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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Ascensione al Cervino
Italia, 1912, 35mm, B/N

Altri titoli: L’ascensione del Cervino; L’ascensione al Matterhorn; Ascensione al monte Cervino; Ascensione del Cervino; Cervino; Ascension du Mont Cervin; Ascensi?n del Cervino; Die Besteigung des Matterhorns; Ascent of the Matterhorn; The Ascent of the Matterhor

Regia
Mario Piacenza



Produzione
Itala Film

Note
203 metri
Nulla Osta n. 4.870 del 20.10.1914; secondo visto di censura (non ne è mai stato chiarito il motivo) n. 7.340 del 24.02.1915
Produzione: alcuni repertori indicano l’Itala Film come casa di produzione; è invece plausibile che Mario Piacenza abbia prodotto da sé il film affittando una cinecamera dalla Società Anonima Ambrosio.
Prima proiezione e metraggio delle versioni straniere: Francia 1.10.1912, 203 metri; Spagna 3.1912,  203 metri; Austria 3.1912, 203 metri; Gran Bretagna 3.3.1912, 680 feet; Usa 8.2.1912.
Copia conservata presso il Museo Nazionale del Cinema (Torino)




Sinossi
Documentario dell’ascesa al Cervino compiuta nel 1911 da Mario Piacenza insieme alle guide di Valtournenche Joseph Gaspard e Joseph Carrel.




Dichiarazioni
«A chi ci domandava dove diavolo andavamo, che strane visite facevamo, avevamo pronta una risposta innocente e tranquillamente: ci aggiravamo per le pareti e per le creste del Cervino in cerca di buone fotografie. Il nostro piano di battaglia doveva rimanere segreto. Il più severo riserbo è necessario nella guerra alla montagna, come in tutte le guerre. La disfatta eventuale è meno amara: la vittoria è più semplice e più importante, per mancanza di competitori» (M. Piacenza, Come fu vinta l’ultima e più difficile cresta del Cervino, “La Stampa”, a. XLV, n. 257, 16 settembre 1911).





Mario Piacenza, discendente di una ricca famiglia di industriali tessili, cugino di Vittorio Sella, già appassionato fotografo dilettante, è attratto dalla novità del cinematografo e, vista la sua altra passione per la montagna e l’esplorazione, decide di documentare le sue imprese alpinistiche. Molto probabilmente affitta una cinecamera dalla Casa Ambrosio e con essa compie la prima documentazione filmata di una scalata del Cervino (almeno quella del versante italiano). D’altra parte Piacenza era già salito nel 1906 per la cresta di Zmutt, salendo altre tre cime della montagna, ma la sfida era la cresta di Furggen, ancora da espugnare; della spedizione fanno parte anche due guide di Valtournanche, Joseph Gaspard e Joseph Carrel. Dopo aver studiato le varie vie, Piacenza intuisce che la più praticabile è quella che parte dal versante italiano e non quella del versante svizzero. Il 3 settembre 1911 Mario Piacenza parte con le due guide per conquistare la cima della montagna. Il risultato è questo breve documentario che testimonia la fatica e il pericolo dell’ascesa di una delle montagne più famose al mondo.

«La ditta Itala Film - ing. Sciamengo & Pastrone domanda in nome e per conto della Ditta stessa la revisione della pellicola intitolata: L’ascensione del Cervino, della marca Itala Film. Questa pellicola è l’unica che rappresenti veramente l’ascensione del Monte Cervino; essa fu fotografata dal Sig. Mario Piacenza durante le a sua ascensione da Furgen, ascensione ch’egli eseguì pel primo nell’Agosto 1911. Il cosiddetto cattivo passo. – La punta Svizzera. Il Cervino venne salito dal versante svizzero per la prima volta il 15 luglio 1865 dal Sig. Whimper in compagnia di altri tre inglesi e di tre guide. Nel ritorno uno della comitiva scivolò rompendo la corda e trascinando nella caduta altri tre compagni; tutti rimasero uccisi. La caduta avvenne in prossimità della roccia nerastra che si vede a sinistra nel quadro che segue. La punta italiana. Il Cervino venne salito dal versante italiano per la prima volta il 18 luglio 1865 dalle guide di Valtournanche capitanate dall’abate Gorret» (Dal secondo Nulla Osta n. 7.340, del 24 gennaio 1915). 

«Con una cinecamera Ambrosio [...] (e la macchina fa mostra di sé nei fotogrammi d’apertura ) [Piacenza ] documenta un’ascensione per la Cresta del Leone. Ascensione che si conclude a 4.478 metri d’altitudine. Il film si compone d’una successione di riprese fisse, cioè a macchina ferma con difficoltà, anche, d’inquadratura che si sentono di continuo attraverso visioni “tagliate” là dove non dovrebbero esserlo. Riesce comunque a dare attraverso lo schermo un fin’allora inedito panorama, pur risultando l’insieme frutto di un montaggio piuttosto sconnesso, con l’uso di materiale girato lo stesso anno per Ascensione al dente del Gigante» (P. Zanotto, Le montagne del cinema, Torino, Museo Nazionale della Montagna, Club Alpino Italiano, Torino, 1990). 






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