Torino città del cinema
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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Giove in doppiopetto
Italia, 1954, 35mm, 100', B/N


Regia
Daniele D'Anza

Soggetto
dall’omonima commedia musicale di Pietro Garinei e Sandro Giovannini

Sceneggiatura
Pietro Garinei, Sandro Giovannini

Fotografia
Sandro Serafin

Operatore
Aldo Scavarda, Sandro Serafin

Musica originale
Gorni Kramer

Suono
Alberto Bartolomei

Montaggio
Eraldo Da Roma

Scenografia
Luigi Scaccianoce

Arredamento
Emilio Zago

Costumi
Giulio Coltellacci

Trucco
Leandro Marini

Interpreti
Carlo Dapporto (Giove), Delia Scala, Lucy D'albert, Gino Ravazzini, Franca Gandolfi, Annabella Cerliani, Domenico Crescentini, Silvio Crescenzi, Lile Larson, Rina Mascetti, Françoise Rambert, Renato Tovagliati, Lilo Weibel, Tommi Linden Ballet, duo Don Fontane

Direttore di produzione
Gino Rossi

Ispettore di produzione
Mario Gabrielli, Vittorio Manfrino

Produzione
Film Costellazione

Distribuzione
Cei Incom

Note
Registro Cinematografico n. 1456.
 
È il primo film italiano in Cinemascope.
 
Pellicola Ferraniacolor; assistente operatore: Guglielmo Mancori, Gianfranco Maioletti; direttore d’orchestra: Alessandro Nadin; suono stereofonico; assistenti al montaggio: Marisa Mengoli, Pina Soletti; parrucchiera: Eugenia Guidi; coreografie: Paul Steffen; assistente alla regia: Ernesto Guida; segretaria di edizione: Ludovica Cerrato; animazioni: Vittorio Cossio, Gino Guida.
 
La commedia musicale di Garinei e Giovannini da cui il film è tratto era prodotta da Achille Trinca ed aveva le scenografie di Giulio Coltellacci; debuttò al Teatro Lirico di Milano il 27 settembre 1954.
 
Nel 1954 la visione del film fu vietata ai minori di 16 anni.




Sinossi
Giove, desiderando godersi una piccante avventura sulla terra, vi manda intanto in avanscoperta il fido Mercurio. In base alle notizie fornitegli dal suo messaggero, Giove decide di assumere le sembianze dell'on. Sartori, uomo politico sposatosi il giorno stesso, per trascorrere alcune ore accanto alla di lui giovane moglie, Lia. Sceso sulla terra, Giove nota la bellezza delle giovani mortali, che vi prosperano, e se ne compiace; mentre Giunone, avvertita dalla fedele Ebe, prepara la controffensiva. Anche Giunone scenderà sulla terra e troverà il modo di rendere vani i disegni del marito. Con le sue continue trasformazioni Giove riesce a sottrarsi ai pericoli, ai quali le sue tentate imprese lo espongono; ma non riesce però ad attuare i suoi piani. Quando crede finalmente di essere rimasto solo presso la bella Lia, s'accorge che la sua compagna è la sempre bella Giunone, alla quale ancora una volta tributa le lodi dovute alla di lei immortale beltà. 




Dichiarazioni
«Torino è stata la città che mi ha dato più soddisfazioni quando ho smesso di fare cinema e quando non avevo ancora iniziato a essere un vero regista. Quando nessuno mi ha più lasciato girare film, ho ricevuto a Torino omaggi e tributi come non mi era mai successo quando ero un regista. Premi, discorsi e omaggi, ma soprattutto la possibilità di parlare a un pubblico che conosceva i film che avevo girato e che aveva voglia di parlarne, di sapere di più. Credo sia una specie di riserva indiana, visto che il cinematografo ormai è finito e per quanto riguarda il cinema del passato si studiano solo gli autori che hanno superato l’esame di neorealismo, gli altri non vengono nemmeno menzionati. Quando invece avevo appena iniziato la mia carriera, ho incontrato la persona più importante, più colta e più intelligente che ho potuto conoscere in tutta la mia vita. Si chiamava Riccardo Gualino, era talmente intelligente che lo stesso Mussolini, dopo averlo messo al confino, ha dovuto richiamarlo d’urgenza perché era l’unico che capiva qualcosa di economia. Gualino aveva un debole per me, mi faceva fare con lui lunghe passeggiate durante le quali parlavamo d’arte, di romanzi, di cultura. I contratti noi li facevamo sulla fiducia, e quando c’era qualche contrasto lui era sempre dalla mia parte. Quando per I miserabili avevo deciso di fare a meno di Rossano Brazzi perché era diventato insopportabile e continuava ad avere pretese, dissi al produttore della Lux che avrei preso il primo coglione che passava per la strada. Il produttore, disperato, corse da Gualino a ripetergli quanto avevo appena detto. Gualino lo liquidò subito, dicendo che se io volevo il primo coglione che passava per la strada era sicuramente la scelta migliore. Fu così che Aldo Nicodemi iniziò la sua carriera di attore, e fu così che giunsi alla definitiva conclusione che quel piccolo signore torinese che non amava parlare con nessuno era la persona più intelligente che avessi incontrato in vita mia. A Torino ho fatto il regista di un film per un giorno. Un giorno soltanto, non ho resistito un minuto di più. Si intitolava Giove in doppiopetto, era stato uno dei cavalli di battaglia a teatro di un comico che non mi piaceva, Carlo Dapporto. Avevano chiamato me perché era il primo film italiano realizzato in Cinemascope. Siccome ero stato il primo a girare una sequenza a colori in Tradimento, mi offrirono una buona cifra e così accettai. Il set era stato costruito in un padiglione di Torino Esposizioni, una struttura orrenda vicino al Po. Arrivai per girare ma Dapporto incominciò a fare le bizze: la scenografia doveva essere cambiata, i costumi erano così così, forse si potevano chiamare altri comici per rinforzare la storia... Lo sopportai per qualche ora, poi gli spiegai che era una nullità e che il film serviva solo a sfruttare il successo della sua commedia musicale e che io amavo girare in fretta e non perdere tempo. Quando lui iniziò a rispondermi, mi alzai e me ne andai. Feci la fortuna del mio aiuto Daniele D’Anza, che poi ha lavorato molto in televisione: il mio posto lo diedero a lui. Ma soprattutto feci un piacere a me stesso. A Torino avrei girato volentieri un horror, una storia di industriali satanisti o qualcosa del genere, visto che è la città dove, dai tempi di Cavour, il satanismo è praticato dalla classe dirigente. Ma chi mi avrebbe mai dato i soldi per farlo?» (R. Freda, in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).





«Delle riviste teatrali portate allo schermo questa è indubbiamente la meglio adattata alle esigenze del cinema ed anche una delle riviste che più si prestava alla trasposizione essendo meno inconsistente del solito nella trama […]. Troppo spesso, però, la fotografia appare sfocata» (A. Albertazzi, "Intermezzo" n. 7, 15.4.1955).




Persone / Istituzioni
Daniele D'Anza
Pietro Garinei
Sandro Giovannini
Aldo Scavarda
Gorni Kramer
Eraldo Da Roma
Carlo Dapporto
Delia Scala
Luigi Scaccianoce


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