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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Il mistero della Sindone
Italia, 1979, 85', Colore


Regia
Salvatore Cerra

Soggetto
Salvatore Cerra

Sceneggiatura
Salvatore Cerra

Fotografia
Salvatore Cerra

Operatore
Renato Favorò

Musica originale
Coriolano Gori

Montaggio
Salvatore Cerra

Interpreti
Enzo Zamuner (San Carlo Borromeo), Paolo Romano (Giuseppe d’Arimatea), Patrizia Steni (Maddalena), Renato Liprandi (Gesù), Miki Malia (Nicodemo), Roberto Maestri (Secondo Pia), Giuseppe Mendolicchio, Rosanna Galleggiante



Produzione
Cerra Film

Note
Commento, dialoghi e voce off: Vincenzo Cerra; ricerche: Pier Luigi Baima Bollone, Aurelio Ghio, Ettore Morano, Giovanni Tamburelli.
 
Questa docu-fiction è stata realizzata con la collaborazione del Centro Interno di Sindologia Renato Favaron.




Sinossi
Le reliquie della passione furono recuperate da Nicodemo e conservate gelosamente dai cristiani fino a quando Cirillo, vescovo di Gerusalemme, non ne ricordò pubblicamente l'esistenza. Inviati di Giustiniano, esaminando quelle reliquie, cercarono di misurare l'altezza di Gesù di Nazareth. Nel 1353, ai  tempi della IV Crociata la Sindone venne portata in Francia, a Lirey, da Otto de la Roche. Un secolo dopo, divenuta proprietà di Casa Savoia, la Sindone rischiò di venire distrutta da un incendio divampato nella cappella di Chambery. Fu trasferita a Torino nel 1578 da Emanuele Filiberto e San Carlo Borromeo si recò a venerarla. Nel 1898 l'avvocato torinese Secondo Pia, ottenuto il permesso di fotografarla, per primo scoprì che l’immagine visibile sulla Sindone ha le caratteristiche di un negativo fotografico. Le solenni ostensioni del sacro lino nel Duomo di Torino richiamano migliaia di pellegrini da tutto il mondo.





«Quando, intorno al 1898, l'avvocato e fotografo dilettante Secondo Pia per la prima volta fotografò il lenzuolo di Torino e si accorse che l'immagine sul telo poteva essere assimilata a un negativo fotografico, probabilmente non pensò alla singolare analogia di questa scoperta con l'altra che, a partire da quegli anni, avrebbe rivoluzionato l'immaginario collettivo: il cinematografo. L'analogia nasceva dal fatto che la Sindone, attraverso un'immagine "fotografica", da secoli stava raccontando una Storia; anche il cinema cominciava in quel momento a raccontare attraverso immagini, e, visti i tanti film realizzati agli albori della "settima arte" sulla passione di Cristo, tentava di narrare la stessa storia. Per certi versi, quindi, il cinema ha cercato di imitare la Sindone. Malgrado ciò poche opere, in oltre cento, si sono direttamente occupate del lenzuolo di Torino. Si tratta di documentari e film realizzati nell'intento di studiare e divulgare quanto scoperto sulla sacra reliquia sotto il profilo storico, antropologico, teologico o iconografico. È quello che viene definito Cinema Sindonologico che cerchiamo per quanto possibile di documentare.
Solo una di queste produzioni, Il mistero della Sindone (1979) di Salvatore Cerra, risulta segnalata su alcune Enciclopedie del Cinema dal Farinotti: "Interessante ed esauriente documentario sulla Sacra Sindone" […]. Il film, della durata di 85', fotografato, montato e prodotto dallo stesso regista, ripercorre la storia del lenzuolo dal ritrovamento di Nicodemo alle ricerche di Giustiniano, dal trasferimento a Costantinopoli durante la IV crociata all'acquisizione da parte dei Savoia, dalle foto dell'avvocato Pia fino alle solenni ostensioni del XX secolo. Ben poco si può dire sugli altri film, prevalentemente di taglio documentaristico, il più vecchio dei quali, rintracciato sui cataloghi dell'ANICA, risale al 1933 e dura circa 50'. Come dicevamo, però, sin dai primordi della storia del cinema si sono moltiplicati i film che raccontavano la stessa storia raccontata dalla Sindone con un procedimento che, per certi versi, rimandava al "mistero" del lenzuolo. Si può dire che il cinema, con le sue molteplici narrazioni della passione, abbia cercato in questo secolo di vita di restituire anch'esso un'immagine sindonica, che attraverso segni trascritti su una pellicola e riportati su uno schermo-telo fossero in grado di rimandare al "mistero": il cinema, infatti, si è rivelato uno strumento di comunicazione ideale per suggerire, alludere con le immagini ed evocare l'indimostrabile, basandosi su visioni parziali e spesso soggettive di alcuni autori, a volte totalmente estranee ai Vangeli. […] Molte pellicole hanno tentato di intuire il volto scavato del Cristo della passione, anche se, sin dai primi anni di storia del cinematografo, i film hanno prevalentemente illustrato la tradizione popolare sfruttando una storia in grado di emozionare il pubblico: molto melodramma alla ricerca del solo coinvolgimento epidermico, per facili riscontri commerciali. Ma anche opere in grado di suggerire qualcosa, di sviluppare un discorso nuovo sul nazareno, provocare, reinterpretare o, addirittura, tradire. Si badi bene che il cinema come imitazione sindonica non è una tesi, ma una suggestione giornalistica che permette di chiedersi come e quando le immagini del XX secolo siano entrate in risonanza con le note mistiche della reliquia di Torino, e abbiano svolto un compito simile: riuscire a rivelare il messaggio, il sacrificio, la sofferenza del nazareno» (F. Sandroni, www.sdb.org/bs/2000).


Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Salvatore Cerra
Renato Liprandi


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