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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Carlo Casalegno, il nostro Stato
Italia, 2009, Beta SP, 52', Colore


Regia
Giovanna Cornaglia

Soggetto
Giovanna Cornaglia

Sceneggiatura
Giovanna Cornaglia

Fotografia
Cristiano Ferriera, Giulio Milone

Montaggio
Marco Testa



Produzione
S.G.I. Società Generale dell’Immagine

Note
Testimonianze di: Andrea Casalegno, Dedi Casalegno, Gad Lerner, GianCarlo Caselli, Diego Novelli, Arrigo Levi.



Sinossi
Torino, 16 novembre 1977, corso Re Umberto 54. Carlo Casalegno, vice direttore del quotidiano “La Stampa”, torna a casa dopo una visita dal dentista e una sosta al giornale per  partecipare alla riunione dei caposervizi. Qualcuno, però, lo sta aspettando e quando Casalegno arriva al fondo dell’androne, l’uomo estrae la pistola e spara. Quattro colpi esplosi da un’automatica Nagant 7,62 con silenziatore. Ricoverato all’ospedale delle Molinette, morirà due settimane più tardi, il 29 novembre del 1977. Il documentario ripercorre le vicende di quei giorni nel contesto degli anni di piombo, dipingendo la figura del giornalista come uomo, come padre di famiglia e come cittadino.





«Ricostruita con filmati d’epoca e organizzata con spezzoni di interviste, la vicenda del vice direttore della “Stampa”, ucciso nel 1977, diventa lo specchio d’una stagione italiana, punto d’arrivo di un percorso di violenza. È come se non ci fosse stata scelta. Come se le cose non potessero andare che in quel modo: con un uomo giusto assassinato per il suo senso di giustizia, che gli faceva chiedere di usare con fermezza le leggi dello Stato ma che al tempo stesso gli faceva rifiutare leggi speciali. Per questo era, nella strategia dei terroristi, un «uomo nel mirino» (A. Papuzzi, “La Stampa”, 19.9.2009).
 
«Quasi un'ora di filmati d'epoca, ricostruzioni, intervi­ste, tensione che cresce fino all'epilogo finale, messi insieme da Giovanna Cornaglia. “Un omaggio a un uo­mo di coraggio perché il suo esempio non si disperda e la memoria resti viva”, ha detto la regista, torinese, “ed è stata una scelta precisa - spiega Mi­noli -: era giusto che fosse una torinese a raccontare quella drammatica avventura”. […] Laico, democratico, senza paura. Così Carlo Casalegno ri­vive nel documentario. “Un ri­tratto perfetto”, dice alla fine con un filo di voce il figlio An­drea. “Mio padre era così e questa è la sua storia”. Lacri­me trattenute a fatica» (A. Rossi, “La Stampa”, 21.9.2009).


Scheda a cura di
Maurizio Fedele


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