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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Io arrivo da Giove
Italia, 2001, 35mm, 46', Colore


Regia
Luca Pastore

Soggetto
Luca Pastore, Davide Ricca, Silviamaria Venutti

Sceneggiatura
Luca Pastore, Davide Ricca, Silviamaria Venutti

Fotografia
Luca Pron

Musica originale
Madaski

Montaggio
Claudio Staniscia



Produzione
Regione Piemonte, Legovideo

Note
Assistente operatore: Raffaella Paisio; aiuto operatore: Paolo Ceretto; riprese videobox. Liborio L’Abbate; fonico videobox: Davide Giglio; coordinamento progetto: Silviamaria Venutti, Davide Ricca; trattamenti grafici: Alessandra Finarino; collaboratori: Alberto Ruffino, Cristina Sardo, Manuela Peiretti; organizzatore di produzione: Federico Mazzola.
 
Premio Speciale Documentary Competition al Torino Film Festival 2001.
 
Gli interventi, le storie, i deliri e i punti di vista che compongono il film sono stati raccolti all’interno di un videobox che è stato allestito in 18 discoteche piemontesi. Chiunque poteva entrare nel videobox e fare il proprio intervento. Sono stati registrati circa 1000 interventi di ragazzi e giovani.




Sinossi
Un videobox allestito in 18 discoteche del Piemonte un angolo comunicativo anomalo e transitorio dove le persone possono parlare e raccontarsi senza gli ostacoli del formato-intervista tradizionale. Pur vissuto come gioco e diversivo dai ragazzi coinvolti, diviene in realtà un’occasione per costruire uno sguardo su un mondo di cui si sa ancora molto poco. Sono stati registrati circa 1000 interventi di giovani appartenenti a quello che, viene solitamente definito il “popolo delle discoteche”. I ragazzi sfogano le loro frustrazioni lavorative, si mettono in mostra, confessano il loro rapporto con le droghe, esprimono la loro opinione sulla società, sui soldi, sul sesso, sui rapporti con gli amici… Le loro parole sono per lo più un audio fuori campo mixato con immagini di luoghi della città: come a voler ricostituire un nesso tra il “mondo a parte” discoteca e la quotidianità di case, supermercati, industrie, strade, visi di persone. I racconti tendono così a sincronizzarsi al contesto a cui appartengono: un ambiente metropolitano che il regista sceglie di filtrare con deformazioni cromatiche, ottiche e ritmiche. Così facendo, pur non esprimendo un giudizio, coglie e rappresenta un linguaggio che appartiene a questa generazione. Le scelte formali adottate non lasciano del resto allo spettatore la possibilità di rimanere indifferente: i primi piani e gli sguardi in macchina dei vari personaggi ripresi negli ambienti periferici della città trasmettono sia un effetto di straniamento (sembrano veramente extraterrestri!) sia un’urgenza di comunicazione. La galleria di visi bloccati in queste fotografie surreali sembrano difatti urlare un’esigenza di comprensione.




Dichiarazioni
«Un campionario sufficientemente rappresentativo di linguaggi, volti, idee, rumori e suoni di una generazione, realizzato senza la mediazione del formato intervista e senza nessunissimo intento retorico o analitico. È così sorprendente come, in più di una occasione, ci si ritrovi a constatare la distanza tra il cliché del giovane discotecaro e la realtà» (L. Pastore, www.torinofilmfest.org).





«Dice una ragazza: “Purtroppo su questa terra c' è bisogno di questi metodi: numero di telefono, indirizzo. Io arrivo da Giove e sono una extraterrestre, ho un' immagine, ho un contenuto, o meglio ho un involucro, ma in realtà sono tutta un' altra storia”. Dice un' altra ragazza: “Per andare in discoteca e collassare per terra, preferisco stare a casa. In discoteca ti diverti dieci minuti e poi? Al massimo vomiti”. [...] Le testimonianze raccolte dai videobox allestiti in 18 discoteche piemontesi sono il tessuto (e il vissuto) narrativo di Io arrivo da Giove, coraggioso documentario di Luca Pastore [...]. Coraggioso perché, senza pretendere di fare prediche o sociologismi, Pastore dà voce a una generazione euforicamente disperata, che fatica persino a rappresentarsi, che nelle incertezze e nei vuoti espressivi cerca senza troppe illusioni un senso. Coraggioso perché, sul piano linguistico, adotta soluzioni non scontate. Come l'uso di una fotografia Betacam quasi saturata, sganciata dal rapporto fra audio e video (i ragazzi si confessano e intanto sul video appaiono quadri viventi, periferie, sequenze metafisiche nello stile degli “Intervalli” di Raitre)» (A. Grasso, “Corriere della Sera”, 16.5.2002).


Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Luca Pastore
Luca Pron


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