Torino città del cinema
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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Persone



Riccardo Freda






Torino è stata la città che mi ha dato più soddisfazioni quando ho smesso di fare il cinema e quando non avevo ancora iniziato a essere un vero regista. Quando nessuno mi ha lasciato girare film, ho ricevuto a Torino omaggi e tributi come non mi è mai successo quando ero un regista. Premi, discorsi, omaggi. Ma soprattutto la possibilità di parlare a un pubblico che conosceva i film che ho girato e che aveva voglia di parlarne, di sapere di più. Credo sia una specie di riserva indiana, visto che il cinematografo ormai è finito e per quanto riguarda il cinema del passato si studiano solo gli autori che hanno superato l’esame di neorealismo, gli altri non vengono nemmeno menzionati. Quando invece avevo appena iniziato la mia carriera, ho incontrato la persona più importante, più colta e più intelligente che ho potuto incontrare in tutta la mia vita. Si chiama Riccardo Gualino, era talmente intelligente che lo stesso Mussolini, dopo averlo messo al confino, ha dovuto richiamarlo d’urgenza perché era l’unico che capiva qualcosa di economia. Gualino aveva un debole per me, mi faceva fare con lui lunghe passeggiate durante le quali parlavamo d’arte, di romanzi, di cultura. I contratti noi li facevamo sulla fiducia, e quando c’era qualche contrasto lui era sempre dalla mia parte. Quando per I miserabili avevo deciso di fare a meno di Rossano Brazzi perché era diventato insopportabile e continuava ad avere pretese, dissi al produttore della Lux che avrei preso il primo coglione che passava per la strada. Il produttore, disperato, corse da Gualino a ripetergli quanto avevo appena detto. Gualino lo liquidò subito, dicendo che se io volevo il primo coglione che passava per la strada era sicuramente la scelta migliore. Fu così che Aldo Nicodemi iniziò la sua carriera di attore, e fu così che giunsi alla definitiva conclusione che quel piccolo signore torinese che non amava parlare con nessuno era la persona più intelligente che avessi incontrato in vita mia. A Torino ho fatto il regista di un film per un giorno. Un giorno soltanto, non ho resistito un minuto di più. Si intitolava Giove in doppiopetto, era stato uno dei cavalli di battaglia a teatro di un comico che non mi piaceva, Carlo Dapporto. Avevano chiamato me perché era il primo film italiano realizzato in Cinemascope. Siccome ero stato il primo a girare una sequenza a colori in Tradimento, mi offrirono una buona cifra e così accettai. Il set era stato costruito in un padiglione di Torino Esposizioni, una struttura orrenda vicino al Po. Arrivai per girare ma Dapporto incominciò a fare le bizze: la scenografia doveva essere cambiata, i costumi erano così così, forse si potevano chiamare altri comici per rinforzare la storia... Lo sopportai per qualche ora, poi gli spiegai che era una nullità e che il film serviva solo a sfruttare il successo della sua commedia musicale e che io amavo girare in fretta e non perdere tempo. Quando lui iniziò a rispondermi, mi alzai e me ne andai. Feci la fortuna del mio aiuto Daniele D’Anza, che poi ha lavorato molto in televisione: il mio posto lo diedero a lui. Ma soprattutto feci un piacere a me stesso. A Torino avrei girato volentieri un horror, una storia di industriali satanisti o qualcosa del genere, visto che è la città dove, dai tempi di Cavour, il satanismo è praticato dalla classe dirigente. Ma chi mi avrebbe mai dato i soldi per farlo?








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