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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cinema muto



Lucciola
Italia, 1917, 35mm, B/N

Altri titoli: Eldflugan

Regia
Augusto Genina

Soggetto
Augusto Genina, Mario Maria Martini

Sceneggiatura
Augusto Genina

Fotografia
Narciso Maffeis

Scenografia
Giulio Folchi

Interpreti
Elena Makowska, Fernanda Negri-Pouget (Lucciola), Francesco Cacace (il pittore), Enrico Roma (il barone), Franz Sala (lo scaricatore di porto), Umberto Scalpellini, Mario Sajo, Paolo Wullmann, Oreste Bilancia, Nella Tessieri-Frediani, Lina Giorgi



Produzione
Società Anonima Ambrosio, Torino

Note
Visto censura n. 12.520 del 24.3.1917; 1.565 metri.
 
L’attrice Helena Makowska è accreditata come Elena Makowska, l’attore Francesco Cacace come Francesco Cacace-Gaeta.
Fausto Maria Martini viene indicato in alcune fonti d’epoca come Mario Maria Martini o M.M. Martini.
Distribuito in Olanda e Svezia; la versione svedese era lunga 1.531 metri.
 
Una copia del film della durata di 82 minuti (35mm, 1.500 m) restaurata presso l’Immagine Ritrovata è stata proiettata nel 2.005 al Festival del Cinema Ritrovato di Bologna, con didascalie in francese (velocità: 16 f/s). Provenienza: Lobster Films.




Sinossi
Orfana e senza casa, la giovane monella Lucciola trascorre le sue giornate nel porto di Genova, “adottata” affettuosamente da marinai e scaricatori finché, avendo trovato lavoro in una taverna, viene presa sotto la propria ala protettrice da un barone che la introduce nel bel mondo, trasformandola in una signorina elegante. Di animo allegro e sani principi, la ragazza si conquista ovunque simpatia e solidarietà e diviene la musa ispiratrice di un pittore alla moda, che nel ritrarla firma il capolavoro che gli dona la celebrità. Innamoratasi dell’artista, Lucciola suscita la gelosia della capricciosa Principessa di Carasco, con cui l’uomo trascorreva in precedenza le sue serate, e viene scacciata malamente. Meditando vendetta, rintraccia uno scaricatore appena uscito di prigione perchè vada con lei nella casa del pittore, ma quando scopre che l’ex galeotto vuole compiere un furto si oppone e viene accoltellata. Gravemente ferita, Lucciola muore tra le braccia del padrone di casa, appena rientrato da una festa.





La Casa Ambrosio di Torino [...] che ultimamente s’era alquanto aduggiato nella produzione di un genere prevalentemente commerciale, ci dà ora il primo saggio della riorganizzazione dei suoi vasti stabilimenti, del suo personale direttivo ed artistico, dei suoi nuovi intendimenti artistici con: Lucciola, poema cinedrammatico in quattro atti, scritto da M.M. Martini ed Augusto Genina, messo in scena da quest’ultimo ed interpretato da Fernanda Negri-Pouget. [...] oggi non possiamo non scrivere la lode più incondizionata ed entusiastica per questo originale poema cinematografico che è stato creato e svolto nel senso del divenire effettivo della nuova arte rappresentativa dell’uomo e della natura e ce ne rivela tutte le straordinarie risorse, la profonda potenza di espressione e significazione. La prima osservazione che suggerisce la visione del lavoro è che desso non è del falso teatro, che è anzi qualcosa in diretta antitesi ed opposizione con il teatro stesso, cioè che abbiamo avanti a noi unicamente dell’arte cinematografica. Il soggetto avanti tutto. La fantasia dei due autori ha compreso che la scena muta, a differenza della parlata, per i mezzi suoi propri di realizzazione del complesso umano e naturale può darci delle opere le quali pur contenendo il necessario elemento drammatico ne allarghino e facciano sconfinare la visione nel regno della poesia e del simbolo, portando allo spettatore elementi sottili e nuovi di suggestione ed emozione. Il personaggio di Lucciola da essi ideato e disegnato, la ventura che subisce, l’ambiente che lo circonda è quanto di più vivo, reale e quotidiano si possa concepire, ma perché la sua collocazione umana prima che il dramma cominci ce lo circonda di un mistero, di una poesia, vorremmo dire di una irrealtà, non può se non riescire artisticamente originale ed attraente. [...] Gli interni della casa del pittore, le scene del bal tabarin negli atti susseguenti costituiscono per l’originalità e bizzarria delle linee, per la presa e disposizione dei diversi piani fotografici una visione di un’originalità fortemente sorprendente. Ma l’arte del Genina non si ferma qui; essa si rivela sopratutto maestra nella scelta accurata degli interpreti, nel modo come egli ha saputo movimentare tanto la recitazione degli attori principali come quella delle grandi masse. Coloro che hanno potuto constatare, specie in riduzioni di recenti lavori teatrali e romanzeschi come il direttore di scena si lasci prendere la mano dalla smania di esibizionismo dei singoli interpreti, capovolgendo la natura ed il carattere dell’opera d’arte che si vuol trasvalutare e la logica armonia dei suoi elementi costitutivi hanno qui agio a confortarsi. Gli attori pur avendo tutte le possibilità di mostrare le loro qualità artistiche ed il loro talento sono costantemente dominati e condizionati allo svolgersi complessivo dell’azione drammatica e l’attenzione dello spettatore anziché esclusivamente concentrata sugli stessi è attratta da tutti gli elementi costitutivi della scena e del quadro. Niente primi piani assoluti, niente scene ove l’attrice si indugia a mostrarci le virtuosità della sua mimetica, la plasticità della sua persona; virtù d’arte e bellezze d’interpreti si confondono ed equilibrano su tutto lo scenario artificiale o naturale che gli serve di sfondo. Io non saprò mai abbastanza elogiare la Negri-Pouget, il Cacace e la stessa Makowska di aver saputo ubbidire all’intelligente mano che ha voluto guidare la loro arte e la loro espressività teatrale; - anziché sacrificarsi o diminuirsi essi si sono innalzati enormemente al cospetto dell’intenditore e del pubblico raffinato ed educato» (P.C.G., “La Vita Cinematografica”, a. VIII, nn. 15-16, 22-30.4.1917).
 
«Lucciola è una fanciulla strana, un fiore sbocciato nel letame, che tuttavia cresce rigogliosa e si mantiene fresca e pura nella sozzura di tutti gli ambienti sociali ove il destino e la miseria la fanno passare”. Così inizia un volantino pubblicitario che veniva distribuito agli spettatori di questo film, uno dei maggiori successi della stagione cinematografica del 1917. Fernanda Negri-Pouget avrebbe dovuto essere l’interprete del precedente film di Genina, La signorina Ciclone, al quale fu costretta a rinunziare perché già impegnata in altri due film; accettò volentieri di essere la protagonista di Lucciola e del successivo Maschiaccio, sempre con lo stesso regista. Francesco Savio giudica la Negri-Pouget una sorta di Mary Pickford italiana, senza lo stucchevole convenzionalismo della “fidanzata d’America”; attiva alla Cines fin dal 1907, agli inizi della sua carriera cinematografica aveva dato vita a personaggi di estenuato patetismo ma si rivelò attrice di vivace e personale temperamento, affrontando con geniale aderenza ruoli di indiavolata adolescente in alcune briose commedie degli ultimi anni Dieci» (V. Martinelli, Catalogo del Festival del Cinema Ritrovato, Bologna, Cineteca del Comune di Bologna, 2005).


Scheda a cura di
Azzurra Camoglio

Persone / Istituzioni
Augusto Genina
Elena Makowska
Fernanda Negri-Pouget
Franz Sala
Umberto Scalpellini
Oreste Bilancia


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