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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cinema muto



Il debito dell’imperatore
Italia, 1911, 35mm, B/N

Altri titoli: The Emperor’s debt (Gran Bretagna, USA); Dette de l’empereur (Francia); Die Schuld des Kaisers (Germania).

Regia
Luigi Maggi

Soggetto
Arrigo Frusta

Sceneggiatura
Arrigo Frusta

Fotografia
Giovanni Vitrotti

Interpreti
Giuseppe Gray (Napoleone), Alberto Capozzi (Fanfan), Tina Gray (madre di Fanfan), Norma Rasero (Nannetta), Oreste Grandi, Paolo Azzurri, Carlo Campogalliani, Luigi Maggi



Produzione
Società Anonima Ambrosio, Torino

Note

342/388 metri. 

 La versione proiettata in Gran Bretagna era lunga 1.283 feet, quella proiettata in Francia 388 metri, quella in Germania 395 metri.

 «Da una nota di Frusta si desume che potrebbe trattarsi del sesto film di una serie di pellicole su Napoleone» (S. Alovisio, Voci del silenzio. La sceneggiatura nel cinema muto italiano, Museo Nazionale del Cinema, Torino - Il Castoro, Milano, 2005).





Sinossi

Fanfan, artigliere dell’esercito napoleonico, scrive numerose lettere dal fronte alla famiglia. Da queste lettere apprendiamo episodi, situazioni e stati d’animo della sua esperienza militare. Nell’accampamento un giorno Fanfan salva la vita a Napoleone, proteggendolo da un’esplosione con il suo corpo. A seguito di questo gesto eroico e creduto morto, Fanfan viene abbandonato sul campo ma, risvegliatosi, trova riparo presso una capanna di pastori dove si cura prima di tornare a casa. Il rientro non è dei migliori perché trova la madre in una condizione economica disperata. La donna rischia di perdere la casa perché non riesce a pagare le tasse. Ma la sorte ripara il suo debito a Fanfan poiché dal suo paese passa la carrozza di Napoleone che lo riconosce come il soldato che gli ha salvato la vita e, per sdebitarsi, lo nomina tenente ed annulla il debito della madre.






«[...] non intendo intaccare la parte tecnica ed artistica della pellicola, che, come sempre, è impeccabile, ma soltanto la logicità del soggetto. [...] È mai possibile che dopo un sì eroico atto, egli, Fanfan, solo fra una moltitudine, resti abbandonato sul luogo del suo sacrificio? È verosimile che Fanfan rimanga nella casa dei suoi salvatori fino a guarigione compiuta, senza alcun soccorso di medici e senza che nessuna comunicazione o notizia sua pervenga al corpo al quale appartiene? E, guarito, egli può tornarsene tranquillamente a casa col suo fagottino sulle spalle, senza dover rendere conto ad alcuno? Ma è un soldato dell’impero Napoleonico, questo Fanfan, o che cosa è? Tutto ciò ha del cervellotico! [...] Napoleone può, finalmente, sdebitarsi coll’eroico Fanfan, e proprio al momento dell’incanto, per mezzo di un dragone, gli comunica la sua prossima nomina a luogotenente ed il condono delle imposte! Tutto ciò è troppo convenzionale ed inverosimile, per farcelo accettare tranquillamente. Oh non sarebbe stato più logico che questo doveroso atto di riconoscenza fosse avvenuto sul campo di battaglia, ed a tempo opportuno, o quanto meno in guarigione, con tutta la solennità che richiedono queste cerimonie? E ci sarebbe da osservare ch’è strana la posizione di Fanfan, ad ogni modo. [...] Questo il lavoro, cioè il soggetto. In esso vi è logicità? Vi è continuità d’azione? Né l’una cosa, né l’altra. Sulla parte tecnica ed artistica, come dissi, nulla ho da osservare: gli artisti tutti si distinsero per l’efficacia d’interpretazione» (Il Rondone, “La Vita Cinematografica”, a. II, n. 9, 30.5 – 5.6.1911).

 

 

 

 



Scheda a cura di
Chiara Giorgetti

Persone / Istituzioni
Arrigo Frusta
Giovanni Vitrotti
Oreste Grandi
Carlo Campogalliani
Luigi Maggi


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