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Persone |
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Ugo Gregoretti
Roma, 28 Settembre 1930
Regista, attore
Inizia a lavorare in Rai nel 1953, come regista e autore televisivo, firmando trasmissioni come Semaforo e Controfagotto, documentari come La Sicilia del Gattopardo e sceneggiati come Il circolo Pickwick. Esordisce come regista cinematografico nel 1962 con il film I nuovi angeli, tratto dal libro di M. Guerrini I ventenni non sono delinquenti. Nel 1963, dopo aver partecipato a Le più belle truffe del mondo, è autore de Il pollo ruspante, incluso in RoGoPaG - Laviamoci il cervello, lungometraggio a episodi firmato anche da Roberto Rossellini, Pier Paolo Pasolini, Jean-Luc Godard. Sempre nello stesso anno scrive e dirige Omicron, film fantascientifico e curioso esempio di satira sul lavoro operaio. Del 1964 è Le belle famiglie, mentre nel 1969, in pieno “autunno caldo” il tema della fabbrica ritorna con il documentario Apollon, una fabbrica occupata. Dopo Il contratto (1971), altro documentario a sfondo politico-sociale, Gregoretti dirige per la Rai Romanzo popolare italiano (1975) e Uova fatali (1977). Autobiografica è il film, Maggio musicale, del 1990.
Vastissima è anche la sua attività teatrale (di attore e regista sia nel teatro d'opera che in quello di prosa), un’esperienza che gli consente di ricoprire con competenza sia la carica di Presidente dell’Accademia Nazionale di Arte drammatica Silvio D’Amico, sia quella di Direttore del Teatro Stabile di Torino dal 1985 al 1989. Ideatore, nel 1980, del Festival Benevento Città Spettacolo, Gregoretti ne ha conservato la direzione artistica per quasi dieci anni.
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Omicron era un film sulla fabbrica, o meglio, sulla Fiat, tant’è vero che la sua base documentaria è l’inchiesta sulla Fiat fatta da Giovanni Carocci e comparsa sulla rivista “Nuovi Argomenti” diretta da Alberto Moravia, che analizzava le difficili questioni sindacali all’interno degli stabilimenti Fiat dopo la creazione di una polizia segreta che vigilava sul lavoro negli stabilimenti. Alcune cose vennero da un incontro a Torino con dei giovani dei “Quaderni Rossi”, Fofi e Soavi. Dopo i miei primi lavori e dopo il successo del film Ro.go.pag Cristaldi mi propose nel 1963 di girare un film di soggetto fantascientifico, che dapprima pensai di girare direttamente a Torino. Omicron era quindi un curioso esempio di satira sul lavoro operaio in una grande fabbrica, con un alieno che si incarnava in un operaio. Andai in Fiat, un po’ ingenuamente, per chiedere l’uso di un grande stabilimento dove poter girare, ma ovviamente la Fiat non ci diede il permesso. Andai allora all’Eni, che spinta dal desiderio di dimostrare come gli enti pubblici fossero più aperti dei privati, ci mise a disposizione immediatamente uno stabilimento di Firenze, il Nuovo Pignone, specializzato nella costruzione delle bombole a gas per le cucine; restammo lì quasi un mese; a Torino girammo solo alcuni esterni in Piazza San Carlo e in periferia.
A Torino ritornai successivamente, negli anni Settanta, per girare alcuni programmi sperimentali della RAI di Torino, lavori di ricerca che sfruttavano l’uso del chroma-key. Negli anni Ottanta restai a Torino per quattro anni come direttore del Teatro Stabile di Torino. Un’esperienza molto libera, vissuta senza condizionamenti, che mi permise di mettere in scena buoni spettacoli, come Ubu Re di Jarry. Ho un ricordo bello di quel periodo, che tuttavia mi provocò molte critiche al momento di lasciare Torino. Fui bollato come colui che aveva rovinato il teatro pubblico torinese. Con il tempo tutto si è appianato ed oggi sono accolto molto bene ogni volta che torno. Torino è sicuramente la città dove conservo più amici.
(in Davide Bracco, Stefano Della Casa, Paolo Manera, Franco Prono, a cura, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001)
Quando nell’85 (o nell’84) tornai a Torino come direttore del Teatro Stabile mi concessi il piacere di una tenera agnizione attraverso un’emittente locale. Lanciando una specie di appello, cercai e ritrovai il piccolo Maroglio, il bimbo che nel ’48 mi aveva guidato in bicicletta nelle strade semi-deserte di Torino. Era diventato “l’ingegnere Maroglio”. Allo Stabile rimasi quattro anni, un po’ movimentati, durante i quali feci anch’io le spese di quella che Stendhal chiamava “la profonda cattiveria piemontese, unica al mondo”. Di certo esagerava, perché a Torino non mancai di entrare in confidenza con persone dolcissime ed eminenti come Norberto Bobbio, come Laura e Luigi Firpo. I Firpo quando ancora quasi non ci conoscevamo, mi invitarono una sera a cena, insieme ad altri torinesi di spicco curiosi di esaminarmi. La mia timidezza mi rese muto tutta la sera. Quando andai via, per primo, pare che Firpo avesse commentato: “doveva aver lasciato l’intelletto al guardaroba!”.
(Finale aperto, Aliberti Editore, Reggio Emilia, 2005)
Collegamenti Film | titolo | regia | data | note | Omicron | Ugo Gregoretti | 1963 | Italia, 35mm, 95', B/N | La Boheme? Nascita di un’opera | Graziella Riviera, Ugo Gregoretti | 1984 | Italia, U-Matic, 28', Colore | Pirata! (Cult Movie) | Paolo Ricagno | 1984 | Italia, 35mm, 95', Colore | La casbah dei Santi | Giorgio Treves | 1988 | Italia, 35mm, 39', Colore | Interviste sul teatro televisivo | Andrea Balzola, Piero Bodrato , Franco Prono | 1990 | Italia, U-Matic, 45', Colore | Cinema primo amore | Giorgio Treves | 1990 | Italia, 35mm, 29', Colore |
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