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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



I viaggiatori della sera
Italia, 1979, 35mm, 130', Colore

Altri titoli: Los viajeros del atardecer

Regia
Ugo Tognazzi

Soggetto
dall’omonimo romanzo di Umberto Simonetta

Sceneggiatura
Sandro Parenzo, Ugo Tognazzi

Fotografia
Ennio Guarnieri

Operatore
Renato Palmieri

Musica originale
Xavier Battles, Toti Soler

Suono
Carlo Pal­mieri

Montaggio
Nino Baragli

Scenografia
Uberto Bertacca

Costumi
Uberto Bertacca

Trucco
Nilo Jacoponi, Lam­berto Marini, Pedro Camacho

Aiuto regia
Riccardo Tognazzi, Ramiro De Maez

Interpreti
Ugo Tognazzi (Orso), Ornella Vanoni (Nicki), Corinne Clery (Ortensia), Roberta Paladini (Anna Maria), Pietro Brambilla (Francesco), José Luis López Vázquez (Simoncini), William Berger (Cochi Fontana), Manolo De Blas (Bertani), Deddi Savagnone (Mila), Leo Benvenuti (Zafferi), David Fernandez (Anton Luca)

Direttore di produzione
Gino Santarelli, Paco Nuioz

Produzione
Juppiter Generale Cinematografica, Il Quadrifoglio, Brujula Film

Note

Assistente operatore: Antonio Scaramazza; assistente al montaggio: Patrizia Ceresani; assistente alla scenografia: Pasquale Germano: assistenti ai costumi: Maurizio Paiola e Beatrice Bordone; architetto José Luis Galicia.

Il film in Italia è stato vietato ai minori di 14 anni.





Sinossi
In un mondo neanche tanto futuro chi supera i cinquant’anni viene confinato in campi di ricreazione dove nel modo più gradevole possibile viene elimintato. Il signor Galli, disc jockey cinquantenne con lo pseudonimo di Orso, viene pertanto obbligato ad abbandonare il lavoro e recarsi in un villaggio per vacanze. Ci va con la moglie Nichi e, una volta arrivato, scopre che gli ospiti del villaggio devono partecipare ad un gioco organizzato i cui vincitori vengono imbarcati per una crociera da cui nessuno è mai tornato. Mentre Nichi intraprende un flirt con un altro ospite del villaggio, il protagonista fa amicizia con una donna appartenente all’organizzazione e, nel tragico finale, perpetua lo spirito di ribellione e l’anelito alla libertà che caratterizzano la natura umana.



Dichiarazioni
«Non ho voluto parlare di una lotta tra generazioni. Io e la Vanoni nel film siamo due giovani di oggi trasportati in uno di possibili domani. Difatti vestiamo Fiorucci e ci esprimiamo nel gergo dei ragazzi che si vedono in giro adesso. Ma ci capita di compiere cinquant’anni in una società diversa da quella attuale, in cui lo sviluppo ha dimostrato tutti i suoi limiti. Quindi il potere ha deciso che bisogna spremere al massimo gli uomini nel momento in cui hanno più energie da spendere ed eliminarli quando potrebbero cominciare a riposarsi sugli allori. In questa società tutto è razionalizzato e disumanizzato al massimo, ma il potere, accortamente, si è messo una maschera rassicurante, quella dei giovani. […] Io ho cercato di fare, e non so se ci sono riuscito, un film contro l’assurdità del potere, i suoi abusi commessi nel nome di un’idea e sempre ai danni di una minoranza. […] io sono cresciuto nel fascismo, quando gli ebrei venivano trattati molto peggio dei cinquantenni del mio film […] Oggi dopo il caos, come mi pare che avvenga di solito, potrebbe arrivare un potere nuovo dal volto giovane e razionale, micidiale nella sua perfezione. Probabilmente nessuno lo chiamerebbe fascismo» (U. Tognazzi, “L’Europeo”, 8.11.197)




«La commedia all’italiana si rifornisce dove può. Anche da Umberto Simonetta, più noto come drammaturgo: i suoi romanzi non privi di qualche finezza psicologica, si sviluppano sul registro comico ed è comprensibile che il milanese Dino Risi nel 1969 si rivolga all’opera del suo conterraneo per Il giovane normale […]. Un film non riuscito. Dopo questo incontro sfortunato Simonetta in parte si rifà, nel 1980, con I viaggiatori della sera che Ugo Tognazzi adatta dal romanzo omonimo pubblicato nel 1976. La commedia sfuma nella tristezza, la storia fantascientifica di un futuro dominato dai giovani in cui i cinquantenni sono condannati alla morte dopo un soggiorno in un villaggio di vacanze, è sì affascinante, ma non trova nel film i ritmi giusti per soddisfare lo spettatore» (C: Bragaglia, Il piacere del racconto, La Nuova Italia, Firenze, 1993)

La vicenda messa in scena da Tognazzi pare a metà strada tra la fantascienza e la Commedia all’italiana, prendendo dalla prima alcuni elementi esteriori non banali e dalla seconda alcune belle impennate ironiche, un romanticismo un po’ cialtronesco e un suggestiva vena malinconica. Desta invece non poche perplessità la polemica generazionale contro i giovani condotta dell’attore-regista il quale sta invecchiando ma si sente più vivace, intraprendente, anticonformista dei ventenni. Così egli rappresenta questi ultimi come esseri antipatici, freddi, tristi, schiavi dei formalismi, asserviti al sistema repressivo in cui vivono.

È evidente che questo gretto moralismo evidenzia tutti i limiti di un vieto luogo comune. Al contrario «I viaggiatori della sera trova i suoi momenti migliori proprio quando, sfogato il didascalismo aggressivo che contrappone le generazioni in un bel duetto pretenzioso ammiccando a qualche ideologia libertaria d’accatto, si riaccosta alle sue origini più sincere: la frattura si nota. Se il primo tempo appare, più di una volta, noioso, stucchevole e didascalico, il secondo invece è soffuso di una vena malinconica che a tratti non dispiace. Pare quasi che la mano non sia più la stessa: è meno incerta, sa dosare le mezze tinte» (S. Masi, “Cineforum”, n. 191, 1980).

Il valore del film, peraltro, risiede soprattutto nella eccezionale bravura e nell’intelligenza di Ugo Tognazzi, «uno dei cosiddetti “mostri sacri” della comicità nostrana, definito da Pasolini “uno degli uomini più buoni e intelligenti” che avesse mai conosciuto» (G. Grossini, “Cinema Nuovo”, n. 263, 1980). I viaggiatori della sera produce la giusta «valorizzazione di Ugo Tognazzi attore e personaggio, che riesce, pur nella povertà delle intenzioni, a fornirci la misura della propria professionalità […] che sembra avere ormai raggiunto (prosciutti di Parma a parte) i toni del virtuosismo. […] Ornella Vanoni, nella parte di Nichi, ci fa rimpiangere le sue interpretazioni musicali, dimostrando che non sempre la poliedricità può essere una dote» (c.s., “Cinemasessanta”, nn. 133-134, 1980).

Come regista e sceneggiatore Tognazzi dimostra la sua intelligenza nel modo in cui utilizza il romanzo di Simonetta che fornisce il soggetto: egli non ne riprende le situazioni grottesche, la battute salaci, i risvolti boccacceschi, ma ne dà un’interpretazione molto intima, più sul piano della malinconia – come già detto - che su quello della comicità; riesce così a tradurre in immagine non solo ciò che Simonetta ha scritto, ma soprattutto «quel che di inespresso sta oltre la parola scritta» (G. Grossini, Op. cit.).

Per quanto riguarda gli elementi fantascientifici che appartengono al film, essi vengono esaltati da un’ottima fotografia e da un’appropriata scenografia, «ruotante intorno alla asetticità dell’ambiente e quindi tanto più fantascientifica delle astronavi di colossal tipo Alien […]. Il percorso verso il villaggio n. 27, sulle rive del mare, compiuto da questi curiosi “viaggiatori della sera”, per i quali rimandare di qualche ora la “lunga vacanza” è sintomo di vitalità, dà la netta impressione di un domani non troppo lontano che mostra i segni di una civilizzazione disumana. Vasti appezzamenti interrotti da cumuli brunastri di terriccio, simili alla Valle della Morte di Zabriskie Point, locali automatizzati ove un barman-programmatore al computer fornisce bevande e spuntini, sono stati ripresi con tale dose di freddezza compositiva dalla cinepresa, da far dimenticare sia la fabula di supporto, sia il contrasto generazionale» (Ibidem).

In tal modo il quadro apocalittico del futuro non pare affatto onirico e irreale, ma del tutto credibile e “futuribile”. Le ampie immagini del cielo, dei paesaggi, delle interminabili strade contrastano con l’apparizione di palazzoni allucinanti, prodotti da un’urbanizzazione alienante; il commento musicale sottolinea in modo appropriato tali contrasti che, evidentemente, appartengono anche all’Italia degli anni Settanta, e non soltanto ad un ipotetico futuro fantascientifico.



Scheda a cura di
Davide Larocca

Persone / Istituzioni
Ugo Tognazzi
Ennio Guarnieri
Nino Baragli
Ornella Vanoni
Corinne Clery


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