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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



La storia di Cino, il bambino che attraversò la montagna
Italia / Francia, 2011, 35mm, 85', Colore

Altri titoli: Cino, L’enfant Qui Traversa La Montagne. The Story of Cino - The Child Who Crossed the Mountain

Regista
Carlo Alberto Pinelli

Soggetto
Carlo Alberto Pinelli

Sceneggiatura
Carlo Alberto Pinelli, Giovanni De Feo, con la supervisione di Tullio Pinelli

Fotografia
Alessandro Ojetti

Operatore
Mauro Calanca

Musica originale
Antonio Arena, Lamberto Macchi

Suono
Eugenio Cerocchi, Christophe Vingtrinier

Montaggio
Paolo Guerrieri

Costumi
Magda Accolti Gil

Trucco
Delphine Birarelli

Scenografia
Francesca Bocca

Assistente alla regia
Giacomo del Buono

Interpreti
Stefano Marseglia (Cino), Francesca Zara (Catlìn), Lucas Mercier (Vincent), Marc Andreoni (barrocciaio), Giovanni Anzaldo (acciugaio), Jean-Louis Culloc’h (malgaro francese), Giada Laudicina (acciugaia), Philippe Nahon (cercatore d'oro), Joana Preiss (malgara francese), Liliane Rovère (curatrice), Donato Sbodio (padre di Cino), Luisa Marie Seravesi (madre di Cino)

Produzione
Metafilm srl, Paneikon srl, Takami Productions

Distribuzione
Whale Pictures

Note
Pittrice di scena: Monica Garone; assistente ai costumi: Matteo Maria Alessandri; aiuto scenografo: Mario Scarzella; fonico di presa diretta: Renaud Duguet; effetti digitali: Cerchio Creativo.

La storia di Cino è il primo film di finzione realizzato da Carlo Alberto Pinelli, regista documentarista, alpinista e ambientalista.

I piccoli protagonisti sono stati scelti con casting nelle scuole piemontesi.

Presentato in anteprima mercoledì 10 dicembre 2014 al cinema Monviso, di Cuneo, è uscito nelle sale giovedì 11 dicembre.

Ha partecipato al Giffoni Film Festival 2013, in programma il 25 luglio 2013, e al Festival du Cinema Italien de Bastia 2015: Ciné Jeunesse. In concorso al Premio David di Donatello 2015.

Prodotto da Laura Cafiero per Metafilm Srl, Ugo e Valeria Adilardi per Paneikon Srl, co-prodotto da Karine Blanc e Michel Tavares per Takami Productions, con il sostegno di Regione Piemonte, Film Commission Torino Piemonte, PACA Cinema, Alpes Maritimes, Eurimages, con il contributo del MiBAC.

Facebook: https://www.facebook.com/lastoriadicino/

Locations: Valle Stura e terre alte del cunese (Alpi Marittime).



Sinossi
Piemonte, fine ‘800. Il piccolo Cino, di nove anni, figlio di poveri montanari del cuneese viene affidato ad un losco carrettiere francese per essere condotto in Francia ed “affittato” per lavorare negli alpeggi estivi del Mercantour. Durante il viaggio Cino stringe amicizia con Catlìn, una bambina della sua età che lungo il percorso si ammala di polmonite e viene abbandonata dal carrettiere. Cino, una volta in Francia è vittima dei maltrattamenti del suo padrone e ben presto scappa in una fuga disperata che tuttavia lo porta a ritrovare inaspettatamente la piccola Catlìn, con la quale decidono di attraversare a piedi le Alpi per ridiscendere in Piemonte e tornare a casa. Il percorso verso l’Italia si rivela presto irto di sorprese e di pericoli su quella Montagna, popolata da forze misteriose ed ostili, che sembra avere una magica influenza sulla piccola Catlìn… Che forse proseguirà il viaggio, ma non con Cino, che tornerà a casa da solo. Il film narra, come in una fiaba, le avventure e le disavventure dei due piccoli fuggiaschi, i loro incontri, sogni, speranze e paure, in un viaggio di formazione ma anche di libertà e di fantasia.



Dichiarazioni
«L’idea di questo film mi venne suggerita, molti anni fa, dallo studioso di tradizioni popolari Nuto Revelli. Si basa su una vicenda realmente accaduta, intorno alla quale, insieme allo sceneggiatore Giovanni De Feo, ho imbastito un intreccio di pura fantasia, ricco di colpi di scena. Nei decenni a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 l’estrema miseria costringeva spesso i montanari delle valli del Cuneese a offrire i propri figli in affitto ai più ricchi contadini della pianura, o addirittura ai malgari del versante francese delle Alpi Marittime. Malgari a volte molto duri. […] Per vent’anni ho ragionato su come raccontare questa storia e negli ultimi tre anni abbiamo costruito il progetto» (C.A. Pinelli, “Grandain.com”, 10.12.2014).




«Tra Dickens e De Amicis, tra l’avventura e la fiaba non priva di crudezza nel rappresentare le peggiori insidie cui i bambini indifesi sono esposti, tra paesaggi mozzafiato, nobili intenzioni di denuncia (lo sfruttamento dei minori, ora come allora), momenti di tenerezza poetica, un esperto conoscitore della montagna di chiara fama, Carlo Alberto Pinelli, ha realizzato un progetto antico (tanto da portare anche la firma di suo padre, il celebre sceneggiatore Tullio Pinelli morto ultracentenario nel 2009) con autentica passione e con una buona dose di ingenuità» (P. D’Agostini, “La Repubblica”, 11.12.2014).

«Carlo Alberto Pinelli firma con La storia di Cino un film che nella suggestiva ambientazione nel Cuneese rispecchia sia la sua esperienza di documentarista, sia una sua profonda conoscenza della zona. E tuttavia il regista trova qui un registro fiabesco che sarebbe stato nelle corde di suo padre. […] Pinelli ricava dalla bellezza intatta della cornice naturale un’atmosfera arcana e i piccoli Stefano Marseglia e Francesca Zara, con il loro sguardo chiaro e la loro recitazione di straniata semplicità, fanno il resto» (A. Levantesi Kezich, “La Stampa”, 12.12.2014).

«La storia di Cino è evidentemente strutturata su quella di Pollicino (vedi anche il nome del piccolo protagonista), abbandonato nel bosco da genitori che non possono sfamarlo, ma attinge anche all’esperienza dei piccoli vacrot, in occitano “i bambini guardiani di vacche”, affrontando il tema del lavoro minorile (e più sottilmente dell’abuso, anche sessuale, sull’infanzia) con delicatezza e realismo. Il regista, il 77enne Carlo Alberto Pinelli figlio di quel Tullio Pinelli che fa parte della storia della sceneggiatura italiana, sceglie di concentrarsi sullo spirito di avventura e la capacità di iniziativa di Cino e Catlìn, che attingono ripetutamente all’istinto, l’immaginazione e l’agilità (anche mentale), per togliersi dai guai. Pinelli fa leva sulla loro possibilità di distinguere di chi fidarsi e di no, mettendo sulla strada dei due bambini anche personaggi adulti positivi. La storia di Cino è un attestato di fiducia nelle risorse infantili dei più piccoli per sopravvivere anche ad una realtà dura e spietata. Il film di Pinelli segue i canoni classici della favola: la resistenza iniziale ad intraprendere l’avventura, gli incontri fatali, gli interventi magici. E quella della magia è la dimensione più spesso ricorrente, a contrastare una mancanza reale di scappatoie» (P. Casella, “mymovies.it”, 11.12.2014).


Scheda a cura di
Cristina Nebbia


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