Altri titoli: Demetrio Stratos: VITAareaVOCE - The Stratos Voice
Regia Luciano D'Onofrio, Monica Affatato
Soggetto Luciano D'Onofrio, Monica Affatato
Sceneggiatura Luciano D'Onofrio, Monica Affatato
Fotografia Angelo Santovito
Musiche di repertorio Demetrio Stratos
Suono Mirko Guerra
Montaggio Pier Milanese
Effetti speciali Angelo Santovito
Produttore esecutivo stripslashes(Maurizio Perrone)
Produzione Maurizio Perrone per Route1
Note Assistenti al montaggio: Dario Nepote, Roberto Pitarresi; interventi di: Demetrio Stratos, Oskar Schindler, Diego Cossu, Francesco Avanzini, Daniela Ronconi Demetriou, Gianni Dall'Aglio, Matteo Guarnaccia, Gianni De Martino, Claudio Rocchi, Ares Tavolazzi, Patrizio Fariselli, Silvia Lelli, Roberto Masotti, Patrick Erard Djivas, Paolo Tofani, Cristian Capiozzo, Paolino Dalla Porta, Gianni Emilio Simonetti, Ambrogio Vitali, Oderso Rubini, Massimo Villa, Nanni Balestrini, Diamanda Galas, Brian Auger, John De Leo, Claudio Chianura, Sainko Namtchvlak, Giorgio Benacchio, Fatima Miranda, Sherif El Sebaie, Arrigo Lora Torino, Mauro Pagani, Luciano Martinengo, Joan La Barbara.
Il progetto La Voce Stratos nasce nel 2005. Dopo una lunga fase di ricerche e di scrittura, nell'autunno del 2006 inizia una prima parte di riprese, in Emilia Romagna, per poi essere terminato nel 2009.
Il documentario è stato realizzato con il supporto di Daniela Ronconi-Demetriou, vedova Demetrio Stratos e il sostegno di: Film Commission Torino Piemonte, Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario), Regione Emilia Romagna (Assessorato Cultura, Sport, Progetto Giovani).
Sinossi
«A più di 25 anni dalla sua morte la voce di Stratos continua a suscitare entusiasmi ed emozioni. Il corpus del suo lavoro mostra un’eterogeneità unica, estendendosi dai territori della musica commerciale a quelli del rock, del jazz, della musica contemporanea e dell’avanguardia più radicale, sempre a livelli insuperati. Per estensione ed intensità il carattere del suo lavoro assume l’inafferrabilità del mito, mito che egli realmente è stato per quegli anni, dei quali la sua voce rappresentava al massimo grado la volontà di cambiamento, di creazione del nuovo e di distruzione del dogma.
Demetrio Stratos nasce in Egitto da genitori greci e arriva in Italia negli anni Sessanta, per iscriversi all’Università. Inizia a cantare – per caso, si dirà - e diventa la voce dei Ribelli, gruppo di punta del “beat italiano”: un cantante greco! Negli anni Settanta è tra i fondatori degli Area, uno dei più provocatori ed innovativi gruppi di pop sperimentale. Gli Area portano la ricerca musicale direttamente nelle strade e nelle manifestazioni oltre che su disco e nei concerti. Le loro influenze spaziano dal rock al jazz alla musica contemporanea, dalla musica etnica all’elettronica. Un salto quantico, per un cantante-per-caso di soul e rhytm’n’blues.
A partire dal lavoro sperimentale con gli Area, parallelamente ad esso, Stratos inizia a studiare la voce come puro strumento musicale e sonoro, realizza dischi per sola voce e lavora con artisti del calibro di John Cage. Le registrazioni e le misurazioni effettuate nei Centri di Fonologia testimoniano che oltre ad avere una gamma di esmissione amplissima ha la capacità di emettere due eanche tre suoni di frequenza diversa in contemporanea.
Le sue ricerche rimangono feconde per chi si occupa della voce come strumento musicale, le sue sperimentazioni insuperate. La ricerca di Stratos sulla voce ha segnato un punto di non ritorno nell’esplorazione della voce umana come strumento musicale, nell’abbandono del linguaggio verbale come forma unica e privilegiata di espressione musicale legata alla voce.
Nel marzo 1979 Demetrio viene ricoverato dapprima a Milano poi al Memorial Hospital di New York per una grave forma di aplasia midollare. Muore a New York il 13 giugno del 1979, proprio alla vigilia di un concerto organizzato per raccogliere fondi per le costose cure. Il concerto all’Arena civica si tramutò in un colossale tributo all’artista e all’uomo. Sul palco si alternarono un centinaio di musicisti di fronte ad un pubblico di oltre 60.000 spettatori. Un pubblico di massa per un artista che non era mai stato “di massa”» ( www.fctp.it).
Dichiarazioni
«L'idea ci venne nel 2004 da uno scambio di battute con l'amico e direttore della fotografia del film Angelo Santovito. Demetrio Stratos è “l'uomo dai molti ingegni”, l'instancabile Ulisse della voce che partito dal rock si è lanciato nella sperimentazione radicale pop degli anni '70, ben oltre quel genere chiamato progressive, fino ad una ricerca sulla voce assoluta che andasse oltre i linguaggi conosciuti, alla ricerca di una liberazione della voce (che era una liberazione del corpo) dai canoni imposti dall'alto, troppo esigui per una generazione il cui obiettivo era cambiare il mondo e subito. Siamo andati trovare Stratos al cimitero di Scipione e dopo aver verificato la disponibilità di Daniela Ronconi, sua moglie, con la vivacità dei suoi ricordi e la sua intelligenza, tornammo a Torino promettendole che questo lavoro l'avremmo fatto e ad ogni costo. La regia a due ed i nostri rispettivi backgrounds, ci hanno consentito di approfondire la figura di Demetrio Stratos sotto ogni singolo aspetto: “storico”, “artistico”, “musicologico”, “foniatrico”, “politico”, “antropologico”, non ultimi ovviamente quello documentaristico e cinematografico. Questo incredibile miscuglio di temi si è sviluppato nell'arco di più di due anni attraverso quaranta interviste ai musicisti dei Ribelli, degli Area, a studiosi della voce, artisti e performer, a giornalisti, fotografi ed intellettuali che hanno attinenza col lavoro di Stratos. […] Nonostante Stratos sia molto conosciuto in Italia, il valore della sua ricerca come artista del '900 non è giustamente valorizzato. Ci auguriamo che questo film possa contribuire a renderlo più visibile anche agli occhi ed alle orecchie di chi in quegli anni non c'era. Nel racconto di chi quel periodo invece lo ha vissuto, resta un'intensità di cui oggi si avverte la mancanza, come si avverte la mancanza di una voce come la sua, che di questa intensità rimane uno degli emblemi più genuini. Ci siamo resi conto che non c'è niente di più umano del messaggio che la sua ricerca ci ha lasciato: “se una nuova vocalità può esistere deve essere vissuta da tutti e non da uno solo: un tentativo di liberarsi dalla condizione di ascoltatore e spettatore cui la cultura e la politica ci hanno abituato”» (M. Affatato e L. D’Onofrio, “La Stampa – TorinoSette”, 25.9.2009),
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«Che cos'è la voce umana. Quali sono gli elementi che rendono ogni voce unica ed irripetibile. Quali sono le sue funzioni prima e oltre il linguaggio. Queste sono alcune delle tematiche che il nostro documentario vuole affrontare nel narrare il percorso biografico e artistico di una delle voci più audaci e significative del secolo appena trascorso. La struttura narrativa biografica del documentario su Demetrio Stratos interseca necessariamente una molteplicità di temi che permettono vari livelli di lettura, se vogliamo una lettura multistrato. È un discorso sulla voce che
contiene anche un pezzo della storia e dei costumi italiani degli anni sessanta e settanta, è un incontro con le avanguardie artistiche internazionali di quegli anni e al tempo stesso, una riscoperta della tradizione culturale e musicale mediterranea, aggiornata e contaminata. Ed è anche un'immersione nella politica, nella sperimentazione e nella creatività dei movimenti degli anni settanta, visti attraverso gli Area che ne furono tra i portavoce più rappresentativi. La sperimentazione vocale, tema fondamentale e trasversale dall'inizio alla fine del documentario, viene affrontata sia da un punto di vista scientifico con l’intervento di otorino-laringoiatri esperti di voce artistica, che da quello artistico per i quali sono state interpellate alcune tra le voci più significative del panorama della musica contemporanea, per il quale il lavoro unico ed estremo di Stratos ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento fondamentale. II materiale di repertorio è utilizzato, oltre che per descrivere ciò che viene raccontato dagli intervistati, anche per evocare mediante trattamenti grafici quella che era la natura creativi di quegli anni, in particolare
l’attitudine sperimentale di Demetrio Stratos. II film è ulteriormente arricchito da registrazioni vocali inedite di Demetrio Stratos, gentilmente concesse per il documentario da Claudio Rocchi, filmini super8 inediti dei Ribelli forniti da Gianni Dell'Aglio e dalle foto di Silvia Lelli e Roberto Casotti» (L. D'Onofrio, M. Affatato, www.bellariafilmfestival.org).
«Demetrio Stratos è una delle figure più sottovalutate nell'intera storia della musica contemporanea; le sue straordinarie capacità vocali e il rigore della sua sperimentazione lo portarono a esperimenti mai incisi fino ad allora su supporti fonografici. Quando lo uccise una rara forma di aplasia midollare, si trovava negli Stati Uniti per approfondire la materia vocale insieme a insigni docenti universitari specializzati in emissione di emissione di suoni multipli. Dopo le già rare “triplofonie”, Demetrio era infatti arrivato alle “quadriplofonie”, ovvero alla creazione di quattro suoni insieme con una sola emissione respiratoria. Un'esperienza sull'orlo del collasso, che incrociava le tecniche di raggiungimento dello stato di grazia sperimentate dai monaci greci ortodossi ai canti gutturali dell'Asia, fino alle collaborazioni di ambito contemporaneo messe a segno con John Cage, Juan Hidalgo e Walter Marchetti. Senza dimenticare l'aspetto ludico del suo lavoro, in particolare il rock'n'roll americano degli anni Cinquanta, al centro di scatenati progetti paralleli. La natura degli Area, formazione simbolo del progressive rock italiano in transito verso il jazz e la world music, nonché la vocazione ribelle e anarchica del personaggio, rendevano difficile all'epoca l'accesso ai media ufficiali. Ci provò la tivù, che a un certo punto commissionò, al cantante nato nel 1945 ad Alessandria d'Egitto una serie di trasmissioni dedicate ai bambini. Argomento, ovviamente, l'uso della voce. Peccato che il personaggio fosse per i gusti del tempo troppo esplicito nel mettere in relazione il percorso di conoscenza delle corde vocali da parte dell'individuo con il suo stesso percorso di liberazione dalle inibizioni e dai cliché culturali del periodo; il programma restò così nel cassetto della protettiva Mamma Rai. Dopo un primo documentario milanese di molti anni fa, Cantare la Voce, tornano ora alla materia Stratos i due registi torinesi, e subalpina è anche la produzione di Pier Milanese e Maurizio Perrone per Route 1. A ricordare anche i tanti concerti che gli Area tennero a Torino, dal Palasport all'improbabile cinema Alcione, passando per le feste della sinistra extraparlamentare» (P. Ferrari, “La Stampa”, 29.9.2009).
«Per quanto riguarda l'uscita del film nelle sale, determinante il ruolo della società Slow Cinema: “Grazie a noi - sottolinea l'esercente Gaetano Renda - la maggior parte dei film indipendenti realizzati a Torino riesce ad approdare nelle sale. Spesso il percorso comincia dalla nostra città e diventa nazionale: è il caso di Diari, Prossimo tuo, Tutti intorno a Linda. È una semplice puntualizzazione ma necessaria in un mondo, quello del cinema e della cultura, dove non c'è mai rispetto e riconoscimento per il lavoro quotidiano che alcuni operatori fanno con professionalità e discrezione, investendo tempo e denaro» (D. Cavalla, “La Stampa .- TorinoSette”, 25.9.2009).
Scheda a cura di Franco Prono
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