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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



È l’amor che mi rovina
Italia, 1951, 35mm, 98', B/N


Regia
Mario Soldati

Soggetto
Enrico Blasi, Mario Monicelli, Steno (Stefano Vanzina), Bernardino Zapponi

Sceneggiatura
Enrico Blasi, Mario Monicelli, Steno (Stefano Vanzina), Bernardino Zapponi

Fotografia
Mario Montuori

Musica originale
Mario Nascimbene

Suono
Marco Bartolomei

Montaggio
Roberto Cinquini

Scenografia
Guido Fiorini

Trucco
Amato Garbini

Aiuto regia
Cesare Olivieri

Interpreti
Walter Chiari (Walter Panaccioni), Lucia Bosé (Clara Montesi), Aroldo Tieri (Carlo), Eduardo Ciannelli (il boss), Jackie Frost (contessa Olga Woronowska), Virgilio Riento (negoziante), Amedeo Dejana, Eugenio Cancelli, Enrico Leurini, maestri della scuola di sci del Sestriere.

Ispettore di produzione
Fernando Cinquini, Anna Davini

Produzione
Niccolò Theodoli per I.C.S., Industrie Cinematografiche Sociali

Distribuzione
I.C.S., Industrie Cinematografiche Sociali

Note
Direttore d’orchestra: Franco Ferrara; parrucchiera: Teresa Petitti; doppiatori: Stefano Sibaldi (Aroldo Tieri), Sandro Ruffini (Edward Ciannelli).
Le riprese hanno avuto luogo al Sestriere (esterni e alcuni interni) e negli studi Titanus di Roma.



Sinossi
Un gruppo di spie chiede a Walter, commesso in un negozio di articoli sportivi, di portare un prezioso anello ad una contessa russa al Sestriere. Egli accetta volentieri per incontrare la donna di cui è innamorato, Clara, che maestra di sci nella località alpina. maestra di sci al Sestriere. Giunto sul luogo, l'anello – che contiene alcune gocce di un liquido che venendo a contatto con la neve provocherebbe un’esplosione nucleare - passa di mano in mano, finché intervengono le spie che cercando di disfarsi di testimoni pericolosi. Ma Walter riesce ad assicurare i criminale alla giustizia, e conquista l'amore di Clara.




«Il disprezzo ripetutamente espresso da Mario Soldati nei confronti del film come arte ha purtroppo la sua migliore documentazione nell’attività che il regista, peraltro già autore di opere significative, svolge da qualche tempo. In È l’amor che mi rovina il garbato scrittore è, come regista, assolutamente inesistente e, se può, ma non su un piano estetico, giustificare snobisticamente la sua posizione anticinematografica, non si capisce perché egli si ostini a dirigere dei film […]. L’unico motivo di interesse che questo filmetto comico presenta è la figura di Walter Chiari, commesso di negozio romantico e sognatore. Nella scena in cui, con lo spolverino in mano, si sogna principe azzurro alla conquista di Lucia Bosè, c’è tanta di quella spontaneità necessaria a ritenete che le possibilità di questo attore dalla maschera singolare, superano limiti del teatro di rivista e del filmetto comico nei quali si è fino ad ora mantenuto» (G. Raiti, “Hollywood”, n. 234, 1.12.1951).

«Sceneggiato con una certa cura e basato su un meccanismo di trovate comiche che funziona come rarissimamente è dato da vedere nei film cosiddetti “comici” della nostra produzione, questa nuova produzione può essere considerata un passo avanti nel suo genere e un invito a lavorare con maggior impegno e serietà in un campo di produzione che è piuttosto avaro di soddisfazione per il nostro cinema. Chiari, attore molto intelligente, e stato sfruttato con molta misura e diligenza dando effetti comici originali. Bene gli altri interpreti» (f.g., “Intermezzo”, nn. 20-21, 1951).



Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Mario Soldati
Mario Monicelli
Bernardino Zapponi
Steno (Stefano Vanzina)
Mario Montuori
Mario Nascimbene
Walter Chiari
Lucia Bosé
Aroldo Tieri


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