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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cinema muto



La lampada della nonna
Italia, 1913, 35mm, B/N

Altri titoli: La lampe de la grand-mère, Grossmutters Lampe, Grandmother's Lamp, The Nun’s Lamp, Memories of Long Ago, Grootmoeders lamp, Mormors lampa

Regia
Luigi Maggi

Soggetto
Arrigo Frusta

Fotografia
Giovanni Vitrotti

Interpreti
Luigi Chiesa (il tenente Carlo), Fernanda Negri-Pouget (la nipote del curato/la nonna), Umberto Scalpellini (il curato), Luciano Manara (l’attendente Zufolo), Oreste Grandi, Maria Bay, Anna Crosetti, Eugenia Tettoni



Produzione
Società Anonima Ambrosio, Torino

Note
Visto censura n. 280 del 1.12.1913; 876 metri.
 
In alcune fonti il personaggio Zufolo viene indicato come Godillot.
Film distribuito in Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svezia e negli Stati Uniti; la versione francese era lunga 941 metri; la versione inglese era lunga 2.875 feet; la versione olandese era lunga 1.000 feet; la versione svedese era lunga 796 metri; la versione statunitense era lunga 3.000 feet.
Venne lanciato su “La Vita Cinematografica” con lo slogan: «Grande Capolavoro che per interesse di azione, ricchezza di episodi, messa in scena, esecuzione artistica, sorpasserà in successo la grandiosa pellicola “Nozze d’oro”, vincitrice del Concorso Internazionale dell’Esposizione di Torino del 1911».
Dal momento che durante alcune sequenze del film parte del pubblico inveiva contro le truppe austriache, le proiezioni vennero sospese in diverse città italiane per “ragioni di ordine pubblico”.
 
Copia conservata presso: Deutsche Kinemathek (Berlin); BFI - National Film and Television Archive (London).




Sinossi
Inizio Novecento. Sperando di farle cosa gradita, i nipoti regalano alla nonna una lampada elettrica per il suo compleanno, ma l’anziana signora non intende riporre in soffitta la vecchia lampada a olio che usa e racconta ai giovani che l’oggetto ha per lei un enorme valore affettivo. Nel 1859, giovane nipote di un curato di campagna, aveva preso parte con coraggio a una pericolosa azione militare nella quale era coinvolto Carlo, valoroso tenente della cavalleria italiana. L’ufficiale, ferito dai soldati nemici e rimasto solo con l’attendente Zufolo, si era asserragliato nel campanile della chiesa del paese dove viveva la ragazza. Mentre Zufolo, travestito da prete, ascoltava i piani dei nemici acquartierati nella canonica per poi raggiungere i bersaglieri e facilitarne l’intervento, lei era salita sul campanile e, dopo aver acceso la lampada a olio, la usava a mo’ di faro per guidare il cammino dei soldati italiani e dare loro il segnale per aprire le ostilità. Ferita a propria volta, aveva rischiato la vita insieme a quello che sarebbe diventato il suo futuro marito, ma il sopraggiungere dei bersaglieri aveva riportato la pace in paese. Il racconto commuove fortemente i giovani nipoti.





«La lampada della nonna sospesa a Roma dalla Questura. La Questura di Roma, al secondo giorno ha vietato le proiezioni della film La lampada della Nonna appunto perché domenica sera al Costanzi il pubblico proruppe in fischi e disapprovazioni alle Truppe Austriache non appena apparvero sullo schermo. La notizia non è lieta, per tutti coloro specialmente che hanno parecchi biglietti da mille impegnati per questa film, e noi ci auguriamo che le Questure delle diverse città siano un po’ più indulgenti che quella della Capitale, e non tralasciamo di raccomandare la massima calma agli spettatori. Raccomandazioni che le imprese dovrebbero anche fare per non causare gravi danni» (“La Cine-Fono & la Rivista Fono-Cinematografica”, a. VII, n. 248, 20.8.1913).
 
«(Macerata, 27 agosto 1913). A proposito della film: “La lampada della nonna” di Ambrosio e la censura. Mi giunge notizia da Roma che colà la Questura ha proibito dopo la seconda sera, la proiezione della film: La lampada della nonna. La decisione della Questura di Roma è basata sul fatto che il pubblico che affolla il Teatro Costanzi, prorompe in sonori fischi alla vista delle milizie austriache. Per cui l’Italia si vergogna delle vittorie che hanno conseguite i figli sui campi di battaglia» (M. Rosa, “Il Maggese Cinematografico”, a. I, n. 10, 10.9.1913).
 
«Cinema Teatro Massimo. Venezia (22 ottobre, 1913). La Direzione di questo Cinema s’è svegliata, ed ha pensato che gli stessi personaggi sullo schermo incominciavano a stancare il pubblico. Dopo il grande successo della settimana scorsa, avuto con la film grandiosa dell’Ambrosio Gli ultimi giorni di Pompei, questa sera proietta La lampada della nonna pure dell’Ambrosio. Grande concorso di pubblico, al punto che il Direttore è stato obbligato chiamare [sic] l’intervento della forza pubblica, non ostante ciò nacquero parecchie colluttazioni [sic] alla porta principale per accapararsi [sic] i biglietti. Quale contrasto, al teatro Goldoni impresa Fratelli Ruggeri che si atteggiano a noleggiatori di films con la proiezione Gli Ultimi giorni di Pompei della Casa Pasquali, neanche un’anima, mentre in questa sala cinematografica, affluenza massima di pubblico, che ad ogni quadro ha applaudito con frenesia» (G. Fabri, “Il Maggese Cinematografico”, a. I, n. 13, 25.10.1913).
 
«Prendo per punto di partenza la film La lampada della Nonna della Casa “Ambrosio”. [...] È un lavoro ben fatto, che ricorda assai da vicino: Nozze d’oro. Infatti, là, era il nonno che narrava ai nipotini come fu ch’egli sposò la nonna; qui è la nonna che narra, pure ai nipotini, come fu che sposò il nonno. E gli episodi che narrano i due vecchi si rassomigliano anch’essi; ricordano tutt’e due piccoli fatti d’armi all’epoca del Risorgimento italiano. È strano a dirsi, il manifestino questa volta racconta in un modo corretto e quasi elegante il soggetto che ho preso ad esaminare. [...] Il Rev. Parroco ha una bella nipote e occorrono pochi sforzi per comprendere come Carlo X, tenente, valoroso, italiano, bel giovane, avesse più titoli che non occorressero per innamorare la bella fanciulla. Nel mentre egli sta conversando, viene segnalata l’avanzata d’una forte colonna nemica che s’impegna subito a fondo col plotone di cavalleria. In casi simili, il dovere del comandante è quello di correre senza por tempo di mezzo al suo posto, tra i soldati, ed io ho trovato fuor di luogo ch’egli, il tenente, s’indugiasse ad osservare il nemico che avanzava, e peggio che peggio, che si facesse dare il fucile dal suo soldato per tirare un’inutile fucilata. Il comandante deve correre al suo posto, e subito. [...] Nella notte, un reggimento di bersaglieri, al quale si è aggregata l’ordinanza, guidato da lui sorprende il nemico e lo fuga. La nipote del parroco che nel frattempo ha curato il ferito, diviene poi sua sposa. Ma, direte voi, il fatto è bellino. Sì, e vi assicuro che fu bene eseguito, con belle fotografie. Ma la lampada a che ha servito? A formare un bell’effetto di luce. Infatti il quadro del paesaggio nella notte è d’una verità sorprendente e l’apparire di quella luce sul campanile è molto suggestivo. Ha servito alla nipote del parroco a pigliarsi una fucilata tedesca nel braccio, ciò che ha concorso maggiormente ad accrescere per lei la stima e l’affetto del bravo tenente. Ha servito a dare un bel titolo a questa film, e ad essere di guida ai soldati italiani, ragione molto discutibile, ma poiché non guasta, anzi è d’una certa utilità, tralasciamo di discuterla. Più utile sarà forse parlare della poca importanza che si dà in cinematografia ai regolamenti militari. Si va giù, come viene viene. Ed ecco per esempio, in questa Lampada della Nonna, durante un bivacco, un soldato armato di fucile che per tre volte fa il saluto colla mano. Ecco degli ufficiali (tedeschi) che girano pel paese conquistato, colla sciabola sguainata, tenendola come una canna da passeggio. Spesso vediamo dei soldati entrare nei gabinetti dei loro superiori col capo coperto; altre volte fare il saluto colla mano a capo scoperto. Sono puerilità che le case che si rispettano non dovrebbero commettere. [...] L’interpretazione è buona. Caratteri indovinati, tanto quella del curato (sig. Scalpellini) quanto quella del tenente (signor Chiesa e della nipote sig.ra Pouget). Il sig. Manara, l’ordinanza, non dirò che abbia guastato, no. Il pubblico l’ha accolto benevolmente, ha riso e lo ha anche applaudito. Ma tenga a mente che delle poche risate e degli applausi, deve far parte coll’autore, mentre avrebbe dovuto riscuoterne di più, e fatti per sé. Egli aveva una di quelle particine da attirare sopra di sé tutta l’attenzione degli spettatori; una particina così simpatica da mettere in ombra le prime parti. Doveva farne una creazione. Invece mi è sembrato poco persuaso e quasi disgustato di dover sostenere un carattere, forse a suo credere, di poca importanza. Ancora un’osservazione: La Lampada. Il titolo è bello, ha del patetico, del romantico. Sembra il titolo d’una novella medioevale La lampada della nonna! Ricordi lontani, tradizioni di famiglia. Una reliquia del passato, e come questo e come i ricordi, antica... e mi mettono un lume a petrolio, modello splendor, ultima novità!! Inezie! Inezie decorative, inezie esecutive, inezie rappresentative... che una Casa che va per la maggiore non deve trascurare, poiché sono come gli ultimi tocchi, la vernice, il profumo del lavoro; quelli che concorrono a dargli impronta artistica; quelli che dimostrano cura e studio. Non curandosi di queste inezie si fa del mestiere: e basta» (A.P. Berton, “Il Maggese Cinematografico”, a. I, n. 14, 10.11.1913).


Scheda a cura di
Azzurra Camoglio

Persone / Istituzioni
Luigi Maggi
Arrigo Frusta
Giovanni Vitrotti
Fernanda Negri-Pouget
Umberto Scalpellini
Oreste Grandi
Eugenia Tettoni


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