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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cinema muto



L'ultimo Lord
Italia, 1926, 35mm, B/N

Altri titoli: Rapaz ou rapariga?; Kvinna eller man?; Chico o chica?; Varon o hembra?; La femme en homme; Le dernier Lord; The Last Lord.

Regia
Augusto Genina

Soggetto
dalla commedia di Ugo Falena liberamente ispirata al racconto “Little Lord Fauntleroy” di Frances Hodgson Burnett

Sceneggiatura
Augusto Genina

Fotografia
Carlo Montuori, Vittorio Armenise

Interpreti
Carmen Boni (Freddie Caverley), Bonaventura Ibañez (Duca di Kilmarnok), Lido Manetti (Principe Cristiano), Gianna Terribili-Gonzales (Principessa di Danimarca), Oreste Bilancia (l’amministratore), Carlo Tedeschi (il domestico)



Produzione
S.A. Pittaluga, Torino

Note
Visto censura n. 22.945 del 31.8.1926; 2.170 metri
 
Distribuito in Finlandia, Francia, Portogallo, Spagna e Svezia; la versione svedese era lunga 1957 m.
Copia conservata presso: Instituto Valenciano de Cinematografia (Valencia).
 
Il film ottenne uno strepitoso successo sia in Francia che in Germania e consacrò Carmen Boni, per diversi anni compagna di vita e di set di Augusto Genina, attrice di fama internazionale. Augusto Genina adattò per lo schermo la commedia di Ugo Falena una seconda volta nel 1931 in una produzione francese della Films Sonores Tobis, La femme en homme, interpretata nuovamente da Carmen Boni.
 
Vittorio Martinelli segnala che la commedia venne trasposta anche da Lucio De Caro in Il ventesimo duca (1945), con Paola Veneroni e Roberto Villa.




Sinossi
L’anziano Duca di Kilmarnok vive in solitudine in una grande villa piangendo la perdita dell’unico figlio, scappato anni prima con una ballerina e ormai morto. Dopo aver ricevuto una lettera e una fotografia che lo informano dell’esistenza del nipote Freddie, che ha ormai diciassette anni, il Duca incarica il proprio fedele amministratore di condurre presso il suo palazzo il giovane erede, che è in realtà una ragazza, il cui aspetto androgino ha tratto in inganno il Duca. Per non perdere l’opportunità di incontrare il nonno, notoriamente misogino, Freddie indossa abiti maschili e finge di essere un ragazzo, sottoponendosi a estenuanti allenamenti sportivi voluti dal Duca... finché la visita della Principessa di Danimarca, per accogliere la quale è tradizionalmente necessaria la presenza di una donna, non permette all’intraprendente ragazza di indossare un abito elegante. Mentre il nonno è chiuso nelle proprie stanze vittima della gotta, Freddie fa conoscenza con il figlio della Principessa, Cristiano, e se ne innamora. Quale sorpresa è per il Duca ricevere una proposta di matrimonio per la propria nipote!




Dichiarazioni
«L'ultimo Lord era la storia di una fanciulla che, per conquistare il cuore di un nonno che odia le donne, si traveste da ragazzo. A Parigi ebbe un successo formidabile. Tuttavia niente al confronto di ciò che accadde a Berlino. Quando portai il film a Berlino, Carmen [Boni] era quasi una sconosciuta. Dopo la proiezione era già una diva» (A. Genina, “L'Europeo” nn. 528, 529 e 530, 27 novembre, 4 e 11 dicembre 1955).





«Questo film non è un grido d\'arte modernissima; né come soggetto, né come scenario, né come tecnica. Questo film non è il capolavoro di Genina. Questo film non è un film perfetto. Però: Non voleva, né poteva essere nelle intenzioni del realizzatore un grido d\'arte modernissima, non voleva, né poteva essere il capolavoro di Genina; non poteva essere un film perfetto. Questo film voleva essere e poteva essere un film divertente, leggero, lontano da qualsiasi situazione drammatica, vicino all\'interesse di quel novantanove per cento di pubblico che entra, paga e si siede per ricrearsi; un film che percorresse giocondo i fioriti viali della gaiezza, specchiandosi appena or qua or là nelle meno profonde vasche del sentimento per finire in un ombrato chioschetto e concludersi con un bacio. E questo, perfettamente questo è risultato L\'ultimo Lord. Partito con una colazione da consumarsi dopo breve passeggiata, non ha mai pensato, riteniamo, all\'impresa del giro del mondo in 80 giorni. E se poi, invece, il mondo lo ha girato, non gli si dovrà far colpa, al ritorno, di sorprenderlo senza la bisaccia delle provvigioni o le scarpe chiodate» (A. Blasetti, “Lo schermo” n. 17, 11.12.1926).
 
«La tipologia attoriale e recitativa sembra parimenti rendere conto di una volontà di sottomettere tutte le componenti del testo ad un primato narrativo - d\'altra parte sarà lo stesso Genina a sostenere, facendo sua una dichiarazione di Rossellini, che per fare un buon film non occorrono molti mezzi: basta saper raccontare. E per questo non bisogna "far bella nemmeno un\'inquadratura": non sono le immagini che contano ma il ritmo. E il ritmo non lo si impara. Si porta dentro. In questo senso, ci sembrano significative due importanti collaborazioni di Genina: Carmen Boni e Louise Brooks. La prima per la sua capacità di adattamento al ruolo, per la recitazione piuttosto controllata e prevalentemente giocata sulla gestualità delle mani, per la proposta di figure femminili dimesse e familiari. [...] Comune alle due attrici, un\'androginia, una traducibilità del proprio corpo del tutto sconosciute al divismo femminile italiano e pienamente esplicitata dalla Boni in film come L\'ultimo Lord» (F. Pitassio, “Fotogenia” nn. 4-5, 1999).


Scheda a cura di
Azzurra Camoglio

Persone / Istituzioni
Augusto Genina
Carlo Montuori
Carmen Boni
Lido Manetti
Oreste Bilancia


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