Torino città del cinema
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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Un supermaschio
Italia, 1975, 16mm, 25', Colore


Regia
Ugo Nespolo

Soggetto
Ugo Nespolo, da Alfred Jarry

Sceneggiatura
Ugo Nespolo

Fotografia
Primo Dreossi, Ugo Nespolo

Musica originale
Roberto Musto

Montaggio
Primo Dreossi, Ugo Nespolo

Interpreti
Galeno (Supermaschio), Enrica Arnod, Liliana Berutto, Primo Doria, Mario Gramaglia, Marco Livio, Luigi Mainolfi, Mario Monge, Laura Remondino, Lidia Remondino, Antonmario Semolini, Tonci Violi



Produzione
Antidogma Cinema

Note
Girato in Eastmancolor; organizzazione: Fiorella Lana, Laura Remondino.



Sinossi
Un uomo si sveglia nel suo letto, circondato da donne. Alzatosi, esegue alcuni esercizi ginnici, quindi esce da casa e gira per la città (sono visibili alcuni luoghi del centro di Torino: piazza Vittorio Veneto, piazza Gran Madre, Porta Palazzo). Vede in una vetrina una scultura raffigurante una grande testa umana (opera di Joseph Beuys), la acquista e torna a casa ove consuma un amplesso con la scultura. Incontra un sacerdote, gli confessa il suo amore per l’opera d’arte e gli chiede di sposarli; il religioso acconsente. Infine il protagonista, condannato per il suo amore “contronatura”, viene soppresso tramite scariche elettriche.



Dichiarazioni
«Avevo lavorato durante l’estate del ’75 a un soggetto cinematografico tratto dal Supermaschio di Alfred Jarry [...] da questa storia in tutto eccezionale mi ero [...] lasciato prendere fino al punto di pensare a un breve film da realizzare con mezzi del tutto professionali e con una troupe in miniatura ma capace di trasformismi miracolosi. Ne è venuto fuori Un supermaschio, storia di un personaggio dei nostri giorni che vive in un mondo di perversione totale fra “distorti” di ogni tipo: in un mondo in cui la “diversità” (come si suol dire) è ormai del tutto ammessa. I suoi guai cominciano quando egli, girando la città, scopre in una vetrina un'enorme testa di cartapesta in tutto identica al volto dell'artista tedesco Joseph Beuys. Vederla e innamorarsene è tutt'uno» (U. Nespolo, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).




Ugo Nespolo si ispira in Un supermaschio ad Alfred Jarry nella misura in cui si impegna «a far rivivere lo spirito irridente, graffiante e anticonformistico dell’autore di Ubu roi. Il film è meno aggressivo dei testi di Jarry, ma effettua nuove intersezioni con il mondo dell’arte, ricreando una sorta di teatrino erotico cerimoniale, sviluppato in uno spazio che allude alla factory warholiana. Nespolo allestisce uno scenario rituale, arricchito da citazioni e allusività, che sottraggono metodicamente credibilità alla rappresentazione, e introduce al centro della visione una grande testa di Beuys che si pone come simulacro artistico per eccellenza. Il risultato è una sorta di scenario rituale che si fa conte philosophique, apologo che parla di erotismo per parlare di arte e di poetiche della contemporaneità» (P. Bertetto, in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).

La sessualità è utilizzata per rappresentare in maniera estremizzata, e dunque grottesca, l’esperienza artistica. L’opera utilizzata dal regista a tal fine è una testa umana creata da Joseph Beuys nel 1975. Questa testa, «realizzata in cartapesta e vetro, è l’elemento feticisticamente trainante di Un supermaschio, il cortometraggio di quell’anno; ma è anche la scultura tipica di un autore che ama andare controcorrente, rivolgendosi a una ispirazione che tiene conto di alcuni riti, ma non dell’intangibilità dei miti. In quel momento, Beuys è un’istituzione intoccabile per l’ufficialità dell’arte, e pertanto diviene i riflesso una preda appetibile per gli impulsi dissacratori del Nostro» (Luciano Caprile, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).

Pertanto anche con questo film Nespolo intende esplicitare il suo legame con la cultura anticonformista e trasgressiva, già manifestato con i lavori precedenti. Il ricorso al grottesco è introdotto fin dal titolo, che rimanda ad un’opera di Alfred Jarry (uno dei fondatori del teatro dell’assurdo), a cui Nespolo dichiara di essersi ispirato per questo suo cortometraggio.

La città in cui è ambientato il film, Torino, si contrappone alla casa del protagonista - «una factory warholiana, rivisitata da Nespolo e trasformata in una sorta di palcoscenico erotico» (S. Della Casa, Ibidem). Con la sua concentrazione urbana e le sue colline, Torino «sembra fluttuare nello spazio, ritagliata continuamente con violenza nella memoria» (Janus, Ibidem).

Il parco d’attrazioni sembra inserirsi come spazio giocoso in una città moralistica e severa, laddove invece la “tana” del supermaschio è, ancora secondo Janus, «un’altra città con i suoi simboli di lusso, con la statua di Buddha che vorrebbe suggerirci una cultura differente (e una felicità differente) con i broccati lussuosi che addobbano tutti i personaggi, con mobili antichi, con oggetti molto raffinati, - una città delicata e decadente capace di produrre altre smorfie, altri sberleffi» (Janus, Ibidem).

«Nespolo parte dall'analisi di una giornata banale per arrivare alla elaborazione di una fantasia ossessiva che supera la pratica di una perversine ormai normalizzata e socializzata. Oscillando tra immagini patetiche e desideri sfrenati, il racconto eccentrico di Nespolo segna i luoghi di una realtà violenta anche contro l'immaginazione, contro i più liberi fantasmi. La qualità ottica della scena dl Supermaschio sottolnea il carattere onirico di una fantasticheria, che non è solo desiderio, ma anche paura e rivolta» (V. Fagone, in Nespolo Cinema. Time After Time, Museo Nazionale del Cinema, Torino - Il Castoro, Milano, 2008).

«In Un Supermaschio, che poteva essere un film facilmente "scandaloso", si usa addirittura la voce fuori campo, che dovrebbe essere la forma di commento più aborrita dagli sperimentatori formatisi con il New American Cinema, in quanto la parola viene a prevalere sull'immagine, sull'occhio-dio che è il vero fondamento di quella nuova estetica del cinema e delle arti» (S. Della Casa, Ibidem).

«I "tormenti" del "superuomo" (e del suo autore) finiscono nel momento in cui trova il "totem" (un rimando a Freud, letto alla rovescia?) delle sue fantasie inconsce e libera la sua omosessualità. Ma siccome nel film si dice he il "superuomo" era il migliore che la società dei "normali" avesse, "caduto" lui, si estingue tutta una "specie". Inutile, quindi, la condanna a morte che gli ultimi residuati della "specie al tramonto" eseguono. Il "diverso" muore assassinato ma, come per l'indiano d'America, di cui in una rapida successione di dissolvenze veste i panni, l'autore può asserire che la storia è dalla sua pate» (L. Termine, "Cinema Nuovo" n. 242, luglio-agosto 1976).



Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Ugo Nespolo
Primo Dreossi
Galeno

Luoghi
NomeCittàIndirizzo
aiuola CavourTorino-
chiesa San MassimoTorinovia Mazzini
Gran Madre di Dio, piazzaTorinopiazza Gran Madre di Dio
lungo PoTorino-
Vittorio Emanuele I, ponteTorinoponte Vittorio Emanuele I
Vittorio Veneto, piazzaTorinopiazza Vittorio Veneto



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