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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cinema muto



La beffa di Satana
Italia, 1915, 35mm, B/N

Altri titoli: Le persiflage de Satan, Mauvais Genie (Francia)

Regia
Telemaco Ruggeri

Soggetto
Emiliano Bonetti, Giuseppe Monleone

Interpreti
Lydia Quaranta (Frasquita Flores), Dante Cappelli (ing. Stellio Doudo), Elda Bruni (Olga d’Albano), Alfredo Bertone (ing. Otto Mayer), Bonaventura Ibanêz (Conte d’Albano)



Produzione
Film Artistica “Gloria”

Note
1.500 metri
Nulla Osta n. 10.428 del 28.9.1915
Sulla brochure in edizione francese della Film Artistica “Gloria”, La film Artistique Gloria, recentes programmations, il film è indicato come Le persiflage de Satan. Affissi sono intitolati Mauvais Genie.




Sinossi
Stellio Duodo, un ingegnere che lavora allo sviluppo della telefonoscopia (televisione), si ritira in montagna, in una torre, per sviluppare con tranquillità e concentrazione le sue invenzioni. Un giorno arriva una comitiva di cui fa parte la bella Frasquita. L’ingegnere se ne invaghisce e per lei lascia la fedele fidanzata. Frasquita, però, si rivela una complice del rivale di sempre di Duodo, Mayer: la donna ruba, infatti, aiutata dai complici, gli studi di Stellio, il quale, scioccato dagli avvenimenti, viene colpito da amnesia. Un giorno però, l’ingegnere, sentendo parlare della telefonoscopia, si sovviene di qualche particolare. Il giorno in cui Mayer presenta l’invenzione che è stata trafugata), Duodo  urla la verità dinnanzi al telefonoscopio, aggredisce Frasquita e la strangola, dopodiché, disperato, crolla sul cadavere della donna.





«Protagonisti la signorina Lydia Quaranta e il sig. Dante Cappelli. Dramma di per sé del massimo interesse per spunto nuovo, originalissimo, svolgentesi in pittoreschi paesaggi con vedute di cascate d’acque meravigliose. Ricchissima messa in scena. Ebbe già all’estero il più lusinghiero successo» (“L’Albo della Cinematografia”, a. I, nn. 2-3, 1915).
 
«La beffa di Satana? Mah! Il titolo, non c’è che dire, è bello: è un titolo di chiamata; ma dov’è Satana, e dove la beffa? Sì, non diciamo di no; con un  po’ di buona volontà e con una buona gru, potrebbe venire a galla anche Satana e la sua beffa. Talleyrand diceva: “Datemi due righe di manoscritto ed io vi manderò a morte l’autore”. Il terribile e scaltro ministro avrebbe saputo, da quelle due righe, a furia di deduzioni, cavarne un atto d’accusa, per quanto lo scritto fosse innocentissimo. In questo soggetto non diremo che occorra proprio Talleyrand per trovare l’esattezza del titolo, ma certo della gran buona volontà. Secondo noi, è un bel titolo, sciupato. È un pezzo che seguitiamo con questi furti di invenzioni [...]. Potremmo ancora parlare delle inverosimiglianze che qua e là fanno capolino e che si affermano all’ultimo: in quello della pacifica surrogazione dell’inventore con possesso di edificio, macchinario, ecc., ecc. Ma sorvoliamo  e diciamo dell’esecuzione: il metteur en scène, signor Telemaco Ruggeri, ha fatto del suo meglio per mettere assieme i varii e svariati clichés di questo soggetto, e mercè l’ottima scelta di parecchi punti pittoreschi e assai appropriati, è riuscito a rendere il lavoro, se non interessante, almeno dilettevole. L’interpretazione ha, qua e là, dei buoni momenti, per la Lydia Quaranta e per Dante Capelli, quantunque questi due eccellenti artisti non siano troppo a posto nel ruolo che sostengono. Dante Cappelli è efficacissimo, ha una maschera superba, sa sviscerare un carattere, farne vedere l’intera anima, e tutto tace di fronte ad un’arte coscienziosa come la sua. Ma Lydia Quaranta è una “Frou-Frou” tutta guizzi e tutto brio. Magnifica linea di attrice brillante; quindi male le si addicono le parti drammatiche, per ora. Per ora, lasciatela nel suo ruolo. Il Bertone è una bella figura d’attore: si dice che piaccia a molti. Non discutiamo. La sua interpretazione, benché non si possa dire scorretta, non è affatto sincera. Recita non male, ma recita la parte, non la vive. Il resto del complesso artistico si mostra attento e ben disciplinato. In conclusione: spettacolo che va e che in gran parte piace; piacerebbe di più... se fosse scritto diversamente» (P. da Castello, “La Vita Cinematografica”, 7.2.1916). 


Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Telemaco Ruggeri
Lydia Quaranta


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