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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Due o tre cose
Italia, 1994, 16mm, 12', Colore


Regia
Armando Ceste

Soggetto
Armando Ceste

Sceneggiatura
Armando Ceste

Fotografia
Claudio Meloni, Armando Ceste

Montaggio
Ernaldo Data



Produzione
Osvaldo Marini per Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio



Sinossi
Questo cortometraggio prende spunto dal film di Jean-Luc Godard Due o tre cose che so di lei (Deux or trois choses que je sais d’elle, 1966). Ceste alterna dichiarazioni rilasciate dal regista francese che riflette sul concetto di tempo e di immagine, con materiali visivi di vario tipo: film amatoriali del giovane Ernesto Che Guevara, fotografie del suo cadavere, filmati che documentano esperienze collettive di lotta sociale nei primi anni Settanta,  l’enigmatica presenza di un’anziana tibetana che accompagna visivamente le riflessioni di Godard sulla diversità tra Oriente e Occidente.




Dichiarazioni
«Il cinema è documentario e finzione, ma il rapporto non è più corretto, c’è un 90 per cento di finzione e un 10 per cento di documentario, mentre quello giusto sarebbe 50 e 50. La verità è che oggi non facciamo il cinema che dovremmo fare, ma del resto non facciamo neppure la vita che dovremmo fare, altrimenti non faremmo film. Un’anziana donna tibetana e Jean-Luc Godard parlano di sé e delle loro vicende. Un film sulla memoria personale, immagini di un passato autobiografico. Un passato che non è morto, anzi non è neanche passato. Una memoria di emozioni viste attraverso altre memorie di emozioni. Ogni storia - ogni vita - ha un inizio, un centro e una fine, anche se non necessariamente in quest’ordine» (A. Ceste, www.torinofilmfest.org).





«Il film di Godard del 1966 [Due o tre cose che so di lei] ha rappresentato un punto di svolta nella sua filmografia; è la prima pellicola in cui l’elemento narrativo e quello non narrativo confliggono in maniera decisiva l’uno con l’altro. Il lei del titolo fa riferimento alla città di Parigi. Il film, interpretato da Marina Vlady, racconta con estrema intensità e forza quel particolare momento storico. Il regista francese è un vero e proprio file rouge nell’opera di Armando Ceste, che qui riprende il pensiero e le immagini di Godard dimostrando come il regista francese sia stato e sia ancora una delle menti più illuminanti della nostra contemporaneità» (S. Della Casa, trasmissione tv “La 25a Ora“, La 7, 2005).
 
«Nulla di quanto appartiene al film di Ceste è stato girato oggi eppure tutto è così straordinariamente presente. Bambini a una mensa. Immagini di movimento operaio. Jean-Luc Godard in corpo e voce. Fotografie di Che Guevara e le immagini del suo cadavere. Un’anziana donna tibetana. " Code" di pellicola e i colori indefiniti della memoria. Ceste lavora sulla memoria e sull’emozione. Da anni. Elabora materiali di "un passato che non è morto, anzi non è neanche passato" (Ceste). E con Due o tre cose annulla i confini tra realtà e finzione, penetra quella linea sotterranea che tocca l’attimo in cui si incontrano godardianamente il cinquanta per cento di finzione e il cinquanta per cento di documentario. Con Due o tre cose (che so di:) Ceste sovrappone testi, li fa incontrare, li ri-guarda e intervenendo su di essi mentalmente li ri-filma dopo averli già filmati un tempo (i bambini, la donna a Katmandu dieci anni fa...) oppure cercai in memorie altrui fissate su pellicola o video. Le immagini perdono la loro funzione d’archivio, testimoniano le incertezze del finesecolo, sono corpi del dolore, fisicamente presenti in un racconto naturalmente spezzato» (G. Gariazzo, “Cineforum”, n. 12/340, dicembre 1994).


Scheda a cura di
Vittorio Sclaverani

Persone / Istituzioni
Claudio Meloni
Armando Ceste
Ernaldo Data


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