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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



7/8 – Sette ottavi
Italia, 2007, 35mm, 74', B/N


Regia
Stefano Landini

Soggetto
Stefano Landini

Sceneggiatura
Stefano Landini, Devor De Pascalis, Giulia Graglia

Fotografia
Pierfrancesco Cadeddu

Operatore
Vaky Mallaby

Musica originale
Paolo Fresu

Suono
Piero Fancellu

Montaggio
Stefano Landini

Effetti speciali
David Bush

Scenografia
Valentina Scalia

Costumi
Cristina Audisio

Trucco
Andrea Lovarini

Aiuto regia
Giulia Graglia

Interpreti
Fabrizio Nicastro, Ernesto Mahieux, Alessandro Vantini, Flavio Montrucchio, Roberto Citran, Antoine Rebb, Lina Bernardi, Guido Ruffa, Paolo Belletrutti, Antonio Sarasso, Charlie Dogliani, Roberto Pitta, Riccardo Forte, Adriano Saleri, Pino Rolle

Casting
Giulia Graglia

Ispettore di produzione
Enrico Del Lotto

Produzione
Stefano Landini, Enrico De Lotto per LCN Cinema, Rai Cinema

Note
Collaborazione alla sceneggiatura: Devor de Pascalis, Giulia Graglia; Cinemascope; aiuto operatore: Mathieu Gasquett; assistente operatore: Miriam Bruera; operatore steadycam: Vaky Mallaby; Viper technical consultant: Roberto Laterza; fotografo di scena: Mauro Mininel; brani musicali originali eseguiti da: Quintetto Paolo Fresu (tromba e flicorno: Paolo Fresu, sassofono: Tino Tracanna, batteria: Ettore Fioravanti, pianoforte: Roberto Cipelli, contrabbasso: Attilio Zanchi); chitarra solista nei brani Free-Up e Sette Ottavi: Max Carletti; suono in presa diretta; sound engineer: Stefano Amerio; mixage: Romano Pampaloni; microfonista: Andrea Viali; assistenti scenografi:  Ermisenda Soy Bejar, Fabrizio Serralunga; assistente costumista: Francesca Cibischino; sarta: Ausilia Giustetti; acconciature: Raffaella Alpignano; assistenti alla regia: Flavia Esposto, Andrea Marchese; segretaria di edizione: Cinzia Chiara; assistenti di produzione: Sara Mana, Anna Frandino, Luca Mangialardi; segretaria di produzione: Benedetta Groppo; organizzatore generale: Josephine Geminale; backstage: Michele Rossi.
 
Primo film italiano interamente girato in Alta Definizione con telecamera digitale 2K Thompson Viper  4:4:4 uncompressed.
 
Realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e di Film Commission Torino Piemonte. Il film è stato approvato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali con la seguente motivazione: «l'intolleranza dei regimi può portare sul plotone d'esecuzione degli uomini che hanno come colpa quella di voler esprimere le proprie idee attraverso la musica ed in particolare il jazz, ritenuto negli anni '40 in Italia assolutamente vietato. Il progetto filmico si fa portatore con estrema cura nella descrizione dei personaggi e ponendo la musica come elemento catalizzatore, dell'importanza di poter veicolare le proprie idee attraverso qualunque forma artistica».
 
Locations: Torino e Collegno (TO).
 
Premio Come Miglior Film Indipendente al 61° festival Internazionale del Cinema di Salerno.




Sinossi
Un racconto storico-fantastico che ha come tema la libertà di espressione: Torino, 1940: un gruppo di musicisti subisce censura e ostracismo a causa dell’intolleranza fascista nei confronti del jazz e a causa delle leggi razziali. I protagonisti della vicenda sono oggetto di discriminazione e subiscono la rappresaglia del regime per un clamoroso errore giudiziario ma allo stesso tempo per un atteggiamento repressivo diffuso.




Dichiarazioni
«Le semplici opinioni o le appartenenze ad etnie, gruppi religiosi o ideologie politiche sono materia di scontro non più mediato dal confronto, ma spesso amplificato dai media. Le forme d’espressione artistica – musica, letteratura e così via – possono costituire una minaccia in epoche di Totalitarismo: chi rappresenta un pericolo, per quanti fanno della repressione delle idee il loro progetto, è soprattutto chi invita a pensare. Forse nessun governo è esente da censure più o meno forti verso letteratura, pittura o cinema: i recenti totalitarismi khomeinista e talebano proibivano l’ascolto della musica, definita “oppio dei popoli”. Nel nostro paese, mai fortemente repressivo, queste limitazioni si sono verificate soprattutto durante il fascismo. Non si è mai arrivati ai roghi di libri berlinesi ma molti intellettuali e artisti erano poco graditi al regime, e in questo quadro anche la musica subì qualche censura; il jazz, ad esempio, “veicolo d’esotismo” e minaccia per l’italica melodia, non era ben tollerato: quando l’alleanza con la Germania si fece più stretta, ciò che proveniva dagli Stati Uniti era deriso dalla cultura di regime, e alcune disposizioni restrittive ne limitavano le possibilità d’esecuzione in pubblico. Nella storia che vorrei realizzare questa situazione viene esasperata per aumentarne l’effetto drammatico e favorire la riflessione, duplice in quanto intrecciata sullo sfondo con la parallela e ben più tragica intolleranza verso la popolazione ebraica, dettata dalle contemporanee leggi razziali. I musicisti protagonisti della vicenda sono oggetto di una vera e propria discriminazione e rappresentano un triste capro espiatorio di ciò a cui l’intolleranza può condurre. Un’irrazionale sete di vendetta si riversa su di loro senza una spiegazione: essi vengono condotti a morire per un clamoroso errore giudiziario ma allo stesso tempo per un atteggiamento repressivo che esula dalle epoche e dal contesto storico ma dovrebbe invitare a riflettere ognuno di noi. Chiedo perciò scusa delle eventuali incongruenze storiche facendo appello al fatto che si tratta di una storia di fantasia, e auspicandomi che la visione di questo film - al di là delle ideologie ed epoche rappresentate - possa suscitare un dibattito sull’importanza della libertà di esprimere le proprie idee attraverso qualunque forma artistica» (S. Landini, www.fctp.it).
 
«Le forme d’espressione (musica, letteratura e così via) possono costituire una minaccia in epoche di Totalitarismo: chi rappresenta il pericolo è soprattutto chi invita a pensare. I totalitarismi proibivano spesso l’ascolto della musica definita “oppio dei popoli”. Nel nostro Paese queste limitazioni si sono verificate soprattutto durante il Fascismo. Non si è arrivati ai roghi di libri berlinesi ma molti intellettuali e artisti erano poco graditi al Regime: in questo quadro anche la musica subì qualche censura; il jazz, “veicolo d’esotismo” e minaccia per l’italica melodia, non era tollerato» (S. Landini, “La Stampa”, 27.3.2007).





«I rapporti tra musica e cinema, forse per la natura stessa di entrambi i linguaggi, intrinsecamente progressivi e ritmici, sono sempre stati molto stretti, ma nel film 7/8 Sette Ottavi i confini si perdono ed ogni fotogramma si completa nelle note che lo accompagnano e viceversa. Il merito di questo capolavoro è di Stefano Landini e del famosissimo trombonista Paolo Fresu, che hanno firmato a quattro mani la regia e le musiche di questa pellicola […]. La pellicola di Landini vuole far riflettere su quanto le più varie forme d’espressione […] possano costituire una minaccia in epoche di Totalitarismo. […] In Italia simili limitazioni si sono verificate soprattutto durante il Fascismo. Non si è arrivati ai roghi di libri berlinesi ma molti intellettuali e artisti erano poco graditi al Regime, anche la musica subì qualche censura. Il jazz, infatti, veniva considerato “veicolo d’esotismo” e dunque minaccia per l’italica melodia» (P. Raimondo, “L’Eco del Sud Est”, 8.3.2008).
 
«La storia, resa in immagini interamente in città e nei dintorni, riporta l’attenzione su fatti realmente avvenuti: l’accusa a numerosi musicisti di suonare il jazz, musica “proibita” negli Anni Quaranta da Mussolini e Goebbels» (D. Cavalla, “La Stampa”, 27.3.2007).
 
«La musica jazz proveniva dagli Stati Uniti e per questo, soprattutto negli anni più bui della forte alleanza con la Germania nazista, veniva deriso dalla cultura di Stato e alcune disposizioni restrittive ne limitavano le possibilità d’esecuzione in pubblico. Nella storia la persecuzione dei musicisti si intreccia con quella, ben più tragica, attuata nei confronti della popolazione ebraica. La pellicola in bianco e nero contribuisce ad accentuare la drammaticità ma anche l’eleganza delle scene» (“l’Unità”, 27.8.2008).
 
«La pellicola di Landini – primo film europeo completamente girato con il sistema Viper 2 K – vuole far riflettere su quanto le più varie forme d’espressione - dalla musica all’arte, passando per la letteratura – possano costituire una minaccia in epoche di totalitarismo: per Landini chi rappresenta il pericolo è soprattutto “chi invita a pensare”» (“Gazzetta del Mezzogiorno”, 7.3. 2008).

«Primo film italiano ed europeo girato con il sistema Viper 2K (lo stesso di Collateral di Michel Mann e di Zodiac di David Fincher) che permette di migliorare ulteriormente la già ottima qualità dell’alta definizione, 7/8 è un bel film in bianco e nero che mostra come anche i totalitarismi non possano riuscire ad annientare la voglia di seguire le proprie passioni» (“Mondo Niovo 18-24 ft/s” n. 1, 2009, Speciale Piemonte Movie).





Persone / Istituzioni
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