Regia Daniele Costantini, Donatella Maiorca
Soggetto Patrizia Pistagnesi, Salvatore De Mola
Sceneggiatura Patrizia Pistagnesi, Salvatore De Mola, Daniele Costantini
Fotografia Carlo Tafani
Operatore Maurizio Piano
Musica originale Nicola Tescari
Suono Marco Fiumara, Enrico Medri
Montaggio Antonio Siciliano
Scenografia Maria Luigia Battani, Carlo De Marino
Arredamento Carlo De Marino
Costumi Vera Cozzolino
Trucco Federico Carretti
Aiuto regia Angelo Vicari
Interpreti Barbara De Rossi (Anita Sciortino, Vice Questore Aggiunto), Cristina Moglia (Eva Renzi, Commissario Capo), Antonio Pennarella (Ciro Cuomo, Sovrintendente), Anna Melato (mamma di Eva), Nini Salerno (Roberto Sciormano, marito di Anita), Diego Verdegiglio (dottor Venturini, anatomopatologo), Massimo Popolizio (Michele Mangano, Ispettore Capo), Daniele Savoca (Stefano Radice), Franco Castellano (dottor Davide Toscano, psichiatra), Giovanni Bissaca (Roversi), Mia Benedetta (Maria Luccetti), Antonello Fassari (Patrucci), Paolo Gasparini (Diego Velandri), Tommaso Ragno, Claudia Giannotti
Ispettore di produzione Katia Franco
Produzione Carla Capotondi per Rai Fiction, Gabriella Buontempo, Massimo Martino per Goodtime Enterprise
Distribuzione Rai Radiotelevisione Italiana
Note Miniserie televisiva in 6 puntate di 90' ognuna, trasmessa da Rai Due (Sciarada per un assassino il 16 marzo 2007, L’ombra del passato il 23 marzo, Film nero il 30 marzo, Roulette russa il 13 aprile, L’ultimo valzer il 20 aprile, Seduzione fatale il 27 aprile) in prime time. Media d’ascolto: 1.749.000, share (range): 6,30% - 8,13%.
Regia: Donatella Maiorca (2 episodi), Daniele Costantini (3 episodi); soggetto di serie: Patrizia Pistagnesi, Leonardo Fasoli, Gianluca Lavarelli; assistente operatore: Raffaela Marongiu, Corrado Serri; video assist: Andrea Cagnassi; fotografo di scena: Roberto Calabrò; suono: Dolby Digital in presa diretta; microfonista: Gianluca Tamai; montaggio del suono: Francesco Vallocchia; assistente alla regia: Esmeralda Da Ru, Gioia Vicari; altri interpreti: Manuela Morabito, Massimo Palazzini; organizzazione generale: Giorgio Innocenti; assistente di produzione: Emanuela Papone; segretaria di produzione: Elaine Henry.
Locations: Torino (Crocetta, piazza Carignano, Circolo di canottaggio Eridano, parco del Valentino, piazza della Repubblica, piazza San Carlo, Mirafiori, Cavallerizza Reale, Porta Nuova, Cimitero monumentale), Terni.
Serie televisiva realizzata con la collaborazione di Film Commission Torino Piemonte e Umbria Film Commission.
Sinossi
Proseguono - dopo la prima serie La stagione dei delitti – i casi in cui indagano due poliziotte della Squadra Mobile di Torino, Anita Sciortino ed Eva Renzi. Sono due donne diverse per età, carattere e storia, conflittuali tra loro ma profondamente legate sul piano professionale e umano. Le modalità ed i moventi di vari omicidi paiono diversi tra loro, ma l'arma che li ha compiuti, introvabile, sembra collegarli. I profili psicologici dell'assassino e dei suoi probabili complici non sembra mai corrispondere agli indagati che diventao vittime, cadendo uno dopo l'altro come in una perversa partita di scacchi…
Dichiarazioni
«È una città bellissima ma molto inquietante, soprattutto di notte. E in questo film abbiamo molte riprese notturne… Ricordo che durante le riprese dell’altra serie ci capitava di non riuscire a dormire, di restare sveglie fino alla quattro, con una paura impossibile da spiegare, e arrivare sul set la mattina dopo con le occhiaie» (B. De Rossi, "la Repubblica", 20.7.2006).
«Nella mia stanza, in albergo, c’era un crocifisso sopra la testata del letto. In quei giorni stavamo girando un episodio sulle sette sataniche… Per me proprio non c’era verso di riuscire a prendere sonno» (C. Moglia, "la Repubblica", 20.7.2006).
«Alla caccia al serial killer, che si sviluppa in maniera orizzontale nel corso della serie, sono intrecciati i plot episodici relativi ai casi risolti di volta in volta dai protagonisti. Si tratta di delitti particolarmente violenti (ad esempio, un serial killer che uccide ispirandosi a un videogioco), che spesso maturano nei classici ambienti criminali (droga, prostituzione) pur rivelando alla fine colpevoli inaspettati (rampolli annoiati della buona borghesia, un piccolo criminale che uccide per poter realizzare il suo sogno d'amore). La serie ripropone gli elementi di originalità della prima edizione, in onda nel 2004, e cioè il genere thriller, non privo di risvolti violenti, e il protagonismo femminile, entrambi inusuali nel poliziesco italiano. Una sorta di esperimento il cui esito non è convincente a causa di protagonisti stereotipati, ridotti a mere funzioni narrative e incapaci di guidare il pubblico dentro trame sin troppo complesse e citazioniste (da Il silenzio degli innocenti e L'uccello dalle piume di cristallo). Trame che, a conti fatti, risultano fredde e poco avvincenti» (M. Buonanno, a cura, La posta in gioco. La fiction italiana. L’Italia nella fiction. Anno diciannovesimo, Eri, Roma, 2008).
«Sei nuovi casi per i nostri poliziotti: crimini dettati dalla passione, dall'avidità, dalle ossessioni, storie di ordinaria follia o di quotidiana disperazione che Eva e i suoi colleghi affrontano con professionalità ed impegno. Persino Anita Sciortino sembra oggi travolta da quel disagio. La ritroviamo appena promossa, praticamente il braccio destro del Questore. Una promozione molto ambita, che la premia per tutto il lavoro svolto in tanti anni alla Mobile di Torino e che le offre la possibilità di una vita più tranquilla, più normale ma che lascia la Omicidi priva della sua leader. Così, Anita decide di non abbandonare la sua squadra, rinunciando al nuovo ruolo e provocando la crisi profonda del suo rapporto coniugale. I nostri poliziotti quindi non sono felici, non sono particolarmente allegri, sono soli, a volte disperati, ognuno con il proprio scheletro nell'armadio. Sono individualisti, caparbi, rabbiosi, a volte violenti. Non si amano particolarmente, fanno raramente l'amore, difficilmente cambiano. Più spesso restano attaccati al loro nucleo più profondo, quel disagio esistenziale di cui essi sono oggi ad un tempo portatori, testimoni, vittime. Del resto, hanno a che fare costantemente con la morte, di cui subiscono inevitabilmente la contaminazione, la fascinazione. E nei cui confronti in ultima istanza c'è un solo atteggiamento possibile: la pietà. Quella che ispira la battuta di Eva Renzi quando dice: "Loro [gli assassini, n.d.a.] spersonalizzano le vittime e noi umanizziamo gli assassini: per questo abbiamo la speranza di trovarli ”» ( www.raifiction.rai.it/raifiction2006fiction/0).
Scheda a cura di Franco Prono
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