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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Il giudizio di Norimberga
Italia, 1995, Bvu, 36', B/N e colore


Regia
Alessandro Amaducci

Musica originale
Giovanni Ramello

Musiche di repertorio
Dead Can Dance, Elijha’s Mantle, Vangelis

Produttore esecutivo
stripslashes(Paola Olivetti)

Produzione
Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza

Note

Materiale di repertorio: Le jugement des peuples di R. Karmen, B. Makasseev. S. Semenov, V. Chatland.

Secondo premio Spazio Torino al Festival Cinema Giovani 1994; Premio speciale del pubblico e segnalazione della giuria al Festival del Documentario Libero Bizzarri 1995.




Sinossi
L´8 agosto del 1945 Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia raggiunsero a Londra un accordo per la costituzione di un Tribunale militare internazionale che avrebbe avuto il compito di giudicare i maggiori esponenti del regime nazista. Il Tribunale internazionale, che aprì ufficialmente i suoi lavori con la seduta del 18 ottobre 1945 nella città di Norimberga, pervenne alla lettura della sentenza e dei verdetti, dopo 403 udienze pubbliche, nella giornata del 30 settembre e nella mattinata del 1° ottobre 1946. Undici furono le condanne a morte, eseguite il 16 ottobre. Il video ricostruisce sulla base di materiali filmati le fasi fondamentali del processo e del suo epilogo e documenta responsabilità e delitti dei criminali nazisti imputati.




Dichiarazioni
«Il giudizio di Norimberga è una sorta di videoclip storico espanso che può essere visto a volume zero, muto, come un “libro visivo”: uno stadio precedente e più primitivo del cd-rom, dal momento che in questo caso la “navigazione” dello spettatore è guidata. Ho cercato di unire un certo numero di informazioni affidate a testi scritti che intervengono in varia maniera sullo schermo con le “memozioni” del materiale d’archivio, tentando di contestualizzare il fatto specifico (il processo di Norimberga è curiosamente un processo durante il quale l’accusa si è servita, oltre che delle testimonianze orali e scritte, di ore e ore di filmati), con immagini tematiche che conducano lo spettatore a cercare significati altri» (A. Amaducci, “Il Nuovo Spettatore” n. 16, 1995).





«Il filmato inizia con un grande fuoco: questo rosso può essere un po’ visto come il segno del male, della distruzione e, in questo modo, il processo di Norimberga assume una grandissima connotazione epica, perché è internazionale e perché rappresenta il desiderio di tutta l’umanità di uscire da quel periodo tremendo di barbarie, di orrori» (P.P. Rivello, “Il Nuovo Spettatore” n. 3/4, 2000).
 
«Amaducci lavora in profondità sulla memoria contaminata o meno con la videoarte. Lo fa con lavori realizzati per l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino. In tale linea si inseriscono Work in Progress, Aleph-Taw, memorie dello sterminio, Alda Bianco, una staffetta partigiana, e il recente Il giudizio di Norimberga. Sono lavori, soprattutto i primi due, in cui rispettivamente la memoria partigiana e quella della persecuzione nazista subita dal popolo ebraico confluiscono nel territorio della videoarte, dell’uso del video, come terreno di ricerca, in questo caso per non lasciare isolata oppure chiusa in un discorso visivo tradizionale la memoria storica» (G. Gariazzo, Il documentario indipendente italiano, Sopralluoghi, SNCCI, Festival dei Popoli, Firenze, 1994).
 
«Strutturato come un coinvolgente iperteso, Il giudizio di Norimberga di Alessandro Amaducci ricostruisce attraverso i documenti filmati, fotografici e schede sintetiche gli eventi e i protagonisti del drammatico confronto tra criminali nazisti e tribunale alleato. La puntualità storica è affiancata da un’ineccepibile veste estetica» (F. Vatteroni, “Prima Visione”, Dicembre 1994).
 
«Nei suoi video e nelle sue dichiarazioni Amaducci insiste soprattutto sulla differenza dell’immagine elettronica, la cui natura tecnica le conferirebbe un carattere malleabile e metamorfico, quella instabilità, labilità, permeabilità, che ben rappresenta, tra l’altro, il funzionamento della nostra stessa memoria. Nelle sue realizzazioni Amaducci tenta di rendere questa peculiarità, individuando nel trattamento dell’immagine il segno distintivo di un’arte che trasforma non la realtà in ombre, ma le stesse immagini in ricordi di immagini. […] È interessante allora osservare come tale approccio, che è ciò che permette ad Amaducci di attraversare tutti i “generi” del video, venga applicato nei lavori su commissione per l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, volti a restituire un contenuto storico preciso, memorie forti, quali le vicende legate al nazismo o le lotte operaie. La finalità didattica che sta alla base di questi documentari, inseriti in collane che l’Archivio concepisce soprattutto per scuole ed enti pubblici, sicuramente costringe a frenare l’impulso manipolatorio di Amaducci, tenuto a rispettare le griglie di un discorso determinato. Ma, pur nell’ambito del tipico approccio del documentario tradizionale, che isola e svolge un soggetto privilegiando lo sviluppo cronologico e la completezza del dato informativo, l’intervento elettronico di Amaducci consente di vitalizzare i temi, indicando soluzioni efficaci di “impaginazione” di materiali storici. Ne Il giudizio di Norimberga ad esempio, attraverso l’eliminazione del commento fuori campo, la musica, la compresenza di quadri visivi e un uso articolato di testi scritti, l’autore riesce a coniugare informazioni e drammaticità del tema, tenendo alta l’attenzione dello spettatore» (A. Fornuto, I ricordi al di sotto di tutto, in V. Valentini (a cura di), Prospetti, video d’autore 1986-1995, Gangemi Editore, Roma, 1995).




Persone / Istituzioni
Alessandro Amaducci
Paola Olivetti


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