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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Aida degli Alberi
Italia, 2001, 35mm, 75', Colore

Altri titoli: Aida of the Trees

Regia
Guido Manuli

Soggetto
Umberto Marino, Guido Manuli, dall’Aida di Giuseppe Verdi

Sceneggiatura
Umberto Marino, Guido Manuli

Musica originale
Ennio Morricone

Suono
Fabio Venturi

Montaggio
Michele Buri

Effetti speciali
Carlo Alfano

Scenografia
Victor Togliani

Casting
Ivo De Palma

Produttore esecutivo
stripslashes(Maria Fares)

Produzione
Maria Fares per La Lanterna Magica, Medusa Film, Aida Ltd

Distribuzione
Medusa

Note
Film di animazione. Orchestrazione e direzione dell’orchestra: Ennio Morricone; orchestra: Orchestra di Roma; coordinamento e organizzazione Lula Sarchioni; ingegnere del suono: Fabio Venturi; assistente: Damiano Antinori; canzoni: L’alba verrà (A. Salerno, E. Morricone) interpretata da F. Giordano e P. Servillo; Il Canto della Terra (A. Salerno, E. Morricone) interpretata da F. Giordano; Frange di Nuvola (F. De Melis, E. Morricone) interpretata da Helena; Il re degli ingordi (O. Avogadro, E. Morricone) interpretata da E. Iacchetti; Do You Believe in Me? (A. Salerno, E. Morricone) interpretata da F. Giordano e M.Hucknall; direzione delle animazioni: Roberto Edson Basarin; direzione storyboard: Maurizio Forestieri; direzione tecnica: Marco Massa; artisti digitali: Federico Cascinelli, Alessandro Saponi, Oscar Torincasa; voci: Jasmine Laurenti (Aida), Simone D’Andrea (Radames), Vittorio Bestoso (Satam), Olivia Manescalchi (Amneris), Ciro Imparato (Diaspron), Massimo Lopez (Ramfis/mutazione), Enzo Iacchetti (Kak), Gianni Gaude (Amonastro), Michele Di Mauro (Moud), Elda Olivieri (Goa), Giorgio Melazzi (Raz), Mario Scarabelli (Kanak), Gino Lana (Uzi), Riccardo Peroni (il sarto), Massimo Bitossi, Massimo Giardini, Ivo De Palma, Gigi Scrivani, Aldo Stella (i soldati); direttore delle voci: Lucia Valenti; assistente al doppiaggio e dialoghi italiani: Ciro Imparato; supervisione artistica: Manuela Tamietti; consulenza tecnica: Manlio Tartara; consulenza casting: Claudia Penoni; ottimizzazione: Paola Vigna; delegati di produzione: Serena Petrucci, Andrea Lazzarin; collaborazione alla produzione: Tele+.
Film realizzato con la collaborazione della Film Commission Torino Piemonte.



Sinossi
Aida è l’affascinante figlia del re di Arborea, terra caratterizzata da immense distese di verde e foreste. La bella fanciulla, dedita a quotidiane passeggiate a cavallo all’interno di questo pacifico regno, viene un giorno sorpresa dalle milizie di Petra, tetro paese volto alla guerra e viene fatta schiava. La triste prigionia è allietata dalla conoscenza di Radames, valoroso generale del re di Petra; tra i due scocca da subito la scintilla dell’amore. Il loro sentimento è però minacciato dalla figlia del re Diaspron, la principessa Amneris, anch’ella innamorata del giovane condottiero e da Ramfis, malvagio sacerdote dedito al culto di Satam, dio della guerra. Quando lo scontro tra i due popoli sembra inevitabile, ecco che la forza dell’amore dei due giovani riesce a sconfiggere la trama ordita dal perfido sacerdote.




Dichiarazioni
«Finora mancava solo la lirica […] Eppure il melodramma è un patrimonio di storie immenso. Grandi drammi, trame avvincenti che si raccontano in musica e in coreografia, di cui il pubblico ricorda poche romanze e molte emozioni. Questo mi ha convinto che l’opera poteva essere la strada giusta per il nostro lavoro» (G. Manuli, “La Stampa”, 16.11.2001).
 
«Fino a quindici giorni fa Verdi non c’era per nulla. Poi ho cambiato idea e ho inserito una piccola citazione: otto secondi appena, ma sufficienti all’esperto per riconoscere la frase melodica di Numi, pietà del mio soffrir. Per il resto non ho cercato di riscrivere il melodramma, sarebbe stato assurdo: però ho voluto che la musica di questa Aida fosse musica popolare, come lo era la lirica nell’Ottocento. Verdi non scriveva per l’élite, ma per il grande pubblico che amava e apprezzava il suo lavoro. […] Nel film si intrecciano livelli di lettura differenti. E questo sembrava un problema nella creazione di una colonna sonora omogenea. Nelle canzoni si esprimono i motivi più semplici e orecchiabili, ma in generale la musica della mia Aida ha nature diverse, come diversi sono i toni narrativi» (E. Morricone, “La Stampa”, 16.11.2001).
 
«Lo studio fabbrica dove si concentra tutta la linea di lavoro non esiste più. La realizzazione è stata affidata a studi in Spagna, Belgio, Polonia e Corea, nonché a numerose e interessanti realtà italiane che hanno collaborato con noi» (M. Fares, “La Stampa”, 16.11.2001).
 





«Aida degli alberi segna un momento importante nell’animazione italiana, ovvero l’inizio di una possibile sfida tecnologica e di contenuti nei confronti di quella delle Major americane. Pure con budget assolutamente incomparabili, il film di Guido Manuli stabilisce che anche in Italia si può realizzare un prodotto tecnologicamente avanzato sfruttando le capacità e la fantasia di giovani tecnici desiderosi di sperimentare. Il primo obiettivo perseguito da Manuli era quello di rendere omogenea la mescolanza tra animazione 2D e quella 3D, sfida decisamente vinta. Il secondo era il tentativo di esplorare il terreno dell’avventura e il libretto di Antonio Ghislanzoni scritto per Giuseppe Verdi rappresentava una ghiotta occasione. Coadiuvato da Umberto Marino, che ha collaborato anche con Enzo D’Alò per Momo, Manuli per prima cosa ha pensato di spostare l’azione dall’Egitto e dall’Etiopia dell’originale, ai regni fantastici di Petra e Arborea. Questo perché dopo Il principe d’Egitto era difficile pensare di competere con il film DreamWorks sul piano della ricchezza iconografica e della tecnologia. Poi Manuli ha deciso di non utilizzare l’ovvia colonna sonora verdiana, che sopravvive solo per un breve istante durante la scena della battaglia, ma di servirsi dell’estro di Ennio Morricone che ha scritto una partitura romantica ed emozionante allo stesso tempo. […] Troppi padri a Petra, il regno della pietra, dell’architettura dalle proporzioni enormi, della guerra, allontanano la prospettiva di un incontro multiculturale, privilegiando un’ottica monolitica che fa dell’altro il nemico da abbattere. Non è quindi un caso che i momenti più affascinanti dello scontro siano proprio le scene di battaglia, affidate all’abilità di Manfredo Manfredi che ha costruito una sorta di affresco onirico di vibrante bellezza. Nel finale quando un inarrestabile tremore della Terra produce una profonda voragine che separa i due eserciti pronti allo scontro decisivo, Manuli si affida alla citazione di un classico del cinema italiano, quella Corona di ferro (1941) di Alessandro Blasetti che, andando contro corrente con la storia di quegli anni, dava voce a un pacifismo sotterraneo e si guadagnò addirittura le ire di Goëbbels. Aida degli alberi non ha tali velleità e forse a  causa delle vicissitudini di Lanterna Magica ha smarrito un po’ per strada l’originalità del progetto primitivo, ma Manuli è riuscito ugualmente a costruire un film che ha come punti di forza un discreto bilanciamento tra le varie anime della storia e due iconografie, quella di Petra e di Arborea, che rappresentano in modo straordinario l’essenza dei mondi cui appartengono» (F. Liberti, “Cineforum” n. 412, marzo 2002).
 
«Manuli, il regista, e tutto lo staff hanno optato per uno stile […] che unisse la tecnica di animazione classica a quella tridimensionale e, soprattutto, con una storia di avventura nel senso classico del termine che rinvia più che altro al modello disneyano. Coraggio, quindi, e anche abilità: non si può rimanere indifferenti alle splendide scenografie di Victor Togliani e ai colori onirici che tratteggiano gli splendidi luoghi di Arborea, ma anche i tetri e meccanici ambienti di Petra. Il colore sempre irreale, splendente e onirico è un tratto davvero unico di questo cartoon. Ma non lascia indifferente neanche la colonna sonora di Ennio Morricone che accarezza i toni epici, quelli più romantici e leggeri con una padronanza eccellente e soprattutto con una capacità unica nell'introiettare gli spettatori nei mondi visivi di Aida e nelle situazioni drammatiche. Un altro carattere distintivo della pellicola è la qualità della regia che sa orchestrare i momenti narrativi del film con maestria, dando largo spazio sia alla storia d'amore tra Aida e Radames, sia alle situazioni belliche, sia ai personaggi di contorno, riuscendo nell'intento di portare avanti fa storia con la complicità di momenti divertenti e drammatici, giocando sulla curiosità e lo stupore soprattutto dei più giovani spettatori. Va sottolineata anche la continua ricerca di movimento nelle immagini: le panoramiche, le visioni dall'alto e i cambi veloci del punto di vista, riescono nell'intento di catturare l'attenzione e portarla continuamente da un punto all'altro degli ambienti e della narrazione. Detto questo, va anche sottolineato che cosa non risulta del tutto riuscito: in primo luogo la convivenza tra disegno bidimensionale e tridimensionale, a volte stride; se la scelta del 3D appare affascinante nella costruzione della divinità maligna Satam, reso ancora più terribile proprio dalla monumentalità del disegno e dei suoi movimenti, quando però nell'immagine sono presenti sia il disegno 3D che quello classico si ha, a volte, una sensazione quasi di sovrapposizione di piani, come se fossero il risultato di mondi diversi » (S. Arcagni, “Film” n. 55, gennaio-febbraio 2002).
 
«Lucia Valenti, fondatrice e presidente della Ods, cooperativa di doppiaggio torinese alla quale “Lanterna Magica” s’è appoggiata per la ricerca degli attori in voce di questa operazione, ha diretto i due showman (Massimo Lopez e Enzo Iacchetti) e gli altri diciotto professionisti scelti per far parlare le figure animate. Il cosiddetto “casting” è avvenuto in quattro studi subalpini, Aldo Russo, Dubster, Tc Rec e Post 625, quest’ultimo sede di registrazione anche dei trailers della pellicola. Il doppiaggio vero e proprio, con gli adattamenti di Ciro Imparato si è invece svolto alla Fono Video Sinc di Milano. Due settimane di lavorazione giunte a conclusione da poche ore, un tempo relativamente breve per un film che ha richiesto in tutto due anni di impegno […] I tre personaggi principali, Aida, Radames e Amneris hanno le voci di Roberta Laurenti, milanese, Simone D’Andrea, pure di Milano e Olivia Manescalchi, torinese. “Finalmente attori giovani chiamati a interpretare i ragazzi della storia - sottolinea Valenti. - Nel doppiaggio solitamente per far parlare i bambini si usano le donne, la cui voce viene scambiata per quella di un fanciullo. Qui, abbiamo puntato su dei ventenni, per quanto professionisti e bravissimi”. Per loro e per tutto il gruppo che ha trasferito sulle immagini le battute del copione di Aida degli alberi la regola imposta dalla “regista del parlato” è stata quella di dare un’anima ai personaggi:  “Le figure del film muovono le labbra su una colonna guida inglese sulla quale ogni paese sistemerà le parole nella sua lingua. Ma la storia nasce vocalmente in italiano e i personaggi prendono vita con la voce dei nostri doppiatori”» (C. Carucci, “La Stampa”, 16.11.2001).

«Nella pellicola il messaggio pacifista appare stemperato in un contesto narrativo un po' confuso. E più che i vari personaggi, dal disegno poco convincente, risultano suggestive le scenografie che riescono a creare un affascinante quadro metastorico. Nell'insieme Aida degli alberi risulta comunque un prodotto di rispettabile qualità, che conferma il buon livello raggiunto dall'animazione nel nostro paese. Ora si tratta di vedere se piacerà ai bambini, suoi naturali destinatari» (A. Levantesi, “La Stampa”, 20.12.2001).
 
«Dentro il film, colorato e vagamente barbarico, c'è un po' di tutto - fin troppo - dai mostri agli animaletti strappabaci, incluse le musiche di Ennio Morricone e le scenografie di Victor Togliani. Come i colleghi della Disney anche Manuli mischia l'animazione a due dimensioni con quella tridimensionale e i risultati sono altrettanto discutibili» (R. Nepoti, “la Repubblica”, 22.12.2001).

«La storia è molto complicata e la sceneggiatura di Manuli-Marino non contribuisce a semplificarla, ammesso che sia possibile, a discapito delle capacità elementari dei bimbi, ma invece a favore dell'intelligenza più combinatoria dei ragazzini d'oggi. Il finale galoppa con tagli imbarazzanti come se a un certo punto della produzione fossero finiti i fondi […] Le musiche, belle e sofisticate, sfogano la cultura novecentista di Morricone, che allarga i suoi confini tradizionali» (S. Danese, “Il Giorno”, 21.12.2001).


Scheda a cura di
Giusy Cutrì

Persone / Istituzioni
Guido Manuli
Umberto Marino
Ennio Morricone
Michele Buri
Maria Fares


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