Torino città del cinema
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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Calibro70
Italia, 2008, Beta Digital, 45', Colore


Regia
Alessandro Rota

Soggetto
Alessandro Rota, Ivan Fabio Perna

Sceneggiatura
Ivan Fabio Perna, Alessandro Rota

Fotografia
Mauro Regis

Operatore
Roberto Loiacono, Lorenzo Gambarotta, Alessandro Rota

Musica originale
Domenico Mimmo Capuano

Suono
Giorgio Pettigiani

Montaggio
Alessandro Rota

Scenografia
Simona Galluccio

Costumi
Francesca Cibischino

Trucco
Stefano Pivelli

Aiuto regia
Alberto Viavattene, Vittorio Anelli

Interpreti
Ivan Fabio Perna (Leonardo Morra), Silvio Arduino (Silvio Dal Piaz), Alberto Pozzo (Philippe Morra), Luca Ward (L’Inglese), Johnson Righeira, Renzo Ozzano, Carlo Ausino, Alex Giugliano, Angelo Donzella, Mauro Farfaglia, Umberto Meliga, Lorenzo Guida, Gianna Cavallo, Paolo Sena, Roberto Nali



Produzione
Alessandro Rota, Mauro Regis, Lorenzo Guida

Note
Operatore steadicam: Carlo Ghigni; aiuto operatore: Edoardo Pernotti; altri interpreti: Mario Cellini, Eugenio Gradabosco, Teresa Santagata, Paolo Sermone, Gregory Colla; mezzi tecnici: Unistudio, Belga.
 
Cortometraggio realizzato con il Patrocinio della Città di Torino e il contributo di Film Commission Torino Piemonte.
 
Locations: Torino (Istituto Galileo Ferraris, piazza Palazzo di Città, Itis Avogadro, piazza Castello, Galleria San Federico, Fontana dei Mesi al Valentino, via Garibaldi, vicolo Monelli), Avigliana (TO, ex Dinamitificio Nobel, Parco dei Laghi), Trana (TO, cava di sabbia), Cigliano (TO, strada di campagna), Novara (sfasciacarrozze).




Sinossi
Torino, anni '70: la città è in preda al terrore. Leonardo Morra, spietato criminale meglio noto come "Lo Svizzero", mette a punto i suoi sporchi piani criminali lasciando dietro di sé numerose vittime. Silvio Dal Piaz, figlio del direttore della più importante banca cittadina, si mette in contatto con il criminale, accordandosi per una grande rapina nella banca del padre. Nel frattempo Lo Svizzero dovrà fare i conti con alcuni traditori e con il suo acerrimo nemico, "L'Inglese" con cui lotta per il dominio della città. Leonardo vuole che ogni cosa vada per il verso giusto, anche per non sfigurare agli occhi del suo amato e vecchio padre, l'ormai malato Philippe Morra, anch'egli rapinatore e gangster della vecchia scuola. Riuscirà Lo Svizzero a mettere a segno la sua rapina? O anche stavolta L’Inglese arriverà prima di lui grazie ad una soffiata? La Polizia starà ancora una volta soltanto a guardare? Questa volta forse no...




Dichiarazioni
«”…e io di pazienza ne ho tanta da ammazzarli tutti. Per questo mi chiamano ‘il Cinese’.” Avrei potuto adottare lo stesso soprannome del personaggio interpretato da Tomas Milian in un film di Umberto Lenzi. Già, Calibro70 è stato un’avventura durata tanto tempo, ideata a 20 anni e finita di realizzare a 23. Pazienza che fa rima con indipendenza, a volte per fortuna ma ancor più volte purtroppo. Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura con Ivan Fabio Perna, che è anche l’interprete principale del film insieme a Silvio Arduino, forse non mi rendevo bene conto di che cosa mi avrebbe aspettato a partire dal primo ciak. Rapinatori con passamontagna, auto d’epoca, pallottole, inseguimenti: tutti gli ingredienti che facevano di questi film una grande attrattiva per il pubblico e ne decretavano il successo commerciale anche all’estero. Un genere di cinema che purtroppo l’Italia non osa più fare, se non in rari casi, perlopiù televisivi e senza una resa efficace. Scene difficili, soprattutto per un corto a budget quasi inesistente. Coraggio e incoscienza culminati in una sequenza di inseguimento mozzafiato per le vie del centro storico di Torino, con i curiosi affascinati nel vedere un’Alfa Giulia della Polizia a sirene spiegate. Con la consapevolezza di essere riuscito a creare qualcosa di speciale, pur con i mille difetti di una giovane regia e di una piccola produzione, Calibro70 vuole proporsi come un omaggio originale al “poliziottesco” non privo di colpi di scena e della giusta ironia» (A. Rota, dichiarazione originale, 2009).





«Puro "Torino-a-mano-armata-movie", polposa operazione postmoderna di reworking che si tuffa nel flashback di un filone morto e sepolto del nostro cinema popolare e lo omaggia con tutti i crismi, resuscitandolo e condensandone squisitamente la miglior essenza figurativa, cromatica, drammaturgica. Qualcosa in più e comunque di diverso dal solito calco meccanico e pedissequo cui tanti prodotti della fan-culture ci hanno ormai abituato. Qui c'è stile, divertimento, ironia e senso estetico; e soprattutto, un grande controllo della macchina cinema in ogni sua componente: dalla direzione degli attori al montaggio; dalla scrittura dei dialoghi alla color correction; dalla scelta delle location alla cura del più minimo dettaglio scenografico. A volte, forse, si può imputare all'autore solo un po' troppo compiacimento nel celebrare l'immaginario anni Settanta legato al filone, con inquadrature costruite ad arte per enfatizzare il brand poliziottaro, a cominciare dal lettering del titolo che compare all'inizio, un po' troppo sottolineato dai colpi della colonna sonora. Ma sono sbruffonate che persino un Tarantino si concede, e che si perdonano immediatamente di fronte alla solidità di una regia che ci dimostra come Alessandro Rota abbia digerito quintali di cinema e trovato infine una "sua" direzione: una sfilata di eleganti carrelli sempre alla giusta velocità; lo zoom con cui si apre l'establishing shot sulla sequenza al Banco Gregoriano; la composizione dell'inquadratura spesso in profondità di campo, con una grande scansione di piani che esalta gli ambienti e fa "vivere" i personaggi anche secondari; e più in generale, la ricostruzione di un'epoca e di un genere attraverso alcuni dei suoi spazi chiave sapientemente rielaborati: il capannone in campagna che fa da tana alla banda dello "svizzero" o il cimitero delle auto dove si svolge la resa dei conti col Nazzareno (resi plastici da una fotografia a dir poco miracolosa). Il gioco al riconoscimento delle citazioni, come al solito, risulterebbe inutile: più interessante è sottolineare come l'autore abbia giocato con l'universo intertestuale e socio-mediale legato al filone, ricostruendone il milieu attaverso alcune immagini fortemente iconizzanti che valgono altrettanti "urli visivi" di sapore quasi mitografico (la sequenza dell'ingresso dei criminali in banca: vero e proprio manifesto da poliziesco all'italiana). Splendida anche la ricostruzione del personaggio dello "svizzero", criminale cinico e iperviolento, dall'accento romano e dalla battuta sempre incline alla parolaccia, con un look fenomenale (capelli lunghi tirati di lato, Ray Ban scuri a goccia e cerotto sulla fronte): una sorta di reinvenzione personale dei personaggi interpretati da Milian nei vari Roma a mano armata o Il cinico l'infame e il violento. Straordinario l'attore che gli dà vita, Ivan Fabio Perna: il suo è un vero e proprio studio interpretativo sulla maschera del cattivo sfacciato e pazzoide che imperversava nel poliziesco dell'epoca, con risultai incredibili e un peso notevolissimo sull'intera operazione (Perna è anche autora della sceneggiatura e si nota come certe battute se le indossi alla perfezione). Lode, infine, al grande sforzo di recupero di materiale d'antan: quasi commovente la presenza delle Alfa Giulia e delle altre auto d'epoca (le Fiat, le Mini Morris, i Maggioloni), così come strapuntuale risulta la ricerca dei costumi, dei look, delle facce e di ogni minimo particolare scenografico. Come se non bastasse, uno sviluppo inaspettato e un finale ancor più beffardo fanno di questo Calibro70 un formidabile oggetto teorico e autoriflessivo: quasi una riflessione sul cinema underground torinese, con le presenze di due cittadini doc come Renzo Ozzano e Carlo Ausino, il primo militante nel Roma a mano armata di Lenzi (e caratterista di punta della commedia sexy), il secondo – inutile sottolinearlo - anima registica poliziottesca della città, responsabile dei vari Torino violenta e Tony, l'altra faccia della Torino violenta. Cercatelo, trovatelo, vedetelo» (P. De Sanctis, “Nocturno Cinema”, Gennaio 2009).
 
«C’era una volta il poliziottesco. E c’è ancora. Un po’ perché da un po’ di tempo a questa parte si vive di soli revival, e un po’ perché l’entusiasmo di veri appassionati lo riporta alla luce di tanto in tanto, per omaggiare i protagonisti, per mettersi alla prova, o semplicemente ma valorosamente per divertirsi. […] Dopo una lavorazione durata circa tre anni, Calibro 70 è stato presentato nel dicembre dell’anno scorso, poi a marzo 2009, nell’ambito della rassegna Piemonte Movie, che ha dedicato una sezione al poliziottesco, e poi nei mesi successivi. Da allora un piccolo evento si crea ogni qualvolta viene riproposto. Non solo un fitto viavai di collaboratori di Alessandro Rota e di Ivan Fabio Perna, interprete e autore della sceneggiatura, ma tantissimi amici ai quali il regista, comprensibilmente un po’ agitato, cerca di prestare attenzione, per poi scusarsi e lanciarsi all’interno del cinema a controllare se per la proiezione è tutto a posto. È una sorta di quasi-ubiquità, superpoteri a metà che solitamente ti vengono in soccorso durante presentazioni o eventi pubblici in genere (provare per credere), soprattutto se oltre all’emozione inevitabile per la presentazione del fi lm si aggiunge l’organizzazione di una piccola mostra d’auto anni ‘70 davanti al cinema, così, per creare l’atmosfera… […] Lo Svizzero è un feroce criminale che sparge terrore e sangue rapinando banche, e la storia parte seguendo le sue brutali azioni in un susseguirsi di avvenimenti che sorprendono lo spettatore attraverso l’intrecciarsi di diversi piani narrativi. Svelare il reale intento di questo film sarebbe sleale ma sappiate che non mancano spargimenti di sangue, crudeltà varie, dilemmi familiari e inseguimenti per le strade del centro storico» (C. Pacilli, “Piemonte mese” n. 5, giugno 2009).


Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Roberto Loiacono
Alessandro Rota
Alberto Viavattene
Ivan Fabio Perna
Silvio Arduino
Luca Ward
Renzo Ozzano
Carlo Ausino


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