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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Mi Pogolotti querido (Il mio amato Pogolotti)
Italia/Cuba, 2011, HDV, 57', Colore

Altri titoli: My beloved Pogolotti

Regista
Enrica Viola

Soggetto
Paola Rota, Enrica Viola

Sceneggiatura
Paola Rota, Enrica Viola

Fotografia
Andrea Vaccari

Musica originale
Vito Miccolis / Calipson

Suono
Mirko Guerra

Montaggio
Paolo Marzoni, Sergio Pugliatti

Produttore esecutivo
Una Film Srl.

Direttore di produzione
Laura D’Amore

Assistente di produzione
Cecilia Cortese

Interpreti
Graziella Pogolotti e gli abitanti del "barrio" Pogolotti

Produzione
Una Film (Torino)

Distribuzione
Guy Knafo 10 Francs Paris

Note
Editor: Paolo Marzoni, Sergio Pugliatti, Diego Berrè; poster design: Katia Hernandez, Alain Gutierrez; location manager: Acela Caner Roman (consulente a Cuba, professoressa, studiosa e promotrice culturale del barrio Pogolotti); organizzazione generale: Riccardo Paola, Mariuccia Versaldo, Fabrizio Arossa.

Co-prodotto da Victor Casaus per Centro Cultural Pablo de La Torriente Brau (L’Avana, Cuba), con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario - sviluppo aprile 2007 - produzione dicembre 2008 - produzione settembre 2009).

Il documentario è stato presentato in anteprima mondiale al 32° Festival International del Nuevo Cine Latinoamericano.

Uscito nelle sale italiane il 12 marzo 2012, a Roma, dopo la partecipazione al 12° Piemonte Movie gLocal Film Festival, proiettato l'8 marzo 2012 e finalista nella sezione Panoramica Doc.

Sito internet: www.unafilm.it.

Locations: Barrio Pogolotti, L’Avana; Giaveno (To) (immagini di repertorio).



Sinossi
Mi Pogolotti Querido racconta la storia di una migrazione di successo, quella di Dino Pogolotti, cittadino di Giaveno (To), che lascia la propria terra alla fine dell’Ottocento per giungere a Cuba, via New York. Nell’isola caraibica Pogolotti si trasformerà in imprenditore edile facendo costruire nel 1911 quello che ancora oggi è noto come “Barrio Pogolotti”. Si tratta di un quartiere popolare, costruito sul modello dell’edilizia sociale europea, caratterizzato da una propria identità culturale di stampo afro-caraibico. La storia di famiglia proseguirà tra una sponda e l’altra dell’oceano, con il figlio Marcelo, talentuoso pittore d’avanguardia negli anni ’30 e la nipote Graciela, ancora oggi intellettuale di punta del mondo cubano. Alla saga familiare si intreccerà la storia della città dell’Avana e del Barrio, raccontato attraverso i ritratti degli abitanti del quartiere.



Dichiarazioni
«Ci sono voluti due anni di lavoro, a partire dal 2007, per realizzare un film su una storia che meritava di essere ricordata e per onorare la memoria di un emigrante italiano il cui passaggio a Cuba ha lasciato un segno indelebile. [...]
Oggi nel Barrio Pogolotti alla periferia dell’Avana, a distanza di 100 anni, è rimasta tra gli abitanti la memoria dell’italiano che fondò il primo quartiere operaio dell’America Latina. Lo ricordano perché i loro nonni avevano vinto la “riffa” , l’assegnazione della casa a prezzi popolari per gli operai; come se un senso di gratitudine per questa buona sorte si tramandasse di padre in figlio. Per questo siamo entrati rispettosamente nelle loro case, con lo sguardo delicato che si posa su qualcosa di prezioso. Con la loro viva ed emozionante umanità questi abitanti del Barrio Pogolotti hanno permesso di raccontare un pezzo di Cuba senza lasciarsi tentare dai pregiudizi» (E. Viola, presentazione del film, marzo 2012).





«Il documentario riesce a “scaldare” lo spettatore, la storia di successo della famiglia Pogolotti conquista e coinvolge» (C. Griseri, “cinemaitaliano.info”, 9.03.2012).

«La regista, con atteggiamento di profondo rispetto, entra con la macchina da presa nelle case di un quartiere connotata da una sua identità socio-culturale e da forte senso di appartenenza al luogo dei discendenti di chi 100 anni prima ha avuto la fortuna di vincere la “riffa” l’assegnazione della casa a prezzi popolari, per gli operai. Si incontrano anziani giocatori di Domino “che sono poi diventati i mattatori, dando poi ritmo al montaggio del film”, famosi artisti, come il musicista Oscar Valdes che ha scelto di continuare a vivere in un quartiere operaio, ex campioni di football e gente che pratica la Santeria, una religione molto diffusa a Cuba.
Tutti ricordano l’emigrante italiano non solo come l’imprenditore di successo che nel 1911 fece costruire, in un periodo di fortissima crisi nell'isola che aveva portato alla morte e all'allontanamento dalle loro case di migliaia di contadini, quello che ancora oggi è noto come Barrio Pogolotti, ma soprattutto per il fondamentale contributo alla vita economica, culturale e artistica di Cuba.
Il documentario offre cosi uno spaccato realistico e potentemente espressivo di uno dei quartieri più estrosi di Cuba. Un paese dalle forti contraddizioni, oggi alle prese con cambiamenti radicali, nell’intento di modernizzare il proprio modello economico di stampo socialista e avviare quel processo di democratizzazione tanto auspicato dalla comunità internazionale all’indomani della morte di Fidel Castro» (M. Straniero, “cinemaitaliano.info”, 15.03.2012).

«[…] Enrica e Graziella riportano alla luce i profondi innesti culturali che lei e i suoi avi hanno introdotto nella cultura cubana, fra equità sociale, sviluppo artistico e contributi culturali e intellettuali. Mi Pogolotti querido è un gesto d’affetto per chi ha rivoluzionato la vita economica e culturale di Cuba, ottimamente colto e contraccambiato dagli abitanti del quartiere, che di esso decantano la bellezza, freschezza, vivacità e amabili tradizioni.
Il documentario di Enrica Viola tiene in sé questo grande patrimonio restituendolo in tutta la sua deliziosa semplicità allo spettatore, il quale fra una partita a domino, un brano di latin jazz e dei suggestivi scorci urbanistici vede passarsi sotto gli occhi uno spaccato cruciale della vita di una fra le città più significative dello scorso secolo. Per nulla ideologizzato, ma schiettamente partigiano con chi ha fatto del bene per il prossimo con grande investimento di forze, capitali e intelligenza, Mi Pogolotti querido è un importante tassello nel percorso di definizione strutturale dell’isola di Cuba, luogo esotico, mitico e circondato da un alone leggendario che troppo spesso non rispecchia fedelmente la complessità sociologica su cui la città si fonda» (E. Protano, “pointblank.it”, 12.02.2015).


Scheda a cura di
Cristina Nebbia


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