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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Mia et le Migou
Italia/Francia, 2008, 92', Colore


Regista
Jacques-Rémy Girerd

Sceneggiatura
Jacques-Rémy Girerd, Antoine Lanciaux, Iouri Tcherenkov, Benoît Chieux

Musica originale
Serge Besset

Suono
Loïc Burkhardt

Montaggio
Hervé Guichard

Effetti speciali
Izu Troin

Aiuto regia
Flore Poinsard, Marc Robinet

Produttore esecutivo
Emmanuel Bernard

Direttore di produzione
Pierre Meloni

Produzione
Jacques-Rémy Girerd per Folimage, Enanimation, Gertie, France 3 Cinéma, Rhône-Alpes Cinéma, Sayers Studios, Bayard Presse

Distribuzione
F.T.D.

Note
Film di animazione.
Grafica e storyboard: Benoît Chieux; allestimento: Gaël Brisou; modelli a colori: Maryse Tuzi; animatori principali: Kamal Aïtmihoub, Juan-Carlos Concha, Peter Dodd, Sandra Gaudi, Siergjej Gizila, Sébastien Godard, Morten Riisberg Hansen, Antoine Lanciaux, Larisa Lauber, Sylvie Léonard, Enrico Mezzena, Patrizia Nasi, Cristina Parisotto, Susanne Seidel; direttore d’orchestra: Deyan Pavlov; Studi di produzione: Folimage (Valence), Enarmonia (Torino), Gertie-Colourland (Milano).
 
La lavorazione del film è durata sei anni, 90.000 giorni di lavoro per 265.800 fogli di animazione e 216 collaboratori di 15 nazionalità differenti. Il budget è di € 8.500.000. Il 10% del lavoro è stato svolto in Italia.
 
È uscito nelle sale francesi nel Natale 2008, in quelle italiane il 26 novembre 2010.
 
Premi: Premio del pubblico al Mon Premier Festival di Parigi; Premio del pubblico al Festival Internazionale del Cinema per l'infanzia di Montreal; Premio come Miglior Lungometraggio al Festival Internazionale Anima Mundi di Rio De Janeiro e San Paolo del Brasile 2009; Best Long Feature Film Award al VI China International Animation and Digital Arts Festival; Oscar Europeo come Miglior Film d’Animazione 2009; Best Soundtrack Award alla colonna sonora di Serge Besset all'interno del Festival La Monstra a Lisbona.




Sinossi
Costretto ad abbandonare la sua amata figlioletta, la piccola Mia di 10 anni, Pedro va a lavorare in un grande cantiere in cui si sta costruendo un gigantesco complesso alberghiero che devasterà definitivamente un’oasi naturalistica di rara bellezza. In una notte stellata misteriose forze notturne muovono all’attacco dell’insediamento: una galleria, destinata a far affluire i turisti nella vallata, crolla improvvisamente intrappolando Pedro. In preda a un presentimento Mia decide di lasciare il suo villaggio sperduto per partire alla ricerca del padre: supera montagne impervie e aridi deserti popolati da esseri bizzarri raggiungendo la foresta misteriosa e magica dove incontra i Migou, i protettori della natura: giganti buoni che accompagnano Mia in un’esperienza straordinaria.




Dichiarazioni
«Con il direttore artistico che si chiama Benoìt Chieux abbiamo deciso che volevamo un film molto colorato e piuttosto che cercare l’ispirazione nei manga giapponesi o nei cartoon degli Stati Uniti abbiamo preferito cercarla nella nostra tradizione e la tradizione sono i grandi pittori francesi. Dentro il patrimonio artistico tradizionale francese gli impressionisti e i fauve sono in qualche modo prediletti, il direttore artistico ha scelto molti quadri e ha appeso nello Studio per ispirare l’équipe opere di Cézanne, di Matisse e di Raoul Dufy, soprattutto Raoul Dufy che tra i pittori coniugava un po’ tutti per me, avendo partecipato a vari movimenti pittorici. Aspiravamo a dare al film il sapore della pittura di Raoul Dufy. […] Spero soprattutto che il film possa trovare un distributore italiano, perché in fondo è un film franco-italiano dato che una parte del lavoro è stata fatta a Torino dallo Studio Enarmonia, che in passato ha collaborato con Lanterna Magica ai film di Enzo D’Alò e che ha fatto un ottimo lavoro» (J.-R. Girerd, www.artearti.net, 9.11.2009).





«Mi sono innamorata della storia, dei contenuti importanti di questo film, della protagonista Mià e dei fantastici Migù. E mi sono lasciata affascinare dello stile impressionista di questo film. Il mondo in cui ci porta è il mondo di Cézanne, Henri Rousseau e di Monet. Volutamente lontano dallo stile americano e da quello giapponese. Non è uno di quei film dove si rimane affascinati dall’uso delle tecnologie o degli effetti speciali ma si rimane incantati dalla bravura degli artisti che, a mano, lo hanno disegnato. Abbiamo scelto questo film perché è diverso» (S. Raimondi, “La Stampa”, 19.11.2010).
 
«Mià e il Migù segna il ritorno di Jacques-Rémy Girerd che forse qualcuno ricorderà per La profezia delle ranocchie del 2003. Se allora si puntava al pubblico dei più piccoli, con un disegno molto semplice, qui l’impianto grafico è assai più ambizioso, con un impasto cromatico che negli sfondi rimanda a certo impressionismo per la consistenza quasi materica del colore e la composizione un po’ naïf. Il film non è banale nemmeno nella regia, dove il minimalismo degli ambienti è sfruttato a fini espressivi e la “cinepresa” è agile. [...] Se vari passaggi non risultassero derivativi di Miyazaki e la sceneggiatura fosse più organica e meno didascalica, saremmo di fronte a un piccolo capolavoro» (A. Fornasiero, www.FilmTV.it)  


Scheda a cura di
Federica Zancato


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