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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Il chiromante
Italia, 2006, 35mm, 100', Colore


Regista
Oreste Biancoli

Soggetto
Vincenzo Rovi

Sceneggiatura
Oreste Biancoli, Vincenzo Rovi, Dino Falconi, Akos Tolnay

Fotografia
Giorgio Orsini

Operatore
Julio de Romero

Musica originale
Luigi Malatesta

Suono
Luigi Mondino

Montaggio
Rolando Benedetti

Aiuto regia
Julio de Romero

Scenografia
Alberto Manzi

Direttore di produzione
Liborio Capitani

Interpreti
Macario (Candido), Luisella Beghi Grazia), Enzo Fiermonte (Paolo), Carlo Rizzo (Gigetto), Giovanni Grasso, Mario Angillotti (Toro Seduto, il mohicano), Valdemaro Attuale (Tonino), Luciano Gherardi (Pippetto), Matteo Gianotti, Felice Minotti, Carlo Moreno (il cantante), Katiuscia Odinzova (la danzatrice), Marika Spada, Idolo Tancredi (Simone)

Produzione
S.A. Produzioni Capitani Film

Distribuzione
E.N.I.C.

Note
Compositore canzoni: Cesare A. Bixio; doppiatori: Mario Besesti (Idolo Tancredi), Emilio Cigoli (Enzo Fiermonte); segretario di edizione: Mario Amendola.
 
Il film è stato girato negli stabilimenti Fert di Torino.




Sinossi
Candido, giovane garzone di una giostra e leader di un’innocua banda di monelli, la tribù dei “mohicani”, si trucca da chiromante. In queste vesti s’innamora di una fanciulla, la fioraia di un locale notturno, e con l’aiuto del suo gruppo sventa le perfide trame di una cricca di falsari.





«Un tramestio insolito di folla si notava stamane al giardino della Cittadella, fin dalle 8,30. È vero che colà sono istallati da qualche giorno i baracconi, le giostre, gli ottovolanti della rituale fiera stagionale, ma a quell'ora, insolita per i divertimenti popolari, non si giustificava l'animazione che regnava tra baracconi chiusi e giostre ferme. Il motivo era un altro: il giardino della Cittadella, cioè il piccolo parco di divertimenti, era semplicemente diventato un teatro di posa cinematografico. Alle 8,30 non erano ancora giunte le macchine, gli attrezzi, i carrelli, i fari e tutta quell'altra roba che di solito serve per girare un film; ma erano già sul posto le comparse, perché quella folla irrequieta, in maggior parte composta di bimbi, di ragazze, di giovanotti, costituiva appunto la massa delle comparse che più tardi avrebbero preso parte attiva alla lavorazione del film. Due signori, isolati, scrutavano, col naso in su, il cielo che, a quell'ora coperto, non prometteva bene per l'inizio del lavoro. Uno dei due era maggiormente preoccupato... Sfido! Si trattava del produttore del film: Liborio Capitani. L'altro, zazzeruto e pensoso, era Oreste Biancoli, il regista. Più in là, altri uomini, in maniche di camicia, sembravano in attesa di qualcuno o di qualche cosa... Infatti, essi aspettavano il macchinario per la ripresa e... Macario. Macario? Sì, Macario: che c'è di strano?! Questo film, di cui oggi si dà il primo colpo di manovella, è un film per l'interpretazione di Macario. Macario, ovvero II chiromante, ideato da Rovi, Biancoli, Falconi e Tolnay e affidato alla regia di Biancoli. Un film che sarà girato in gran parte a Torino e che ci presenterà il popolare comico in una veste più umana, in una vicenda sentimentale. […] Con l'animazione della folla delle comparse incominciavano intanto a funzionare le giostre e i giochi, arrivava su grossi autocarri l'attrezzatura cinematografica e si attendeva il sole e Macario... Il sole ogni tanto si affacciava timidamente fra qualche squarcio delle cortine di nubi, poi scompariva, e Macario era sempre assente... Finalmente: un grido nella folla: Arriva Macario!!! I bimbi a frotte, le donne, i giovanotti, sollevando un polverone da strada campestre, correvano verso uno degli ingressi al giardino. Falso allarme! Non era Macario, si trattava di un furgoncino con la macchina da presa e il carrello... Disappunto generale, i fotografi avevano invano sollevato, sopra la marea di teste, i loro apparecchi. Le giostre continuavano a girare, i bimbi a divertirsi, Biancoli e Capitani a scrutare il cielo… A un dato momento il sole è apparso. — Quando incomincerete a girare? — Alle 11,30 — ci dice Biancoli. Sono intanto le 10. — E Macario? — Sarà qui a minuti. Però Macario oggi non prende parte alla scena... Viene, così, per assistere... Ce ne siamo andati insoddisfatti; lasciando che altri attendessero l’arrivo di Macario che si recava lì, così, per assistere… Primo spettatore del suo film» (“Stampa Sera”, 23.6.1941).
 
«Il Macario dei suoi primi film, che era un po’ l’attore delle mie riviste, e un po’ il protagonista di alcune indovinate vignette da giornale umoristico animate da parecchie possibilità cinematografiche, ne Il Chiromante appare diverso; per concorde volontà del regista e degli sceneggiatori. Tenta cioè di diventare più umano; ma i toni sono ancora incerti, non si ha più quasi il lazzo alla Macario e ancora non si rivela l’attore. Così i suoi istanti migliori sono quelli che servono da trampolino alle sue facezie e alle sue freddure; e gli avrebbe certo giovato una trama meno incline a facili americanismi» (“La Stampa”, 11.10.1941).
 
«Sere sono, trovandomi di passaggio a Firenze, andai a vedere Il Chiromante. Avevo promesso a Macario di mandargli un telegramma col mio parere. Non gliel’ho mandato, per l’imbarazzo di dirgli in poche parole quello che pensavo di questo film, cui Macario tiene molto, reputandolo uno dei suoi migliori. Io penso, al contrario, che Il Chiromante segni una decisa decadenza rispetto, per esempio, ad Imputato alzatevi, che, essendo il primo, è anche il più felice film di questo nostro attor comico, intorno al quale si accesero tante speranze quando dal palcoscenico egli arrivò allo schermo. [...] Purtroppo dopo quel film Macario non fece che ripetersi; che ridarci, in edizione di molto ridotta, quel suo gioco di stupefazioni, quella sua mimica tra tonta e furbesca. […] Oreste Biancoli ha cercato con molta finezza di non cedere nei soliti luoghi comuni che sono ormai diventati i capisaldi dei film di Macario. Ha cercato ma non sempre vi è riuscito. Anche lui è stato sopraffatto dal personaggio, dalla maschera. Personaggio e maschera prepotentissimi che naturalmente campeggiano sullo schermo e vogliono per sé la parte del leone. Tanto è vero che di un film di Macario il vero autore, il despota assoluto finisce sempre con l’essere Macario stesso» (A. Franci, “L’Illustrazione Italiana”, n. 43, 26.10.1941).
 
«[…] gli autori del film hanno abbandonato il filone grottesco che poteva offrire qualche buona occasione a Macario, per imbarcarlo in una vicenda farsesco-sentimentale, ricalcandola su uno schema vecchio ed esaurito […] le situazioni, specialmente quelle della baruffa tra Macario e i falsari, nel covo di questi ultimi, abbisognavano per essere rinnovati di un minimo d’invenzione comica» (S. De Feo, “Il Messaggero”, 26.10.1941).
 
«È indubbiamente questo Il Chiromante un film già destinato all’imperfezione dalla vicenda stessa che esso narra e dalla povertà eccessiva di soggetto. Iniziatosi su di una trovata abbastanza buona e sfruttabile, il lavoro si perde nel suo bel mezzo e precipita nei luoghi comunissimi del solito comico-sentimentale. Macario ci è sembrato che lavorasse tutto solo ed un po’ a vuoto, forse non riuscendo egli stesso a convincersi della comicità davvero troppo gratuita stavolta che gli si è imposta. Mediocri la Beghi e Fiermonte» (G. Isani, “Cinema”, 10.11.1941).
 
«Oreste Biancoli è uno dei nomi ricorrenti nel cinema e nel teatro italiano. […] Ha diretto qualche film, e uno di questi nel 1941 negli stabilimenti Fert di Torino. Si tratta di Il chiromante, un film tutto incentrato sulla figura di Macario che era già famosissimo a teatro e proprio in quel periodo cominciava a mietere successi anche nel cinema. Biancoli sceneggia anche il film con il fido Dino Falconi, suo immancabile compagno d’avventure. […] Il modello esplicito è Charlie Chaplin, Macario è in scena praticamente in tutte le inquadrature, accanto a lui c’è Luisella Beghi. Le canzoni del film sono tutte scritte dal maestro C.A. Bixio, uno dei più grandi compositori della musica leggera italiana.  Non è un caso: all’epoca Bixio era cointeressato negli stabilimenti della Fert e sedeva nel consiglio di amministrazione che soprintendeva ai gloriosi stabilimenti di corso Lombardia. Spesso i film torinesi di quel periodo contengono sue canzoni» (S. Della Casa, “La Stampa–TorinoSette”, 11.12.2009).





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