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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Uno tra la folla
Italia, 1946, 35mm, 93', B/N


Regista
Ennio Cerlesi

Soggetto
Massimo Rendina, Piero Tellini

Sceneggiatura
Ennio Cerlesi, Piero Tellini

Fotografia
Luigi Fiorio

Musica originale
Giovanni Fusco

Suono
Kurt Doubrawsky

Aiuto regia
Massimo Rendina

Interpreti
Eduardo De Filippo (Paolo Bianchi), Titina De Filippo (Luisa, sua moglie), Adriana Benetti (Adriana), Enzo Fiermonte (Marco), Carlo Campanini (un collega d’ufficio), Annibale Betrone (il direttore), Enrico Viarisio (il capufficio), Piero Lulli (Renato), Arrigo Amerio, Mauro Maina, Anna Maria Zuti, Giacinto Molteni, Gherardo Girardi, Ennio Capaldi, Alda Grimaldi, Olinto Cristina

Produzione
Titanus, O.C.I. Film

Distribuzione
Titanus

Note
Registro Cinematografico n. 574. Incasso: Lire 26.400.000.
 
Unico film diretto da Enrico Cernesi, noto soprattutto come attore teatrale.




Sinossi
Nel 1944, in una città del Nord durante l'occupazione nazifascista, un impiegatuccio trova per strada un giornale clandestino e viene scambiato per comunista. Un amico influente lo fa rilasciare facendogli avere un attestato di fedeltà al regime. Grazie a questa immunità egli può rendere - sia pure inconsapevolmente - dei preziosi servigi ai partigiani. Ma dopo la Liberazione egli viene nuovamente arrestato e accusato di collaborazionismo; anche questa volta, il solito amico disinvolto ed intraprendente lo cava d'impaccio.





Di questo film, di cui oggi non esiste più una copia, troviamo alcune testimonianze sui quotidiani più letti dell’epoca. Piero Gadda Conti ne “Il Popolo” dà un giudizio negativo sul film, definendolo «molto mediocre nella sceneggiatura e nella fotografia e addirittura pessimo nella colonna sonora». Inoltre, «una totale incomprensione della tragedia italiana mi sembra abbia presieduto all’ispirazione del film» (10.7.1946). Anche il “Nuovo Corriere della Sera” critica il regista, autore di «una commedia dialettale imperniata sulla malinconia travettistica e sulle invenzioni di Eduardo De Filippo» (10.7.1946). Diverso il giudizio del Centro Cattolico Cinematografico: «I requisiti spettacolari della vicenda in cui l’elemento comico s’alterna al drammatico e l’umano al sentimentale, sono abilmente sfruttati e si giovano inoltre di una magistrale interpretazione del protagonista» (“Segnalazioni Cinematografiche”, vol. XX, 1946).





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