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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



La fabbrica aperta
Italia, 1971, 8mm, 30', B/N


Regia
Franco Platania



Note
Sottotitolo: Come gli operai cinesi hanno preso il potere.
Collaborazione alla realizzazione: Collettivo Cinema Militante di Torino.
 
Franco Platania lavorava come operaio nella Fiat Mirafiori di Torino.




Sinossi
«Verso la fine del 1970 Franco Platania, operaio della Mirafiori di Torino, ha avuto la possibilità di recarsi in Cina e di girarla in lungo e in largo per oltre un mese: un’occasione per valutare concretamente come andavano le cose laggiù e avviare il discorso su quali potevano essere le implicazioni dell’esperienza dei compagni cinesi per chi lotta e per la rivoluzione in Italia» (A. Ceste, F. Manuele, G. Torri, in S. Della Casa, a cura, Spazio Aperto, 2° Festival Internazionale Cinema Giovani, 1984).




Dichiarazioni
«Il film è stato realizzato dopo il viaggio in Cina di un operaio della FIAT Mirafiori di Torino, avanguardia delle lotte. Si è recato in Cina con una delegazione di studio, insieme anche ad operai della Pirelli di Milano. In Cina ha cercato di capire cosa vuoi dire per un operaio che il potere non sia più in mano dei padroni e che nelle fabbriche siano gli operai a comandare. Il film accenna anche ad una serie di altri momenti della realtà cinese: la scuola, il quartiere, la comune agricola, ma il centro è costantemente la fabbrica da cui si parte e a cui si ritorna sempre. Tutto il materiale girato durante il viaggio è stato utilizzato durante il montaggio: un lavoro di gruppo ha trasferito le cose che il compagno portava nei comitati di quartiere e nelle assemblee nel parlato del film. Il taglio è abbastanza discorsivo e il discorso non intende affatto essere esauriente, ma, anzi, è un invito ad approfondire il dibattito sulla realtà cinese. Il film è stato fatto circolare abbastanza diffusamente. In Piemonte ne sono state realizzate circa 70 proiezioni, quasi tutte in situazioni di base, a Torino e nella regione. Alcune copie (a Italia-Cina, a "Vento dell'Est", a Lotta Continua) vengono fatte circolare in altre situazioni, una copia è a Parigi al "Secours Rouge" e un'altra è stata acquistata da un gruppo norvegese, il SUF. Il film è stato sempre introdotto da una scheda di presentazione, accompagnato dalla distribuzione di materiali integrativi e da un numero della rivista "Vento dell'Est", e, nella misura del possibile, è stato lo stesso operaio che ha introdotto i dibattiti e gestite le discussioni. Dal punto di vista della circolazione, per il C.C.I. è stata la dimostrazione che il film, se interessa effettivamente, si crea anche da solo un circuito: non sono pochi i casi di compagni che - dopo aver visto il film - hanno organizzato loro stessi la proiezione in altre situazioni. La fase in cui il film è stato realizzato ha coinciso con una grossa richiesta da parte dei compagni di informazioni e notizie sulla situazione interna cinese. In questo senso il C.C.M. pensa che il film abbia funzionato» (scheda di presentazione compilata dal Collettivo Cinema Militante, 1971).

«Questo compagno che non è un “cameraman” o uno “specialista” della Cina, ha filmato le cose che gli sono sembrate importanti:come vivono e lavorano 800 milioni di cinesi. La politica al primo posto vuol dire uno sviluppo economico e produttivo completamente diverso e opposto a quello capitalistico. Il mondo della fabbrica, i suoi criteri di organizzazione, come gli operai vi esercitano il loro potere e la loro direzione; e poi il resto: i quartieri, le scuole, le comuni. Il fatto che tutti e dappertutto facciano politica, partecipano attivamente alla costruzione di una società nuova e migliore» (A. Ceste, F. Manuele, G. Torri, in S. Della Casa, a cura, Spazio Aperto, 2° Festival Internazionale Cinema Giovani, 1984).

 
«Mettere la macchina da presa in mano all’operaio non vuole dire necessariamente che tutte le operazioni con cui si realizza un film, dalla ripresa al montaggio, alla stesura del testo e sonorizzazione devono essere compiute materialmente dall’operaio stesso; quello che è fondamentale, tuttavia, è che l’esigenza del film nasca dentro un lavoro, una situazione di lotta, e che in ogni momento la direzione politica sia nelle mani dell’avanguardia espressa dalla situazione stessa. Il film sulla Cina è importante perché, a parte ogni altra considerazione, dimostra che questo è possibile. È possbile, cioè, ed è necessario, usare lo strumento cinema più come comunisti che come tecnici» (CCM Torino, “Nuova Sinistra, appunti torinesi”, agosto/ottobre 1971).




Scheda a cura di
Franco Prono

Persone / Istituzioni
Franco Platania


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