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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Musica proibita
Italia, 1942, 35mm, 82', B/N

Altri titoli: Forbidden Music

Regia
Carlo Campogalliani

Soggetto
Nino Vito Cavallo

Sceneggiatura
Carlo Duse, Carlo Campogalliani

Fotografia
Enzo Serafin

Operatore
Franco Vitrotti

Musica originale
Ettore Campogalliani, Gian Luigi Centemeri

Montaggio
Mario Bonotti

Scenografia
Arrigo Ghedini

Arredamento
Arrigo Ghedini

Costumi
Ferdinando Sarmi

Aiuto regia
Carlo Duse

Interpreti
Tito Gobbi (Paolo Marini, poi Paolo Folchi), Maria Mercader (Claretta Melzi), Giuseppe Rinaldi (Giulio Folchi), Loredana (Elena), Mario Casaleggio (il maestro Bignami), Carlo Romano (Otello), Guido Morisi (Arnaldo), Carlo Duse (il marchese Melzi), Letizia Quaranta (la marchesa Beatrice Melzi), Giorgio Costantini (Mario Melzi), Mario Siletti (conte Landi, padre di Elena), Vilfrido Picardi (l’impresario Salvetti), Ilena Jurick, Lori Rinaldi, Giuseppe Zago

Ispettore di produzione
Rosario Restivo

Produzione
Francesco Curato per Elica Film, Appia Cinematografica

Note

Nulla Osta n. 31.773 del 3.3.1942; 2.139 metri.

Fotografia (non accreditato): Giovanni Vitrotti; canzoni: Stanislao Gastaldon, Mario Ruccione, Alberto Velci; costruzioni scenografiche: Luigi Rovere; direttore di produzione: Max Calandri; organizzazione Generale: Mario e Giulio Del Papa; segretario di produzione: Umberto Falciani; segretaria di edizione: Liliana Villarmosa; doppiatori della versione italiana: Gualtiero De Angelis (Tito Gobbi), Lidia Simoneschi (Maria Mercader), Stefano Ribaldi (Carlo Romano).
Film realizzato negli stabilimenti FERT di Torino.





Sinossi
Firenze, fine Ottocento. Una ragazza di nobile famiglia vorrebbe sposare un noto cantante lirico, ma trova un fermo rifiuto da parte della zia, la quale in passato aveva vissuto una storia simile a quella della nipote: era stata infatti fidanzata ad un famoso baritono e il matrimonio era stato impedito dalle convenzioni sociali, ma anche dall’omicidio del fratello della donna, per il quale era stato incriminato, e poi assolto, il cantante. Il responsabile del crimine non era mai stato ritrovato e il dubbio sulla colpevolezza dell’uomo era rimasto. Ma la storia della giovane finirà diversamente: con un colpo di scena, infatti, il colpevole del crimine viene individuato e il fidanzato della zia riemerge dal passato per favorire il lieto fine della storia d’amore dei due ragazzi.




«È il momento del baritono, nei nostri film, come si dice, musicali. Dopo Bechi, ora è la volta di Gobbi. Di solito le difficoltà di inserire un cantante in un film fanno escogitare parecchi accorgimenti per giustificarne il canto frequente, per eluderne la recitazione giulebbata, timida, approssimativa. Invece, con Musica Proibita, ci si butta a capofitto in una folta e romanzesca vicenda, nella quale il baritono canterà quando dovrà cantare, e sarà attore quando dovrà esserlo. (Non è una recitazione, quella di questi cantanti: è un candido e mansueto recitativo). Così il soggettone, e per di più incorniciato di rievocazioni narrate dai protagonisti, va dritto al suo scopo, che è quello di affastellare molti fatti; il giovane baritono assai povero, la marchesina assai ricca, l’ostilità dei marchesi, l’uccisione del marchesino, il giovane baritono imputato, processo in assise, assolutoria per insufficienza di prove, lei non vorrà più rivederlo, e via dicendo ancora fino alla lampante innocenza finale, quando i due saranno assai canuti, e il baritono avrà nel frattempo avuto straordinari trionfi. Il Gobbi si prodiga in parecchi brani del suo repertorio, l’ambientazione fiorentina è impeccabile, la recitazione è tutta un po’ manierata» (M. Gromo, “La Stampa”, 1.4.1943).

«La sceneggiatura del Duse e del regista Campogalliani forza un po’ troppo la mano sulla superba fierezza della nobiltà fiorentina in contrappunto all’umile nascita del giovane – proprio dalla metà del secolo scorso, e per inclinazioni romantiche, molte barriere di tal genere furono infrante – se la complicazione dell’assassinio ci sembra alquanto romanzesca, l’espediente del figlio adottivo e quello chiarificatore della confessione del vero colpevole risultano alquanto artificiosi. La regia di Carlo Campogalliani pur superficiale e ingenua, e non sempre chiara, riesce talvolta a ingranare le situazioni con fluidità. La sequenza del processo, sbrigativa com’è, poteva venire omessa» (M. Meneghini, “L’Osservatore Romano”, 18.6.1943).

«Con Musica Proibita registriamo il passaggio di un altro cantante dalle scene liriche allo schermo: quello del baritono Tito Gobbi che, come la maggiorparte dei suoi colleghi divenuti attori del cinema, canta con la sua voce ma parla con un'altra. E ciò è veramente buffo. ...] Quasi tutti gli attori in questo film sono doppiati, anche quelli che sanno recitare; e ciò per il malvezzo, ormai generale, di girare i film senza colonna sonora, doppiandoli poi sistematicamente in poco tempo e con doppiatori professionisti che ormai non possno tener più conto delle voci che prestano, tanto numerosi sono i loro prestiti. [...] La vicenda del film è poco originale: un amore combattuto e troncato da un equivoco si realizza a distanza d’un ventennio col matrimonio dei rispettivi figli dei due ex-innamorati. L’ambientazione è principio di secolo, genericamente trattata dal regista Campogalliani che, con Carlo Duse, è autore della fiacca sceneggiatura» (F. Callari, “Film”, 26.6.1943).

«Sono tanti gli indizi che ci segnalano quando la lavorazione di un film è stata problematica. Durante la seconda guer­ra mondiale […] i problemi erano all'or­dine del giorno. Nel 1943 la Fert di corso Lombar­dia lavorava a pieno ritmo, era uno degli stabilimenti più attivi in Italia. Ma la guerra complicava molto la lavorazione. Prendiamo Musica proibi­ta, piccolo film musicale diretto da Carlo Cam­pogalliani e incentrato sulla fama del cantante Ti­to Gobbi. Tra gli interpreti c'è anche Carletto Romano, che diventerà poi uno dei più famosi dop­piatori italiani (sua è la voce di Jerry Lewis, di Pa­perino e di innumerevoli altri famosi personag­gi). Ebbene, nel film la voce non è la sua. Se un professionista della voce veniva doppiato (così come tutti gli attori del film) vuol dire che la po­stproduzione non aveva a disposizione per il dop­piaggio gli attori che avevano interpretato il film. E questo in un anno difficile come il 1943 non de­ve affatto stupire. Per il resto, si tratta di un film corretto e senza pretese. Campogalliani era già attivo ai tempi del cinema muto e tornerà a Tori­no più volte negli anni '50, prima di ridare vita nei Sessanta al personaggio di Maciste. Nel film c'è anche la giovanissima Maria Mercader, attrice spagnola che fece innamorare di sé Vittorio De Sica e che è la madre di Christian e di Manuel. Il ragazzino che affianca Tito Gobbi è Peppino Ri­naldi, attore bambino che a sua volta avrà un'im­portante carriera come doppiatore» (S. Della Casa, “La Stampa - TorinoSette”, 27.11.2009).


Scheda a cura di
Valeria Borello

Persone / Istituzioni
Carlo Campogalliani
Carlo Duse
Enzo Serafin
Franco Vitrotti
Tito Gobbi
Maria Mercader
Giuseppe Rinaldi
Mario Casaleggio
Carlo Romano
Letizia Quaranta


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