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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Giallo a Milano
Italia, 2009, Beta Digital, 75', Colore

Altri titoli: The true story of Mr. W., Chinese characters, La vera storia del signor W.

Regia
Sergio Basso

Soggetto
Sergio Basso

Sceneggiatura
Sergio Basso

Fotografia
Daniel Arvizu

Musica originale
Enea Bardi

Suono
Marco Benevento, Andrea Sileo

Montaggio
Davide Vizzini

Produttore esecutivo
Alessandro Borrelli

Produzione
Lasarraz Pictures

Note
Suono in presa diretta; montaggio del suono e missaggio: Mirko Guerra; testimonianze di: personaggi della Chinatown di Milano; animazioni: Lorenzo Latrofa; co-produzione: CSC Production.
 
Documentario realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario), con il contributo del Ministero dei Beni Culturali (Direzione Generale per il Cinema), in collaborazione con RAI Cinema e con il sostegno della Provincia di Milano.




Sinossi
Milano vive nell’immaginario mondiale come capitale della moda e del design. È però anche il centro di una delle più consistenti comunità cinesi in Italia e in Europa, che può vantare cinque generazioni di immigrati, a partire dagli anni Venti. Da fare invidia a Parigi. Eppure il 12 aprile 2007, a Milano, in pieno centro, in seguito  a un diverbio tra tre vigili urbani e una donna cinese incinta, è scoppiata una vera e propria guerriglia urbana tra 300 cinesi e 20 gazzelle della polizia accorse in aiuto dei “ghisa”. Come si è acceso questo astio tra milanesi e cinesi? E come è possibile indagarlo e raccontarlo? È poi così vero che la comunità cinese è chiusa e refrattaria?




Dichiarazioni
«Ho vissuto in Cina, tra il 1996 e il 2008, a più riprese. Assistere alla disinformazione mediatica alla quale la comunità cinese in Italia è sottoposta è desolante. Altrettanto sconfortante è vedere come la società italiana continua a non raccogliere la sfida stimolante di un avvenire multiculturale, ma si arrocca sui temi vuoti dell’identità e della tradizione. Giallo a Milano non è un réportage, ma un film. Un’opera che scuote le menti, che solletica i cervelli ma anche diverte la pancia.  Sono stufo di un approccio ai Cinesi “da entomologo”, come se fossero insetti incapaci di comunicare i propri sentimenti. Non si dà mai ai Cinesi stessi l’opportunità di esprimere le proprie speranze, le proprie paure. Si ventila la scusa che si tratta di una comunità particolarmente chiusa e che non parla la nostra lingua: forse i Friulani e i Siciliani che arrivavano a Brooklyn a fine Ottocento sapevano l’inglese? Vi ricordate “crystal ball”? Era un gioco che imperversava a fine anni Settanta. Si soffiava in un tubicino per ottenere dei palloncini colorati… che poi andavano trattati con delicatezza. Volteggiavano, ma se li schiacciavi come fossero palle da pallavolo, si disintegravano. Ecco, credo che girare un documentario sia innanzitutto giocare a “crystal ball”» (S. Basso, www.cinemaitaliano.info, 2010).




Scheda a cura di
Maurizio Fedele


"Giallo%20a%20Milano"
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