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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Produzioni Tv



Il ciocco è relativo
Italia, 1980, Bvu, 60', Colore


Regia
Daniele Segre

Fotografia
Bruno Ratti

Suono
Michele Ferrero

Montaggio
Daniele Segre



Produzione
Rai, Sede Regionale per il Piemonte

Note
Assistente al montaggio: Giuseppe Amico.
Documentario in due parti di 30' ognuna, andate in onda l’11 e 12 novembre 1980 su Rai Tre.




Sinossi
Il film, diviso in due parti, racconta la vita dei tossicodipendenti torinesi nelle loro case, nelle comunità, nei consultori pubblici. La prima parte è articolata in quattro quadri: Bucarsi è bello, La Politica, La coppia, Prostituzione. La seconda parte - Istituzioni - incomincia con un'assemblea cui partecipano 50 tossicodipendenti e prosegue con interventi tra l'altro di Don Luigi Ciotti nella prima sede del Gruppo Abele e per le strade di Torino.





«Stavolta è di scena uno dei grossi problemi, quello della droga, della sua diffusione tra i giovani, dei possibili sistemi di cura. Segre ha un suo stile che persegue da quando fa televisione. Egli concepisce l'inchiesta come qualcosa che sia estraneo all'esibizione personale (cioè intervistatore in primo piano che si agita e stringe nell'angolo l'intervistato) e alla costruzione spettacolare per cui compaiono inchieste che assomigliano a un thriller o a un varietà Egli punta a tenersi in disparte, a non mettere in piedi “racconti sceneggiati” e invece a far parlare liberamente gli intervistati che espongono i loro casi, le loro questioni, si autoanalizzano e non vengono dirottati sulla strada di nessuna tesi prestabilita. Naturalmente è un metodo che comporta dei rischi: la mancanza di un allettamento facile, e il pericolo che le voci si accavallino e risultino, nella foga, poco chiare. Ma questo è un inconveniente che si è rilevato. In cose precedenti di Segre: stavolta mi pare che sia stato eliminato o ridotto al minimo. In compenso c'è un'immediatezza di discorso che colpisce e sconvolge. I drogati si confessano - anche se il termine è improprio - con una lucidità e, si ha l'impressione, con una sincerità assoluta: si ascolti che cosa dice la giovane coppia, e che cosa dice la ragazza che fa la prostituta per potersi procurare i soldi con cui comprare la cocaina. Nella seconda parte […] si parlerà, sempre attraverso le testimonianze dirette della droga in carcere, dei difficili rapporti dei tossicodipendenti con le istituzioni sanitarie, del gruppo Abele. il tutto sempre (e anche questo e un merito dei reportages di Segre) senza bilanci, senza pistolotti moralistici, senza conclusioni pilotate da un commento. La trasmissione era stata dedicata a Bruna, una ragazza tossicodipendente che lottava in ospedale contro la droga e contro la morte; Bruna è mancata ieri l'altro e i suoi funerali avranno luogo oggi» (U. Buzzolan, “La Stampa”, 11.11.1980).
 
«È possibile realizzare un'inchiesta televisiva sulla droga che non grondi moralismo e siringhe ad ogni immagine? Far parlare i tossicodipendenti senza presentarli come malati o come mostri? Sembra esserci riuscito Daniele Segre con ll ciocco e relativo inchiesta sulle tossicodipendenze in Piemonte […] Il .ciocco è l'affare, la contrattazione, lo scambio dell'eroina. Ne parlano e non solo di quello, alcuni tossicodipendenti. Analizzano con lucidità le motivazioni, la condizione, i problemi di chi vive con la scimmia. Poi, agghiacciante, la testimonianza di Antonietta, che per pagarsi i buchi si prostituisce. Racconta di lei delle altre giovanissime, di come sia difficile vivere in quel modo, dei clienti che quando ti va bene ti disprezzano perché sei .una drogata, e quando ti va male ti puntano un coltello alla gola. Seguono le immagini di un'assemblea ormai storica: quella convocata l'11-12 ottobre da 50 tossicodipendenti per discutere il primo decreto Animasi: "Vogliamo uscire dal ghetto, non potete farci tornare indietro". Compaiono poi gli operatori dei centri di assistenza per tossicodipendenti, che per fortuna, non fanno l'apoteosi dei centri stessi: parlano di tentativi, di rapporti da costruire, di interventi. […] Padre Ruggiero, cappellano delle Nuove, fornisce dati sul fenomeno droga in carcere. Il racconto di un ragazzo reduce dalle Nuove conclude il filmato: l'eroina ci circola tra l'indifferenza delle guardie, le crisi di astinenza di chi non può pagarsela, l'essere costretti a tagliuzzarsi il corpo con una lametta per ottenere il ricovero in infermeria. Sovrimpressione di dati: 126 morti di droga nel 79 in Italia, 5 in Piemonte (quest'anno nei primi dieci mesi sono già una trentina), 254 tossicodipendenti tra i 18 e i 35 anni in carcere a Torino nel '79. L'inchiesta è dedicata a Bruna, 26 anni, morta di alcool e di eroina la scorsa settimana in un ospedale cittadino. Attento indagatore della realtà urbana […], Segre non ha l'invadenza di molti suoi colleghi. Entra negli ambienti di cui tratta quasi in punta di piedi: la presenza fisica dell'intervistatore si annulla in una voce fuoricampo che interviene discretamente a suscitare il dialogo, la discussione, il racconto. Interlocutore dell'intervistato è cosi il pubblico stesso. Alieno da effetti spettacolari si concede solo piccole divagazioni come il televisore acceso e muto sullo sfondo di una stanza o i preparativi per la colazione di chi non può riprendere in volto: il nome della quotidianità, la fiction cacciata dalla porta, rientra dalla finestra» (R. Moliterni, “il manifesto”, 11.11.1980).
 
«La macchina da presa è immobile, i riflettori illuminano la sala conferenze della scuola media di via Bardonecchia. È il 12 ottobre: è il momento più importante di cinque anni di battaglie dei servizi pubblici contro la droga. Si alza una donna, capelli castani dolce vita rossa, gilè nero: “Siamo persone — dice la donna —. Non vogliamo vivere nel ghetto. Il ghetto è la droga, girare tutto il giorno alla ricerca di droga”. Sono le immagini dell'assemblea di 50 drogati che per la prima volta hanno trovato il coraggio e la lucidità di riunirsi e discutere dei loro problemi. “Quel giorno” si rompe un cliché: drogato non è più laido, ributtante e criminale, ma è visto e ripreso come individuo sofferente. “Quel giorno” fa parte del film del regista televisivo Daniele Segre, torinese, 28 anni, Il ciocco è relativo (l'affare droga). Un'ora di proiezione divisa in due tempi, sui tossicomani torinesi e sulle istituzioni che lavorano per loro. […] Segre, autore. sempre per La tv, di Ragazzi di stadio, Mercati generali, Il potere deve essere bianconero, è andato a cercare i ragazzi nelle loro case, nelle comunità, nei consultori pubblici, e ha scandito con la cinepresa, i momenti banali della vita quotidiana: il pranzo, la discussione, l'incontro con i compagni. Stimolando il dialogo con brevi domande. Segre è riuscito a scoprire immagini inedite del drogato, quelle della persona che si interroga, che gestisce il suo rapporto con l'eroina, che interroga gli altri per suscitare un rapporto. […]. Daniele Segre ha fatto centro: è riuscito a trasmetterci l'angoscia dei drogati, le loro aspettative frustrate, il senso di ineluttabilità. […]
Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, con la sua voce roca: “Torino è una delle città che tenta di inventare contributi per salvare questi ragazzi. Oggi mi disturba che si dice che occorrono molte comunità terapeutiche per risolvere il problema. Il vero protagonista deve essere il drogato: le regole non devono essere imposte”» (L. Gigli, “La Gazzetta del Popolo”, 11.11.1980).




Persone / Istituzioni
Daniele Segre
Bruno Ratti


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