Torino città del cinema
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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Persone



Gianni Amelio

San Pietro Magisano (Catanzaro), 20 gennaio 1945
Regista
Dopo aver frequentato il Centro Sperimentale ed essersi laureato in filosofia, nel corso degli anni Sessanta lavora sia come operatore sia come aiuto regista. Debutta dietro la macchina da presa nel 1970 con La fine del gioco, realizzato nell’ambito dei programmi sperimentali della Rai. Nel 1973 realizza per la televisione un film a 16 mm su Tommaso Campanella, La città del sole, interpretato da Giulio Brogi, a cui seguono opere di notevole impegno come Il piccolo Archimede (1979), suggestivo adattamento dell’omonimo romanzo di Aldous Huxley, che fa guadagnare a Laura Betti il premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di San Sebastian. Nel 1982 realizza Colpire al cuore, film sul rapporto tra un padre ed un figlio dell’epoca del terrorismo, che riscuote ampi consensi di critica. Con Porte aperte (1990) il regista s'impone a livello internazionale, aggiudicandosi una nomination all'Oscar anche grazie alle straordinarie interpretazioni di Gian Maria Volontè ed Ennio Fantastichini. Sono i successivi Il ladro di bambini (1992, vincitore del Gran premio speciale della giuria al Festival di Cannes), Lamerica (1994) e Così ridevano (1998, Leone d’Oro alla Mostra di Venezia) a consacrarlo definitivamente autore di indubbio valore e fama mondiale. Del 2004 è Le chiavi di casa, liberamente ispirato al romanzo Nati due volte, di Giuseppe Pontiggia. Il film, interpretato da Kim Rossi Stuart e Charlotte Rampling, è tra i protagonisti della 61ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, alla quale Amelio partecipa in concorso. Nel 2006 Amelio gira La stella che non c’è (2006), tratto dal romanzo La dismissione di Ermanno Rea. Grande appassionato di cinema, autore di articoli e libri, dal 2009 è Direttore del Torino Film Festival.





A diciannove anni, iscritto da poco all'università, andavo a caccia di supplenze nelle scuole medie della provincia di Catanzaro. Insegnai lettere per qualche settimana in un paesino sulla costa jonica, Sant'Andrea, e il primo giorno, più imbranato dei miei alunni, diedi subito un compito in classe, un tema: la città che vorresti visitare. Mi ricordo che tutti dissero Roma, per via del Vaticano, del Colosseo, dei monumenti. Uno solo scrisse più o meno: non lo so qual é la città più bella e non me ne importa niente. Io voglio andare a Torino perché là c’è mio fratello che lavora...
Non so se questo episodio lontano sia stato determinante nella scelta della città di Così ridevano, ma voglio pensare di sì. Del resto non avevo scelta: o Torino o Milano. E Milano era la città di Rocco e i suoi fratelli. A Milano avevo girato Colpire al cuore...
Perciò Torino. Una città dalla quale mi ero tenuto lontano per molto tempo, per vicende personali che me l'avevano resa ostile, drammatica. Il primo giorno che vi sono tornato ho dovuto ricucire il malessere che mi provocava, farmi forza per non tornare indietro. Ma questo, mi sono detto, era il sentimento che provavano i personaggi della mia Sicilia; vivere a Torino doveva essere anche per loro una pena, un dolore. Quindi era giusto soffrire insieme.
Poi il film è cominciato, e quella di un film è sempre una vita a parte, in una città a parte, che ti protegge da ogni altra intrusione. Però Torino accoglieva la mia storia naturalmente, i personaggi di fantasia si inserivano senza sforzo nella sua realtà attuale, nonostante fosse un film d'epoca, nonostante tornassi indietro di quarant'anni… Mi si svelava così, un giorno dopo l’altro, il segreto di questa città, che non è solo in superficie “fotogenica” (come ormai dicono in tanti), ma è disponibile a mostrare la sua anima in varie forme. E di anime ne ha tante, molte ancora da scoprire.
Il centro storico di Torino sembra intatto. A differenza di altre città - dove gli emigranti venivano spinti verso le periferie, in baracche e borgate - a Torino la gente deI Sud dovette rifugiarsi nelle soffitte (che erano la parte più fredda dei palazzi, più umide di un "basso" di Napoli o di un "catoio" palermitano). Alcune di queste soffitte sono rimaste come mezzo secolo fa, disabitate da decenni, abbandonate, vuote. Una manna per chi deve fare un film. […]  Anche a Roma il centro storico è cambiato poco negli ultimi decenni. Ma per tante ragioni è difficile anche girarvi un film ambientato ai giorni nostri, non so perché. A Torino mi ha stupito la tempestività e la qualità delle collaborazioni sulle quali si può contare. Da parte delle amministrazioni locali soprattutto, che evidentemente hanno per il cinema un’attenzione particolare, non dimenticano che la città è stata, per quanto riguarda l'Italia, la prima capitale della settima arte. […] Penso che Torino sia una città che non solo accoglie il nostro lavoro, ma lo ama.
(in Davide Bracco, Stefano Della Casa, Paolo Manera, Franco Prono, a cura di, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001)






Film
titoloregiadatanote
Così ridevanoGianni Amelio1998Italia, 35mm, 124', Colore




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