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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Produzioni Tv



Nel nome del male
Italia, 2009, 150', Colore


Regia
Alex Infascelli

Soggetto
Paola Barbato

Sceneggiatura
Paola Barbato, Salvatore De Mola

Fotografia
Mauro Marchetti

Operatore
Angelo Santovito

Musica originale
Massimo Pupillo, Jacopo Battaglia, Luca Mai, Ominostanco

Suono
Marco Tidu, Maurizio Argentieri, Andrea Sileo

Montaggio
Valentina Girodo

Scenografia
Francesca Bocca

Costumi
Sonco Mishra

Trucco
Vittorio Sodano, Federique Foglia

Aiuto regia
Alberto Mangiante

Interpreti
Fabrizio Bentivoglio (Giovanni Baldassi), Michela Cescon (Lucia Baldassi), Alessandra Agosti (Anna Modali), Vitaliano Trevisan (Riccardo Tramer), Davide Lorino (Ivan Fuser), Pierpaolo Spollon (Matteo Baldassi), Irene Sala (Valentina Baldassi), Marco Artuso (padre Stefano), Jacopo Gonzato (Stefano Petrini), Zoe Pernici (Elena Andric), Elisa Zanotto (Alessia Trevisan), Tommaso Banfi (Alberto De Blasio), Alex Infascelli (Asmodeus), Maurizio Manino (parroco), Stan Marian (Goram)

Casting
Morgana Bianco, Marika Mazzacurati

Direttore di produzione
Giordano Esposito

Ispettore di produzione
Federico Fusco, Alessandro Coleschi, Daniele Esposito

Produzione
Sergio Castellani e Andrea Piazzesi per Sky Cinema,. Filmmaster

Note
Titolo di lavorazione: L’ombra di Satana
Fiction televisiva girata con telecamera digitale Red.
 
Collaborazione alla sceneggiatura: Alex Infascelli; operatore steadycam: Gianni Aldi; assistente operatore: Martino Pellion di Persano, Simon Luca Chiotti; aiuto operatori: Timoty Aliprandi, Enrico Zanetti; fotografi di scena: Gianfranco Mura, Alessandro Rossellini; montaggio del suono: Riccardo Spagnol; assistente al montaggio: Chiara Bucaccio; assistente scenografo: Gretel Fatibene; parrucchieri: Samantha Mura, Francesca Iamundo, Fiorella Novarino, Raffaella Alpignano; assistente alla regia: Alice Filippi; altri interpreti: Maurizio Babuin (Andrea Savino), Alberto Mangiante (vicecommissario Palermo), Stefano Righi (Malarico), Black Mikla (Amanda), Elena Empolini (madre di Lucia), Fulvio Aquilante (padre di Lucia), Luca Fortugna (amico di Matteo 1), Edoardo Girando (amico di Matteo 2), Federico Fabbri (Patrizio), Alessandro Romeo (Giuseppe), Lorenzo Abbà (Carlo), Federico Masini (Angelo), Francesco Manini (batterista), Silvio Comis (Giacomo), Marco Zanino (Piero Pagot), Loretta Ceratto (moglie di Pagot), Franco Bulli (Fausto), Lorella Robucci (madre di Stefano), Elisabetta Rassu (professoressa), Barbara Scaringella (maestra di Valentina), Maria Luisa Catalano (bidella), Melissa P. (ragazza del sacrificio), Flavia Evghenie (ragazza di Goran), Piotr Kazimierz Wegrzynsky (performer 1), Silvia Maria Lajbig Wegrzynsky (performer 2), Marco Schettino (doppio di Matteo), Sabrina Spreghino (infermiera), Giancarlo Alteri (infermiere); direttore del doppiaggio: Nicoletta Negri; stuntman: Stefano Mioni; location manager: Federico Fusco; organizzazione generale: Fabrizio Razza; produttore artistico: Giancarlo Guastini; coordinatrici di produzione: Margherita Di Tullio, Akjana Castellani; segretario di produzione: Alfredo Ferrentino; segretarie di edizione: Sara Meloni, Maria Rosa Bisognin, Eleonora Baldwin; amministratori: Marco Mattei, Andrea Piria
 
Miniserie tv realizzata con il sostegno di Film Commission del Friuli Venezia Giulia e di Film Commission Torino Piemonte. Trasmessa da Sky in due puntate (di 75' l'una) il 2 e 3 giugno 2009.
 
Ambientato a Trieste.
Locations: Torino (corso Picco, via Villa della Regina, via Negarville, via Pinerolo, via Piossasco, Villa Amoretti, Parco Rignon), Cantalupa (TO), Trieste, Roma.




Sinossi
Giovanni Baldassi, un piccolo industriale del Nord Est, vive una vita agiata in un piccolo centro in provincia di Trieste. La sua esistenza regolare e scandita dal lavoro subisce un duro scossone, fino a trasformarsi in un terremoto, quando il figlio sedicenne Matteo svanisce nel nulla. Sulle tracce del ragazzo, l’uomo s’imbatte nel mondo delle sette sataniche, una realtà oscura e inquietante di cui non immaginava nemmeno l’esistenza. Una situazione che metterà in luce i lati sconosciuti del suo carattere.




Dichiarazioni
«Io sto lavorando a un film che qualcuno spezzerà in due puntate, non do quasi mai lo stop per non interrompere la concentrazione tra una scena e l’altra. E ci tengo alla mia libertà come alla totale assenza di censure, condizione impensabile nella tv generalista. In questo caso poi ci sarebbe di mezzo anche il tema, intoccabile se non utilizzando canoni stilistici ingabbiati. Ho voluta molta musica legata al mondo del black metal, adorata dai ragazzini, affidata alla band italiana degli Zu. […] La libertà ti impone un grande rigore. Al cinema sei un autore, in televisione sei un regista, forse perché qui è più forte la committenza. Ma è un bene, se non si pone da antagonista; ti protegge, ti spinge a essere te stesso. Al cinema invece succede di vedere autori autoreferenziali che girano film inutili per soddisfazione personale» (A. Infascelli, “La Stampa”, 9.11.2008).
 
«Siamo stati i primi in Italia a usare la HD Red che è forse la più bella e la più cinematografica digitale in circolazione. Noi ne abbiamo fatto un tipo di utilizzo narrativo: invece di avvicinarci al digitale come fanno molti, pensando cioè al digitale, l'abbiamo usato pensando a un film in 35mm. La sua velocità e la sua versatilità ci hanno spinto poi a scelte che si ritrovano anche come sensazioni guardando i film. […] Nessuno di noi ha mai pensato di fare un prodotto televisivo. Avevamo una sceneggiatura unica e abbiamo fatto un unico film, lasciando poi a Sky la discrezione di tagliarlo in due parti come fosse un pezzo di pane. Il film avrà però una sua versione più compressa, con scene che sembravano troppo forti per il passaggio in prima serata. Non volevamo insomma spingere l'acceleratore su certe cose e ce le siamo tenute per una versione alternativa. La mia scelta, fin dall'inizio, è stata quella di allontanarmi il più possibile dalla cronaca, dai fatti reali e dai numeri. La differenza credo che la faccia sempre cosa avviene in questi casi e perché. Nel nome del male è un film con una grossa componente soggettiva che è quella del protagonista Giovanni Baldassi, interpretato da Fabrizio Bentivoglio. […] Il satanismo è un argomento che non ho mai approfondito personalmente, tranne alcune letture, più filosofiche che pratiche. Non volevo approfondire l'argomento da un punto di vista scientifico, ma concentrarmi sugli aspetti umani. Quello che ho raccontato è quello che il protagonista incontra, quindi ho mantenuto un punto di vista naïf. Se avessi scelto un punto di vista criminale mi sarei spostato su uno stile più descrittivo e non credo che questo avrebbe giovato alla buona riuscita del film» (A. Infascelli, www.movieplayer.it, 2009).
 
«Perdersi oggi è molto facile. Sono padre da troppo poco tempo per poter dire che a tutti i genitori capita di non saper parlare con gli adolescenti: mi auguro non sia sempre così. […] Mi piace studiare il personaggio nei particolari, però quando serve sono anche in grado di buttarmi e lavorare con l’istinto. Qui mi ha sostenuto l’intesa con Infascelli. […] abbiamo usato colori diversi nell’ambiente per i differenti stati d’animo del protagonista. Il mio personaggio lo avevamo diviso in tre parti perché potesse esprimere i suoi mutamenti: non girando in sequenza, questa tecnica rendeva tutto più facile. Leggendo la sceneggiatura, ho ripensato al Visconte dimezzato di Calvino: quando gli chiedevano perché avesse inventato un personaggio per metà buono e per l’altra metà così cattivo, lo scrittore rispondeva che era solo una semplice constatazione della realtà così com’era, degli uomini così come sono, buoni e crudeli al tempo stesso. Giovanni, il mio personaggio, lo scopre all’improvviso e nel modo più doloroso”. » (F. Bentivoglio, “La Stampa”, 29.5.2009).
 
«Mi piace cambiare il punto di vista come ci costringe la regia, capisco quello che si vuole da me. Ci capiamo perché è l’incontro con attori che spesso rinunciano per restare coerenti con quello in cui credono. La nostra responsabilità è più grande di quanto non si creda. È in gioco la tua faccia e la devi mettere al servizio di una lotta politica non partitica. In questo sentire ci sto dentro volentieri. Credo sia un momento brutto per il nostro Paese e un attore deve fare la sua parte, anche rimettendoci in soldi e popolarità. La nostra marcia sarà più lunga e più faticosa ma è quello che voglio» (M. Cescon, “La Stampa”, 9.11.2008).





«Nel nome del male non è un lungometraggio neorealista né un docu-film: a Infascelli interessava raccontare una famiglia media, padre piccolo industriale del Nord-est, madre casalinga, una figlia bambina e un figlio adolescente che d’improvviso scompare. È la provincia italiana, la famiglia che non comprende i suoi figli, i rinfacci tra marito e moglie, i pettegolezzi della gente a costituire il cuore del film. Però, trattandosi di Alex Infascelli, che coltiva da sempre un gusto per l’horror, non mancano scene di torture e crudeltà» (S. Robiony, “La Stampa”, 29.5.2009).
 
«Nel nome del male è cosceneggiata da Paola Barbato, da un decennio nelo staff della celebre serie a fumetti horror Dylan Dog e anche autrice di romanzi (il suo Mani nude ha vinto l’anno scorso il premio Scerbanenco). Se negli Usa è prassi normale che uno scrittore si divida tra media diversi, in Italia è ancora poco comune, ma la scrittrice, classe ’71, ama le sfide» (S. Priarone, “La Stampa”, 29.5.2009).
 
«Dopo il successo di Quo Vadis, Baby? e Romanzo criminale - La serie, Sky Cinema torna alla produzione con la miniserie in due puntate Nel nome del male incentrata sul fenomeno del satanismo e sul fascino perverso che esercita sui giovani italiani. Negli ultimi 35 anni più di 20.000 persone sono scomparse in Italia, quasi la metà dei quali sono minori di 18 anni, un fenomeno che ha interessato la cronaca e ha lanciato un allarme sette» (M. Borriello, www.movieplayer.it, 2009). 




Persone / Istituzioni
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Alex Infascelli
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