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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Anni spietati - Una città e il terrorismo: Torino 1969-1982
Italia/Canada, 2008, Beta SP, 52', Colore

Altri titoli: Cruel Years

Regia
Igor Mendolia

Soggetto
Stefano Caselli, Davide Valentini

Sceneggiatura
Stefano Caselli, Davide Valentini

Fotografia
Genti Qafzezi, Cristiano Ferreira

Operatore
Genti Qafzezi, Cristiano Ferreira, Igor Mendolia

Suono
Giulio Milone

Montaggio
Gianluca Spreafico, Antonio Prochilo, Igor Mendolia

Scenografia
Giulio Milone

Direttore di produzione
Federica Mariani

Produttore esecutivo
Federica Mariani

Produzione
Federica Mariani, Mauro Tunis per SGI Società Generale dell’Immagine, Hemmings House Pictures per Rai Educational

Distribuzione
SGI Società Generale dell’Immagine

Note
Supervisione alla sceneggiatura: Ezio Torta; ricerche storiche e iconografiche: Stefano Caselli, Davide Valentini; assistenti operatore: Daniele Croce, Marta Merzario; interventi di: Diego Novelli, Gian Carlo Caselli, Ezio Mauro, Nicola Tranfaglia, Michele Zaffino, Dino Sanlorenzo, Ettore Boffano, Carlo Marletti, Silvio Viale, Marina Cassi, Andrea Casalegno, Elisabetta Farina; grafica: Andrea Gouchon.
Film realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, Piemonte Doc Film Fund Fondo regionale per il Documentario.




Sinossi
323 attentati tra il 1969 e il 1982, 48 feriti, 26 morti. È il tributo di sangue pagato da Torino agli anni di piombo, soprattutto nel quinquennio 77-82: dall’omicidio del brigadiere Ciotta all’esecuzione delle guardie giurate Pedio e D’Alleo, senza dimenticare gambizzazioni, sequestri, incendi e sabotaggi. Torino è una città-fabbrica che vive “al chiuso” dietro i cancelli della Fiat, dell’Università, dei palazzi eleganti del centro. Una metropoli impaurita, che reagisce alla violenza e diventa laboratorio per la vittoria contro il terrorismo: è la città delle mille assemblee e dei grandi processi a Br e Pl.



Dichiarazioni
«A trent’anni di distanza dal 1977, l’anno più insanguinato dell’intero periodo dei cosiddetti anni di piombo, il diritto al ricordo è troppo spesso monopolizzato dai terroristi. Nessuna, o quasi, memoria delle vittime, nessun ricordo di chi combatté quella battaglia dalla parte giusta. Pensiamo sia utile raccontare, a chi oggi ha vent’anni, fatti di cui probabilmente non ha mai sentito parlare. Pensiamo sia utile che i narratori siano soprattutto persone che in quegli anni hanno saputo mettersi in gioco, faticando e rischiando la propria vita, in nome di una giusta idea di democrazia. Pensiamo sia importante rivivere quei fatti soprattutto attraverso i luoghi che li hanno visti accadere. Un modo diverso e suggestivo per guardare in faccia la “nuova” Torino, meno grigia e più colorata rispetto a quella degli “anni di piombo”» (S. Caselli e D. Valentini, www.cronacaqui.it/news).
 
«Nel bene e nel male, quegli anni hanno segnato la mia vita, quella di mio padre, mia madre, mio fratello... È da sempre che mi interessano, ma l'idea è nata dalla scoperta che i trentenni come me non sanno neppure che cos'è stato il terrorismo, non sanno che ventisei persone sono state uccise in pochissimo tempo in questa città, che molti erano giovani e che più giovani di loro erano anche quelli che li assassinarono... » (S. Caselli, “Corriere della Sera”, 22.3.2008).





«Nel film di Caselli e Valentini non parlano ex terroristi, neppure uno, “una scelta precisa” degli autori che già da sola lo rende diverso da tutti gli altri che lo hanno preceduto. Parlano, invece, i luoghi che quei fatti di sangue hanno trasformato per sempre, anche quando non c'è una lapide a ricordarlo, come il bar di periferia dove due giovanissime reclute di Prima linea, Matteo Caggegi e Barbara Azzaroni, morirono il 28 febbraio del 1979 in uno scontro a fuoco con la polizia, dando il via a un tragico strascico di sangue, il 9 maggio dello stesso anno, con la morte di uno studente, Emanuele Iurilli, ucciso per sbaglio da un commando dell'organizzazione terroristica, e quella di Carmine Civitate, il 18 luglio, il proprietario del bar accusato (a torto) di aver chiamato gli agenti. [...] Dopo le prime, drammatiche scene sulla catena di morti assurde iniziata nel bar, che contengono anche una delle interviste più belle del documentario, quella a Michele Zaffino (è lo “scampato”, l'uomo che i due ragazzi di Prima linea stavano cercando quando furono uccisi, “colpevole” di essere presidente di circoscrizione), la storia riprende il suo corso cronologico e racconta gli eventi, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli Ottanta. Parla Giancarlo Caselli, parlano Andrea Casalegno, figlio di Carlo, il vicedirettore della Stampa ucciso, Ezio Mauro, Ettore Boffano, Marina Cassi, Elisabetta Farina. Sullo sfondo, le parole e le note di Torino che non è New York, quelle di Lucio Dalla in Un'auto targata Torino e dei Joy Division» (V. Schiavazzi, “Corriere della Sera”, 22.3.2008).


Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Stefano Caselli
Davide Valentini
Igor Mendolia


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