strutture sanitarie locali? Una raccolta di testimonianze tra chi già opera su questi argomenti come ginecologi, assistenti sociali, psicologi può fornire una visione del problema visto dall’altro capo del Mediterraneo. Uno sguardo al futuro è offerto da Emma Bonino, che fornisce un quadro di quanto si sta facendo per la tutela dei diritti delle donne africane in Europa.




Dichiarazioni
«Ho deciso di girare questo documentario per parlare con un linguaggio d’impatto, come quello filmico, di un argomento tabù, generato dall’ignoranza e su cui si sa ancora troppo poco. […] Il rispetto per le singole culture non giustifica le lame e i coltelli sul corpo delle donne. […] Non è stato facile trovare la protagonista del film, poche donne accettano di parlare di questa violenza» (S.N. Kalantari, “La Stampa – TorinoSette”, 9.9.2005).
 
«Come scrittrice e regista di nazionalità iraniana mi sento molto vicina alle problematiche femminili legate all’infibulazione. Ma è stata la confessione di una mia amica ginecologa che mi ha rivelato di pazienti con grossi problemi all’apparato genitale, come l’assenza del piacere, la facile esposizione a gravi malattie infettive, a farmi riflettere sui diritti delle donne, soffocate e maltrattate nell’ambito della loro vita naturale. Il più delle volte queste mostruosità che non sono dettate, come si vuol far credere, da tradizioni religiose, ma sono il frutto di odiose usanze diffuse nelle varie tribù, determinano il corso della vita di tante fanciulle, ragazze, donne. Generalmente nel nostro paese le donne africane vengono identificate come prostitute, e il nostro modo di vedere si ferma a queste, poiché sono quelle che hanno più visibilità. Ma quante sono le donne africane che quotidianamente eseguono lavori pesanti, senza limiti d’orario, spesso sottopagate, senza che nessuno tenga conto dei drammi personali che tentano di lasciarsi alle spalle, ma in realtà non le abbandonano mai? La mia è una storia vista innanzitutto dal lato umano. E la racconto come donna cercando di far emergere quel grido d’aiuto che giunge da milioni di donne nel mondo, nella speranza di trovare delle risposte a queste richieste d’aiuto» (S.N. Kalantari, www.fctp.it).






Persone / Istituzioni
Claudio Meloni
Paolo Favaro


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