Torino città del cinema
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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Amore e ginnastica
Italia, 1973, 35mm, 112', Colore


Regia
Luigi Filippo D'Amico

Soggetto
dal romanzo omonimo di Edmondo De Amicis

Sceneggiatura
Suso Cecchi D’Amico, Luigi Filippo D’Amico, Tullio Pinelli

Fotografia
Marcello Gatti

Operatore
Otello Spila

Musica originale
ArmandoTrovajoli

Musiche di repertorio
Johann Strauss

Suono
Pietro Ortolani

Montaggio
Marisa Mengoli

Scenografia
Giancarlo Bartolini Salimbeni

Costumi
Giancarlo Bartolini Salimbeni

Trucco
Titi Efrade, Giulio Natalucci

Interpreti
Senta Berger (Maria Pedani), Lino Capolicchio (Simone Censani), Adriana Asti (Elena Diberni), Ester Carloni (Pinuccia, la domestica), Dante Cleri (direttore scolastico), Antonino Faà Di Bruno (commendator Censani), Benjamin Lev (Alfredo Ginoni), Renzo Marignano (ingegner Giulio Ginoni), Aldo Massasso (Armando), Bruna Celati (un’insegnante), Maria Teresa Albani, Wilma D’Eusebio, Solveyg D’Assunta, Edda Ferronao, Armando Curcio



Produzione
Gianni Hecht Lucari per Documento Film

Distribuzione
Italnoleggio Cinematografico

Note
Girato in Panavision, Technicolor; consulente in ginnastica: Adriana Mazzetti; assistenti operatori: Roberto Locci, Ivo Spila; canzone: Il piccolo montanaro di F.P. Frontini; assistente al montaggio: Armando Pace; assistente ai costumi: Antonio Randaccio; assistenti alla regia: Giovanni Fabbri, Giorgio Treves; altri interpreti: Vincenzo Anzalone, Orazio Stracuzzi, Enzo Donzelli, Giuseppe Alotta, Francesco Sormano, Carla Mancini, Valeria Sabel, Giuseppe Rota, Edoardo Toniolo, Giuliano Todeschini, Giuseppe Tuminelli; segretario di produzione: Francesco Fantacci.
 
Locations: Torino (piazza della Consolata, aiuola Cavour, Lungopo), Roma (parco di Villa Ada, Teatro Flaiano).




Sinossi
Torino, fine Ottocento. Il giovane Simone Censani, orfano educato in seminario, vive presso lo zio commendatore e si sdebita amministrando il palazzo di proprietà del congiunto. In uno degli appartamenti abitano due insegnanti, Elena Diberni e Maria Pedani. Quest'ultima  insegna educazione fisica e si batte per far riconoscere ufficialmente le virtù morali di questa disciplina. Elena, innamorata di Simone, si indispettisce quando scopre che egli invece è perdutamente affascinato da Maria. Decisa a seguire la sua “missione” senza legami matrimoniali, Maria rifiuta ogni spasimante, mentre Simone tenta goffamente di avvicinare le discipline ginniche. Quando, con la testa rotta, pensa che tutto sia perduto, arriva il lieto fine.




Dichiarazioni
«Aiutai Suso Cecchi d’Amico nella lettura di testi dell’Ottocento da proporre a Blasetti per il suo Altri tempi. Da De Amicis fu preso Il tamburino sardo che a mio giudizio Blasetti girò in modo magistrale. Ma in me, oltre alla scoperta di un grande, moderno giornalista (in epoca dannunziana!) era rimasto il profumo esile ma penetrante di Amore e ginnastica, un racconto troppo breve per un film. Con gli anni e con l’esperienza fui però sicuro che non avrei tradito De Amicis se rimpolpavo il suo romanzetto con altri suoi scritti (soprattutto con l’episodio della maestrina insidiata). Così nel 1973 girai il film; fu difficile, e dovetti fare parecchi sacrifici perché il modesto budget mi permettesse di girare gli esterni a Torino. Hanno fatto l’esperimento, con le oche di Lorenz, di sottrarle al “padre” per un lungo periodo, e poi riconsegnargliele? Non so: ma certo io, una trentina d’anni dopo Travet, quando ho fatto i sopralluoghi per Amore e ginnastica ho sentito l’amore che Soldati aveva per la sua città. Spero che un riflesso di questo amore si veda nel mio vecchio film. (L. F. D’Amico, Contributo originale per AA. VV., Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).





«Nel 1878 il ministro dell’Istruzione Francesco De Sanctis emana una legge per l’insegnamento dell’educazione fisica. Come per ogni riforma della scuola, la polemica divampa tra i difensori della morale, che vorrebbero precludere alle ragazze esercizi scomposti soprattutto “con gli arti inferiori”, e i fautori del progresso che chiedono madri robuste di cittadini operosi ed eventualmente di soldati sulla scia della Germania guglielmina. […] Impegnata nella crociata per la ginnastica femminile è Maria Pedani, che Edmodo De Amicis mette al centro del suo Amore e ginnastica facendone una virginale suffragetta dell’igiene moderna […]. In questo sorprendente romanzo breve del 1892, De Amicis dimentica le smancerie “deamicisiane” del Cuore per alludere con malizia bell’époque […]. Da  Amore e ginnastica nel 1973 Luigi Filippo D’Amico […] trae una brillante versione cinematografica, che oggi conserva il sapore di quel sapiente artigianato che ha reso grande il cinema italiano. […] D’Amico, come da un podio, orchestra una composizione scenografica tra caffè gozzaniani, sontuosi palazzi Savoia, il verde dei parchi cittadini; mette in scena severi educatori regi, operai delle scuole serali, svelte madamine, vigorosi ginnasti, canottieri che sfilano sul fiume; gioca con le invenzioni linguistiche del torinese Tullio Pinelli che “sciacqua nel Po” De Amicis per accentuarne tratti da siparietto di caffè chantant. Infine, la fotografia di Marcello Gatti mostra una Torino solare in alcuni dei suoi scorci più belli, da Palazzo Madama al Valentino, i cui colori brillanti sono restituiti dal restauro fatto dalla Cineteca Nazionale per le Universiadi» (S. Toffetti, “La Stampa”, 9.1.2007).
 
«Amore e ginnastica è un racconto che da Edmondo De Amicis nessuno se l’aspettava; l’uomo dai languori si rivela capace di malizia e di umorismo, si diverte al gioco dei sensi oltre che a quello, obbligato, dei sentimenti. Allude, persino: all’omosessualità femminile, al voyeurismo. Va bene; neanche lui è tutto Cuore, come si legge sull’etichetta. Si sospetta anche che fosse un sadico, ed è certo che tiranneggiava le donne di casa. Il sapore del racconto è tutto nell’incontenibilità della carne (che accende i sensi anche quando è trattata igienicamente, con la ginnastica e lo sport) e nella resistenza delle inibizioni. Che sono tante: l’educazione sbagliata, il pudore, i tabù, la rispettabile città di Torino. Il film che ne è stato tratto […] stenta un poco a ridarci l’umore del racconto e si stempera in dialetto e buona scenografia. […] L’occhio dello spettatore, non disturbato dalla necessità di cogliere nella recitazione degli attori sottintesi o allusioni, scorre pacificamente sulle strade di Torino, sui salotti soffici e ingombri, sugli oggetti d‘epoca scelti con molta cura» (R. Ghiotto, “L’Espresso”, 18.12.1977).
 
«[…] si tratta di uno dei film più tipicamente torinesi e più sportivi di tutta la storia del cinema italiano. Diretto da Luigi Filippo D’Amico e scritto dal regista insieme a sua cugina Suso Cecchi D’Amico e allo sceneggiatore torinese Tullio Pinelli, adatta per lo schermo un famoso racconto di Edmondo De Amicis. […] De Amicis, che oggi viene considerato uno scrittore strappalacrime soprattutto per il libro Cuore, è in realtà un ottimo scrittore specchio fedele di questa carica di innovazione che segna il passaggio tra due epoche. Quanto all’ambientazione torinese, come ha osservato Sergio Toffetti, “si tratta del film nel quale è più visibile una Torino solare, luminosa, non cupa come quella che abitualmente il cinema ci tramanda”. E tutto ciò ha una spiegazione: il film doveva essere girato in autunno, ma fu anticipato in estate perché la protagonista Senta Berger era impegnata in un altro film. In questo modo si vede molto bene la piazza della Consolata, si ammirano il parco del Valentino e i giardini di piazza Cavour» (S. Della Casa, “La Stampa”, 2.2.2007).
 
«[…] ho proposto di proiettare Amore e ginnastica, uno dei pochi film che proponga un'immagine veritiera dei piemonte­si. Purtroppo la maggior parte del cinema italiano è basato sulla falsi­ficazione fonetica sistematica. C'è l'abitudine di effettuare il dop­piaggio a Roma, rinunciando alle inflessioni dialettali delle varie regioni. Luigi Filippo d'Amico, benché "romanissimo", in questa sua opera tratta da un racconto di De Amicis e girata in esterni a Torino, è riuscito a far rivivere con garbo e intelligenza la Torino di Monssù Travet, restituendo il clima dell'epoca» (C.G. Fava, “Notiziario dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema” n. 60-61, 1999-2000).

«[…] nel 1972 Einaudi pubblica una nuova edizione di Cuore e una raccolta di racconti, con prefazione di Calvino: Amore e ginnastica. Il cinema non si lascia sfuggire l’occasione. L’anno dopo Luigi Filippo D’Amico realizza una impeccabile ricostruzione della Torino umbertina descrivendo con garbo, e il giusto piglio, l’amore del segretario per la maestrina appassionata dell’educazione fisica. […] Il regista cambia alcune caratteristiche del personaggio della maestrina e inserisce nel racconto episodi tratti da altre novelle della raccolta ottocentesca in cui era apparsa per la prima volta Amore e ginnastica: Fra scuola e casa» (C. Bragaglia, Il piacere del racconto, La Nuova Italia, Firenze, 1993).

 
«La novella di De Amicis, ambientata nella Torino del 1892 e apparsa per la prima volta nella raccolta Tra casa e scuola, è stata recentemente ripresentata ai lettori da Italo Calvino, e il riscoprirla ha dato allegria. Saperla tradotta in cinema suscitò tuttavia qualche timore. L’industria culturale calcando la mano sulla sua piega erotica, si pensò infatti che ne sortisse un filmaccio simile a molti, rozzi, sguaiati e traditori. D’Amico, al contrario, ha avuto garbo e s’è mostrato sollecito degli umori originari: di qui, grazie al cielo, un’operina di tutto rispetto, gradevole a grandi e piccini, e che strizza l’occhio ai più maliziosi. Eroina muscolosa dello scherzo è la signorina Maria Pedani, maestra di ginnastica. Giovane e avvenente, ha qualcosa della valchiria. Larga di spalle e stretta di cintura, spira da tutto il corpo la salute e la forza. Sembra insensibile all’amore: i suoi interessi vanno interi all’educazione fisica, fra lo scandalo delle famiglie più retrive, che inorridiscono vedendo caviglie e sottovesti durante gli esercizi delle fanciulle, e l’entusiasmo dei progressisti che invece mettono la sanità giovanile tra le virtù della patria. [...] La storia è divertente, perché nella stessa misura in cui la Pedani s’infischia dello spasimante, lasciando senza risposta una sua lettera appassionata, e rispondendo con freddezza ai suoi appelli, colui s’arrampica sugli specchi per strappare alla bella un sorriso. [...] Se vorrà farsi notare dalla donna, Celzani dovrà fingersi anch’egli un ginnasta e frequentare le palestre, nonché dar prova di maschio ardore e sfidare un rivale a duello. Con esiti si direbbe disastrosi, giacché il poverino n’esce con la testa rotta. E invece, quando l’uomo ha ormai perso ogni speranza, Cupido scocca la freccia. [...] Amore e ginnastica è un film intelligente e piacevole perché tocca con grazia tutta la tastiera dell’humour, dalla satira alla farsa, dal bozzetto burlesco alla comica del muto. La ricostruzione dell’ambiente torinese, borghese e popolare, è molto indovinata, e ben azzeccata è la pittura dei tipi, tutti usciti da un buffo album di famiglia. La novella di De Amicis non è tradita, benché qui sia tessuta a maglie più larghe per dare maggior respiro ai personaggi e spazio all’azione. Soprattutto è conservato, sia pure con un’inflessione più ironica, il senso sociale della predicazione ginnica in una Italia così ricca di analfabeti ma anche di rachitici» (G. Grazzini, Eva dopo Eva. La donna nel cinema italiano, Bari, Laterza, 1980).
 
«Amore e ginnastica diventerà forse un piccolo classico della nostra narrativa di fine ottocento Tra i racconti deamicisiani, come scrive Calvino, è “probabilmente il più bello, certo il più ricco di humour, malizia, sensualità acutezza psicologica”. Oltre un quarto di secolo dopo aver lavorato come assistente di Mario Soldati in Le miserie del signor Travet, Luigi Filippo d‘Amico si rivela fedele alla lezione del maestro: il suo, infatti, è un film di quelli che negli anni quaranta venivano chiamati calligrafici. Civettuolo nell’ostentazione del lessico piemontese (“Che cos’è questa Cernaia?” “Non si faccia dei sagrini”), accurato nella composizione scenografica, amabile nell‘accompagnamento musicale, puntuale nel tratteggio di una folla di personaggini, Amore e ginnastica è anche un film controcorrente: non contiene, infatti, la minima volgarità. L’operina di De Amicis nasconde più veleni di quanti non ne abbia evidenziati d Amico (il voyeurismo del vecchio zio ai saggi di ginnastica, il rapporto inconsciamente omosessuale delle due maestre) e il motivo della scuola serale (mutuato da La maestrina degli operai) meritava forse maggiore approfondimento; ma il film corre via garbato e si lascia vedere con divertimento. E se Senta Berger non emana in pieno l’erotismo muscolare e maestoso della maestra Pedani, Lino Capolicchio coglie il miglior risultato della sua carriera prestando al personaggio del segretario innamorato sguardi da cane bastonato e cascatoni da clown» (T. Kezich, Il Millefilm, Edizioni il Formichiere, 1977).


Scheda a cura di
Matteo Pollone

Persone / Istituzioni
Luigi Filippo D'Amico
Tullio Pinelli
Marcello Gatti
Senta Berger
Lino Capolicchio
Adriana Asti
Maria Teresa Albani
Giancarlo Bartolini Salimbeni

Luoghi
NomeCittàIndirizzo
aiuola CavourTorino-
castello del ValentinoTorino-
della Consolata, piazzaTorinopiazza della Consolata
lungo PoTorino-
San Carlo, piazzaTorinopiazza San Carlo
Statuto, piazzaTorinopiazza Statuto
Vittorio Veneto, piazzaTorinopiazza Vittorio Veneto



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