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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Produzioni Tv



I bambini e noi
Italia, 1970, 35mm, 360', Colore


Regia
Luigi Comencini

Soggetto
Luigi Comencini

Fotografia
Marcello Masciocchi

Operatore
Massimo Patrizi

Musica originale
Fiorenzo Carpi

Suono
Giorgio Pallotta

Montaggio
Bardo Seeber

Direttore di produzione
Alberto Casati

Produzione
Rai, San Paolo Film, Cinepat

Note
Inchiesta televisiva in sei episodi di 60’ ognuno (La fatica, Educati e gentili, Tante case, La bicicletta, Papà lavora, Qualcosa di nuovo) che andò in onda in Rai nel 1978, otto anni dopo la realizzazione.




Sinossi
Questa trasmissione-inchiesta, realizzata per la Rai nel 1970 e andata in onda otto anni dopo con l'aggiunta di nuovo materiale, documenta i cambiamenti dell'Italia a partire dalla fine degli anni Sessanta, visti attraverso gli occhi dei bambini.





«Il tema trattato [nella quarta puntata] si incentra sul problema del lavoro come ragione principale di emigrazione, dal sud al nord Italia o all'estero. Protagonisti e testimoni di questa indagine sono inizialmente i bambini di Monte Sant'Angelo, paesino rurale sul Gargano, i cui padri hanno lasciato il paese per spostarsi in Germania. Comencini pone domande molto dirette, a cui i bambini rispondono, da un lato po' intimoriti e dall'altro incuriositi dalla troupe televisiva, talvolta lasciandosi andare a vere e proprie confessioni. Attraverso il tema del lavoro si arriva a Torino, meta del flusso migratorio dal sud, dove interi quartieri sono stati costruiti per l'arrivo di centinaia di famiglie. Qui il regista cerca di entrare nella vita delle famiglie di immigrati. La macchina da presa entra attraverso le porte, le finestre delle case e ci mostra i luoghi in cui queste esistenze scorrono, nella povertà e nell'attesa che arrivi un cambiamento. In altre situazioni invece, come nel caso delle riprese all'interno della scuola, i primi piani sui volti dei bambini diventano il mezzo privilegiato per l'esplorazione del loro mondo» (Scheda dell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, 2008).
 
«Quando Comencini nell'inchiesta I bambini e noi intervista i suoi giovanissimi interlocutori, bambini di diverse città italiane e di ceto e condizioni diverse, si rivolge loro in maniera molto diretta, apparentemente anche brusca, ma sempre molto franca; non finge di porsi al loro livello, di assumere incondizionatamente il loro punto di vista, di immedesimarsi immediatamente nella loro realtà, ma vuole capire e farci capire. E la situazione dei ragazzi emerge con una chiarezza e una verità estreme. È un atteggiamento di profondo rispetto; tra noi adulti e loro bambini c'è una differenza molto grande, uno spazio molto vasto, colmarlo è molto difficile. Il rispetto nasce dal riconoscimento della diversità e presuppone il rifiuto di ogni finzione e di ogni presunzione» (S. Gambelli, Le tragedie dell’infanzia, in L. Capulli, S. Gambelli, a cura, I bambini del cinema: Luigi Comencini 1946-1991, Comune di Ancona, 1992).
 
«Le qualità di Comencini e, per dirla scherzosamente alla tedesca, la sua Kindanschauung, la sua visione del bambino, emergono allo stato puro nelle sei puntate di I bambini e noi. Per un regista come lui i condizionamenti ideologici (e moralistici) della televisione pubblica contano meno che gli obblighi e i compromessi commerciali verso i produttori privati nei prodotti di finzione. Quel programma fu il frutto del libro più autenticamente rivoluzionario uscito in Italia negli anni Sessanta: Lettera a una professoressa. Non si vuol dire che senza don Milani e i suoi ragazzi di Barbiana un'inchiesta come I bambini e noi non sarebbe stata fatta, ma che sarebbe stata diversa. Il nome di don Milani è pronunciato durante La bicicletta, la quarta e, forse, la migliore delle sei puntate. Era difficile non nominarlo, affrontando il tema dei bambini disadattati. È la puntata in cui Comencini sa tenere meglio in equilibrio le due anime del programma: l'aspetto dell'indagine sociologica, cioè l'inchiesta vera e propria che, però, non è limitata all'ambito della scuola [...]; la tendenza [...] al racconto e al personaggio, cioè al caso umano. Qui il personaggio di spicco è Maurizio, decenne disadattato che ha la vocazione del capo, discriminato per colpa della sua quotidiana rissa con la lingua nazionale. Sono i bambini napoletani che lavorano come baristi, vetrai, calzolai, fabbri, falegnami, saldatori, meccanici, garzoni della prima puntata (La fatica). E il biondo Luca, milanese e borghese, del secondo episodio (Educati e gentili) che si sente vivo soprattutto a contatto con la natura, scrive poesie, studia gli animali e condivide la sua lucida solitudine col figlio del fruttivendolo. Sono gli inibiti e poco loquaci ragazzetti dell'Appennino umbro nel terzo episodio (Tante case) oppure nella romana Primavalle, l'undicenne Giorgio, ex capellone e ora rapato: vivace e ribelle che si crede cattivo, legge Killing e canta Let It Be dei Beatles. Le qualità di I bambini e noi sono il rispetto per le persone, adulte o piccine, verso le quali Comencini punta la cinepresa e il microfono; l'assenza quasi totale di concessioni al folklore o alla demagogia; il tatto con cui l'anziano regista si rivolge ai suoi piccoli interlocutori, tatto che è spesso affettuosamente ruvido e persino impietoso per la preoccupazione di evitare ogni forma ipocrita di paternalismo condiscendente» (M. Morandini, Con rispetto e con affetto, in L. Capulli, S. Gambelli, a cura, I bambini del cinema: Luigi Comencini 1946-1991, Comune di Ancona, 1992).
 
«I bambini e noi est l'occasion pour Comencini de parcourir l'Italie à la recherche de l'enfance et aussi “à la recherche de la famille” (selon un autre titre possible envisagé par le cinéaste) - les deux aspects étant évidemment complémentaires. Allant du nord au sud, rencontrant les riches à Milan, les pauvres à Naples, les enfants des villes et ceux des campagnes, Comencini présente une mosaique qui, en six épisodes, fournit une somme d'informations considérable, une information toujours mise en évidence par la sensibilité du réalisateur-interviewer. Ce n'est pas une des moindres particularités de cette enquéte […] que d'étre l'occasion pour le cinéaste de se présenter à l'image. Loin de tout didactisme ou de toute vision détachée des choses, Comencini entre dans le champ et interroge, s'informe, s'étonne, exactement comme le fera plus tard le spectateur qui verra l'émission sur son récepteur […] I bambini e noi mériterait de longs développements tant la prise de position de Comencini par rapport à la réalité filmée peut fournir de matière à la réflexion. A bien y regarder, malgré son pragmatisme apparent, cette prise de position cache une attitude théorique extrémement precise: elle affirme le primat de l'expérience directe sur la préparation préalable. Elle indique […] une position d'humilité vis-à-vis de la chose filmée et elle insiste sur l'idée que la réalité est toujours plus riche, plus surprenante, plus enrichissante, que tout ce que l'on peut imaginer a priori» (J.A,. Gili, Luigi Comencini, Edilig, Paris, 1981).


Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Luigi Comencini


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